La contraccezione tra gravidanze indesiderate e malattie veneree: il video intervento del prof. Michele Lucivero?

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Nell’ambito della sessualità, la questione della contraccezione, di fatti, pone due seri problemi, che sono sia di ordine sociale sia strettamente personale, o al limite, relazionale, di coppia. Si tratta da una parte della questione specifica della gravidanza, del controllo che i soggetti possono esercitare sulla eventuale nascita di una nuova vita, questione che è stata salutata come una conquista della libertà per le donne, ma dall’altro la contraccezione incontra anche, in determinati casi, anche la questione più urgente per gli adolescenti delle malattie sessualmente trasmissibili, le malattie definite veneree, da Venere, la dea dell’amore.

Cominciando dal secondo punto, in tal caso andrebbe chiarito il concetto di malattia, inteso come stato di salute oppure come condizione di depotenziamento, perché se un tempo la preoccupazione era quella di evitare che la patologizzazione toccasse la progenie, ciò era importante, ad esempio, per la nobiltà, infatti erano permessi i matrimoni tra consanguinei, ma poi si favorivano i nascituri sani a discapito dei disabili al fine di conservare intatto il patrimonio. Oggi, queste specifiche preoccupazioni sono posticipate, giacché la medicina ci aiuta a capire se le patologie o le eventuali disabilità possono colpire il nascituro e, in tal caso, decidere per l’interruzione della gravidanza, per cui, nella società dell’individualismo, l’attenzione si sposta maggiormente sul soggetto, il quale deve farsi carico dell’accesso ad un nuovo complesso di sapere, affinché gli siano chiare le conseguenze patologizzanti, depotenzianti per la sua salute, di un desiderio non controllato, non gestito e non protetto, al limite extraconiugale, sia esso eterosessuale oppure omosessuale.

Da questo punto di vista, considerato l’abbassamento dell’età dei primi rapporti sessuali e la necessità di informare gli adolescenti già dalla scuola media, non possiamo non tenere presente che ci sono alcuni metodi contraccettivi che ci proteggono anche delle malattie sessualmente trasmissibili, si va dalle infezioni del papilloma virus alla candida, alla sifilide, all’AIDS in crescita, all’herpes genitale.

Forse alcuni ricorderanno ancora lo spot che girava in TV a partire dal 1992, con il quale si cercava di sensibilizzare sul fatto che il preservativo fosse il metodo più sicuro contro la trasmissione delle malattie e le gravidanze indesiderate, ma poi è scomparso e oggi non se ne parla più; per molto tempo non si è fatta più informazione e tutto è stato demandato alla spontaneità degli adolescenti, liberi di cercarsi le risposte prêt-à-porter sul web o tra i pari. Ora, secondo alcuni, tra cui la Hargot, in quegli anni l’insistenza sull’uso del preservativo ha posto una certa enfasi informativa sui rischi dei rapporti sessuali, ma non sulla dimensione affettiva, separando, di fatto, l’atto sessuale dal sentimento amoroso.

Dal suo punto di vista, la Hargot ritiene che l’eredità lasciataci dalla rivoluzione sessuale sia una cultura del controllo, una vita sessuale regolamentata da norme igieniche e non dall’amore, per cui la studiosa ritiene che il miglior metodo per non essere contagiati è l’astinenza sessuale, in primo luogo, e in secondo la fedeltà, solo dopo ci sarebbe il preservativo.

D’altro canto, la contraccezione finalizzata all’evitamento di una gravidanza viene letta da alcuni ambienti come un eccessivo grado di libertà da parte di donne che rivendicano un presunto diritto al piacere sessuale senza conseguenze. Il problema, in generale, per l’autrice, è la contraccezione; la pillola, la spirale, il patch sono dei dispositivi medici o tecnologici invasivi, che comunque hanno delle controindicazioni, ai quali vengono preferiti metodi ritenuti più naturali, ecologici, più rispettosi del corpo della donna, come il metodo sintotermico, un metodo efficace, ma che ha bisogno di una preparazione ad hoc per la donna, la quale deve riconoscere i segnali della fecondità ed evitare di avere rapporti in quei giorni precisi.

Tuttavia, se da alcuni ambienti la contraccezione è stata salutata come uno strumento di liberazione della donna, altri ritengono che in primo luogo, di fatto, questa libertà è nelle mani del medico che deve prescrivere la pillola, ad esempio, e dall’impresa farmaceutica, che la fabbrica; in secondo luogo, le donne, rendendosi infertili, pensano di avere un potere sugli uomini, in realtà è vero il contrario, perché verrebbe assecondata la voglia dell’uomo di avere una donna sempre disponibile.

Oggi, purtroppo, dobbiamo rilevare che i progetti di educazione affettiva, sessuale, ma anche, al limite, quelli di mera informazione sui metodi contraccettivi, sono totalmente assenti nelle nostre scuole, così come, del resto, progetti informativi sulle droghe, generando poi un incremento di tassi di tossicodipendenze e AIDS, anche tra i più giovani.

Qui altri interventi dell’autore prof. Michele Lucivero

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