Invecchiamento normale vs demenza quando gli anni passano: cosa sta succedendo?

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Invecchiamento non significa demenza

L’invecchiamento della popolazione rappresenta un fenomeno di portata storica e mondiale: l’O.M.S. (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) stima che nel 2000, nel mondo, c’erano circa 600 milioni di persone con più di 60 anni, nel 2025 ce ne saranno 1,2 miliardi e nel 2050 ben 2 miliardi.

In oltre 100 anni di storia, dalla fine del ‘900 ad oggi, l’età media si è costantemente innalzata, passando dai circa 43 anni agli attuali 80 anni per gli uomini ed 84.5 per le donne, con un persistente ed evidente guadagno di vita, che però non sempre corrisponde ad anni di vita sana…

Ma perché tutto questo? L’invecchiamento l’abbiamo costruito nell’ultimo secolo grazie ad interventi di salute pubblicaquali ad esempio la costruzione del sistema fognario, la potabilizzazione dell’acqua e grazie agli sviluppi in ambito medico con vaccini, antibiotici, farmaci ed esami strumentali sempre più all’avanguardia.

Con lo scorrere degli anni e delle ricerche scientifiche si è notato, inoltre, come l’invecchiamento della popolazione si sia tipicamente accompagnato da un aumento del carico delle malattie croniche, come ad esempio quelle cardiovascolari, il diabete, la demenza di Alzheimer e altre patologie neurodegenerative, tutte condizioni che inevitabilmente hanno portato e porteranno ad importanti ripercussioni sul sistema sanitario, sociale ed economico.

Sebbene il rischio di malattie aumenti con l’età, i problemi di salute non sono necessariamente conseguenza dell’invecchiamento, quindi una buona notizia: invecchiare bene si può! Infatti, se per molte patologie non si conoscono misure preventive efficaci, per altre invece già sono note. Fra queste c’è l’adozione di un sano stile di vita che include una regolare attività fisica ed una sana alimentazione evitando il fumo. Inoltre, le misure di prevenzione oggi disponibili ci consentono di vivere meglio o di intervenire prima che un piccolo disagio diventi dannoso ed irreversibile per la salute. Queste includono le indagini cliniche per la diagnosi precoce, come nel caso degli screening per il tumore del seno, della cervice uterina, del colon retto e del diabete.

E questo vale anche per la demenza: non essendoci ancora una cura che la possa debellare o arrestarne l’evoluzione, l’unico modo per poter intervenire è rappresentato dalla prevenzione e dalla diagnosi precoce. Capire quando l’invecchiamento cerebrale non segue la normale traiettoria ma è patologico è molto importante: ci consente di intervenire in tempo, prima che sia troppo tardi e che la situazione precipiti! Così come per gli altri organi del nostro corpo, anche per il nostro cervello è possibile fare prevenzione, monitorando, l’andamento delle nostre funzioni cognitive. Questo attraverso un colloquio ed uno screening cognitivo con uno specialista, medico o psicologo.

E’ POSSIBILE UN INVECCHIAMENTO SANO?

E’ importante prima precisare cosa si intenda per invecchiamento: s’intende quell’insieme di mutamenti, non dovuti a malattia, che intervengono negli individui dopo la maturità. Rappresenta l’ultimo stadio dello sviluppo umano ed e caratterizzato, come gli altri, da nuove acquisizioni e da cambiamentibiologici, psicologici e sociali. Rappresenta pertanto un processo naturalecomune a tutti gli esseri viventi che si realizza in modi variabili ed inizia in tempi diversi nei vari organi ed apparati. Ciascuno di noi, pertanto, matura un proprio modo di invecchiare che dipende sia dalla genetica, sia dalle proprie abitudini che dalla propria personalità.

Con lo scorrere del tempo avvengono dei mutamenti che sono generalmente, in varia misura, inevitabili: tendono a ridursi sia la capacità di adattamento allo stress sia la capacità di mantenimento dell’equilibrio, condizioni, queste, che possono portare la persona a vivere una condizione di fragilitàe di vulnerabilitànei riguardi delle sollecitazioni dell’ambiente e nella gestione dei compiti  della vita quotidiana: ciò che prima risultava facile e naturale, con l’invecchiamento può divenire più complesso e difficile da gestire.

MA QUALI SONO I FATTORI CHE INFLUENZANO L’INVECCHIAMENTO?

La ricerca nell’ambito della psicogeriatria ha individuato i seguenti elementi, come fattori protettivi o di rischio rispetto la qualità dell’invecchiamento:

  • il livello di istruzione;
  • esposizioni ambientali e occupazionali;
  • fattori di rischio vascolare: ipertensione, colesterolo, diabete, obesità;
  • fattori genetici;
  • la struttura personale di ogni individuo e il suo modo di reagire alle difficoltà e alle situazioni che incontra;
  • la sua capacità di adattamento ed accettazione delle trasformazioni che compaiono in rapporto alla senescenza;
  • il suo equilibrio emotivo: la depressione e l’ansia tendono ad influire negativamente sul funzionamento cognitivo;
  • la struttura formale e le dinamiche interpersonali della famiglia e la rete sociale.

Solo pochi anni fa la ricerca nell’ambito nelle neuroscienze ha scoperto come il nostro cervello sia plasticoe come possa continuare ad evolversi nel corso della nostra vita, anche in età avanzata! Strepitosa notizia! Questo depone a favore del fatto che “tutto è possibile”,  e grazie a madre natura (che permette al nostro cervello di essere plastico) in combinazione con la nostra volontà e la nostra curiosità nei riguardi del mondo e di quello che ci circonda, possiamo essere agenti attivi di cambiamento e costruirci il nostro invecchiamento fin da giovani. Infatti… non è mai troppo presto per parlare di prevenzione: vecchi sbagliati si diventa fin da giovani!

COSA POSSIAMO FARE CONCRETAMENTE PER UN BUON INVECCHIAMENTO?

Alleniamoci alla novità! Alleniamo il corpo e la mente a fare qualcosa di diverso rispetto alle nostre abitudini. Leggiamo, impariamo poesie, camminiamo, balliamo, impariamo una lingua straniera, viaggiamo, laviamoci i denti con la mano sinistra (per chi è destrimane), facciamo il sudoku, impariamo strade diverse per andare a trovare nostra figlia, curiamoci dall’ansia e dalla depressione, utilizziamo tecniche di rilassamento. Più strumenti ci sono nella nostra “cassetta degli attrezzi personale”, più connessioni neurali ci saranno e più il nostro cervello sarà attivo e pronto a rispondere nel miglior modo possibile in caso di lesioni (come in caso di ictus, di demenza, …).