La mafia non è più quella di una volta, l’occhio di Pino Dato sulla Mostra del Cinema di Venezia

169

Il rapporto fra siciliani e mafia è da sempre freudianamente complicato, come non ricordarlo? L’identità si confonde con l’identificazione. Da qui una sorta di atavico senso di colpa. Diffuso, confuso. Non è facile dare parole e immagini a questa difficile convivenza fra sicilianità e mafia.

Per questo l’opera di Franco Maresco, presentata ieri, 6 settembre, alla Mostra del Cinema di Venezia, “La mafia non è più quella di una volta“, è una scommessa vinta alla grande, un piccolo grande capolavoro, una sorta di montaggio impazzito di documenti recenti, di personaggi veri e viventi davanti alla macchina da presa, di parole e immagini che si rincorrono in una mistura antropologicamente lineare, quasi perfetta.

Una rivisitazione sociologica e morale, quella realizzata da Maresco, con l’utilizzo di due straordinari campioni, opposti e convergenti, la grande fotografa ottuagenaria e vitalissima che risponde al nome di Letizia Battaglia, e Ciccio Mira, personaggio clownesco, buffo e serissimo, dotato di un linguaggio unico, popolaresco, televisivo, da tribuno dialettale della plebe televisiva e di piazza.

L’occasione di questa rivisitazione? I 25 anni dalla doppia strage di Capaci e via Amelio, dove trovarono la morte i due miti dell’antimafia, Falcone e Borsellino, uccisi in due efferati e storici attentati dei corleonesi di Totò Riina.

A un quarto di secolo dagli attentati resta una memoria raccapricciante e disuguale. L’Italia, non solo la Sicilia, rivela attraverso suoi scelti protagonisti di strada, del cosiddetto popolo, sentimenti inspiegabili alla ragione. Indifferenza, rabbia, ostilità, esibito disinteresse alle ricorrenze. Il mitico Mira organizza allo Zen di Palermo, quartiere periferico noto alle cronache meno virtuose, una festa di strada, con palco e cantanti neomelodici. Lo affianca un inspiegabile finanziatore, certo Mannino, impegnato a evitare che si gridi abbasso la mafia. Mira è più abile nel suo afflato clownesco. Ma il risultato è deprimente: poca e chiassosa gente alla manifestazione, esaltazione dei due magistrati per meriti che nulla hanno a che vedere con la mafia, ricorso a ballerine e improbabili canzoni, sciatteria, intervento misterioso di personaggi dubbi che provocano, nelle settimane successive, conseguenze perfino drammatiche.

Non c’è solo questo, naturalmente. Lo sguardo è a 360 gradi. I giovani si radunano, numerosi, davanti all’albero maestoso dedicato ai due magistrati e Letizia Battaglia immortala con sagacia e perfino allegria i testimoni più credibili.

Il film è perfino divertente, canzonatorio, ma il substrato è drammatico. L’Italia che non ha eroi si conferma disunita e sprovveduta, disinformata e tragicamente di parte. La sentenza che condanna gli autori del famoso patto stato-mafia? Ignorata dalla stampa. I Ciccio Mira in apparenza sono i vincitori della scena. Anche se sarà lui, il clown, a dire la frase che darà il titolo al film. Forse qualcosa è cambiato, lo capisce anche lui. Ma sul piano antropologico – immagini, linguaggio, cultura – il cambio ancora non si vede. Bravo Maresco, è forse il miglior film italiano visto da qualche anno a questa parte perché dipinge un’ Italia, una Sicilia, limitate, ridicole e vere.

Articolo precedenteViabilita’ per Tocati’ Festival dei Giochi in Strada 2019
Articolo successivoLa mafia non è più quella di una volta, l’occhio di Pino Dato sulla Mostra del Cinema di Venezia
Pino Dato
Pino Dato (all'anagrafe Giuseppe Dato) è uno scrittore, editore e giornalista italiano. Dal 1953 si è stabilito nel Vicentino dove vive, a Creazzo. Si è laureato in Economia e Commercio a Ca' Foscari, Venezia, nel 1968, discutendo con Agostino Gambino una tesi su Associazioni non riconosciute e personalità giuridica. Si è laureato in Lettere a Ca' Foscari, Venezia, nel 2004, discutendo con Ilaria Crotti una tesi su Goffredo Parise Il manoscritto ritrovato, Goffredo Parise, gli Americani a Vicenza. Si è laureato in specialistica Letteratura e Filologia Italiana, sempre a Ca' Foscari, nel marzo 2007.Pino Dato era diventato giornalista pubblicista presso l'Ordine dei giornalisti di Venezia il 4 maggio 1971, e collaborò per alcuni anni a: Paese Sera, Il Secolo XIX, Il Mattino di Padova.Nell'agosto 1964 fonda a Vicenza il periodico Il Sospiro del tifoso, che si autodefinisce periodico di critica e politica sportiva e, dal 1975, periodico di sport e cultura. Il periodico nei primi anni di vita è distribuito gratuitamente nei luoghi pubblici e allo stadio di Vicenza, successivamente è posto in vendita al prezzo del quotidiano. Il Sospiro del tifoso esce continuativamente con la periodicità stabilita, quindicinale, fino al 1989, per 25 anni,e Pino Dato ne è direttore responsabile oltre che editore. Ha una periodicità molto limitata - da uno a due numeri l'anno - dal 1990 al 1994, per poi riprendere con la consueta quindicinale nel gennaio 1995 fino al 2002.Nel 1983 Pino Dato fonda la casa editrice Dedalus e nel dicembre dello stesso anno dà alle stampe il suo primo libro Dimenticare Vicenza?. Protagonista del libro è la città di Vicenza e il suo ricco prontuario umano di personaggi politici, sportivi, letterari, contemporanei e no. Il libro ha una distribuzione solo provinciale ma in breve esaurisce le 2000 copie stampate. Nel febbraio 1984 ne esce una seconda edizione di altre 1000 copie.Dall’autunno del 2010 collabora al giornale on line LETTERA43.it.Tra le sue pubblicazioni:• Quasi erotica, poesie, 1985;• Vicenza, briganti e gentiluomini, racconti e articoli, 1988;• Dimenticare Vicenza? 2, ritratti vicentini, 1991;• Vicenza, la penombra che stiamo attraversando, saggi politici, 1996;• Vicenza, la città incompiuta – Da Maltauro a Ingui nell'urbanistica negata. Il caso del Parco delle Fornaci, con Fulvio Rebesani, 1999 – un saggio sulla mancanza di un disegno urbanistico della città;• Un laccio al cuore, romanzo (di ambientazione americana, periodo maccartista), 2001;• Storia del Vicenza (Acivi, Lanerossi e Vicenza nel secolo breve) – storia ragionata del primo secolo di vita della società più prestigiosa del calcio vicentino – 2002;• Sillabario vicentino - personaggi e interpreti dalla A alla Z - 2003;• Onisto Un vescovo pastore nella sacrestia d'Italia) – Con Fulvio Rebesani. Storia di un vescovo in perenne conflitto con i poteri forti – 2005;• Vicentinità (Il manoscritto ritrovato, Goffredo Parise, gli Americani a Vicenza), 2007.• L'ultimo anti-americano (Goffredo Parise e gli USA: dal mito al rifiuto), 2009, Aracne editrice, Roma