Insediato il consiglio comunale di Vicenza col neo sindaco Francesco Rucco, un invito: non perdersi nel “locus communis”

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Oggi si è insediato il nuovo Consiglio Comunale di Vicenza con il nuovo sindaco Francesco Rucco. E’ stato interessante assistervi, da molti anni non ne avevo più avuto l’occasione. Quasi tutti presenti e con gran desiderio di intervenire. Pensavo che gli interventi fossero relativi al vero compito del Consiglio Comunale che è quello di amministrare la città e nel migliore dei modi, superando anche le eventuali deficienze della passate amministrazioni, che avevano retto le sorti della città di Vicenza in uno dei suoi periodi più difficili.

E questo non solo per la crisi economica mondiale, ma soprattutto per quella particolare dovuta alla insolvenza di due banche operanti nel territorio, Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, la seconda ricordata perchè molto vicina alle amministrazioni comunali passate che hanno perduto la tornata elettorale

Dopo il rituale indirizzo di saluto di Isabella Sala, che presiedeva la prima adunata del Consiglio, il sindaco ha preso la parola per le comunicazioni necessarie relative ai consiglieri comunali eletti.
Ciò che più ha stupito è che, tranne pochi accenni, molti, troppi interventi si sono dilungati nelle affermazioni sulla bontà della Costituzione della Repubblica Italiana e dei suoi valori, come se questi non debbano essere riconosciuti come operanti da tutti i cittadini italiani, anche se ritenessero necessario, come fece Matteo Renzi, cambiarne alcune parti.

Ciò su cui si sono soffermati in particolare i rappresentanti dell’opposizione è stato il tema dell’antifascismo, un tema svolto un po’ troppo genericamente. Accenti ideologici precisi e ben noti, direi quasi un po’ di retorica, ma si sa che il tema si presta bene alla “prova apparente” ossia spiegare che il fascismo è totalitario perchè è totalitario che è poi quella considerazione che assegna al fascismo una sola causa, il fascismo, anzichè considerare che questo semmai è un’espressione del totalitarismo che è iniziato ad essere nella politica degli Stati a partire dal 1917 con il comunismo russo, ben presto matrice di quello italiano.
Non stupisce che si parli contro il fascismo, quello che stupisce è che nessuno degli intervenuti abbia avuto l’ardire di negare valore a qualsiasi forma di totalitarismo, compreso il comunismo che ne è stata la matrice. Infatti, Il comunismo è la degradazione di un ordine religioso imposto a un’intera società e il fascismo è l’imposizione di un ordine militare a un’intera nazione. Entrambi sono risposte sacrali, idealiste e comunitarie alla società secolarizzata, utilitaristica e individualista: il carattere sacrale del comunismo è sostitutivo della religione, condannata all’ateismo di Stato; il carattere sacrale del fascismo è integrativo della religione, come una religione epica e pagana della patria in cui sono ammessi più déi e ciascuno domina nel suo regno, storico o celeste.

Forse, se invece di dichiarare solo il proprio antifascismo, si parlasse con chiarezza contro ogni totalitarismo forse la democrazia acquisirebbe più significato e non si sospetterebbe un uso più strumentale che non di verità storica.
Comunque ha fatto piacere sentire almeno una consigliera dell’opposizione, Cristina Balbi, per una buona parte del suo discorso, prima di cadere nelle affermazioni di cui sopra, sostenere la necessità di vera collaborazione anche da parte dell’opposizione per il benessere della città di Vicenza. Spero che questa signora e la consigliera Sala che ha parlato di “propositività” dell’opposizione prendano le redini di questa, perchè compito dell’opposizione è anche quello di aiutare a bene amministrare.

Cchi volesse fare politica lo faccia con più chiarezza, almeno storica.