La pioggia ritarda ma non ferma lo spettacolo: Roberto Bolle e i suoi amici danzanti entusiasmano l’Arena di Verona

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Roberto Bolle and Friends

Roberto Bolle and friends in Arena di Verona è un appuntamento con la grande danza che ogni anno regala nuove gioie e soddisfazioni agli amanti dell’arte di Tersicore. Del resto l’Arena di per sé è una meraviglia. Una volta sapevano come costruire gli edifici, la manutenzione è costante e rispettosa dell’esistente, il palcoscenico è grande e ben visibile da tutte le angolazioni, perfetto anche anche al naturale, ma abbastanza spazioso da contenere scene grandiose, tipo gli allestimenti delle opere pensati da Franco Zeffirelli, che in questo senso credo fosse insuperabile. Ho visto la sua Traviata e la sua Carmen, e francamente le ho trovate magnifiche, con buona pace delle messe in scena minimal che piacciono tanto oggi. No, cavolo, l’Opera deve essere fastosa, così è nata e oltretutto così porta avanti la tradizione artigiana di maestranze capaci di costruire mondi effimeri nel giro di una ventina di minuti, senza effetti speciali al computer ma solo con il lavoro di mani abilissime. Ma sto divagando.

Roberto Bolle and Friends, giunto alla 25a edizione, è un gala fatto di una decina di pezzi, con protagonisti, assieme alla stella della nostra danza, che quest’anno ha compiuto 50 anni e che deve avere scoperto il segreto per fermare il tempo, alcuni tra i migliori ballerini a livello internazionale. Gli amici di questa edizione sono la prima ballerina del Royal Ballet Melissa Hamilton, le stelle della Scala di Milano Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, poi la bravissima Tatiana Melnik dell’Hungarian National Ballet, l’astro nascente – anzi ormai già ben splendente – Giorgi Potskhishvili del Dutch National Ballet, lo straordinario ballerino olandese Toon Lobach, il raffinatissimo danzatore ucraino Oleksandr Ryabko e l’estone-americana Mikaela Kelly, eccezionale interprete della danza contemporanea.

il pubblico dell'arena sotto la pioggia
Il pubblico dell’Arena aspetta fiducioso che smetta di piovere…

Ma andiamo con ordine. Lo spettacolo è iniziato con oltre mezz’ora di ritardo per colpa del maltempo. Dopo giorni di caldo infernale e di pioggia promessa da lunedì ma mai caduta, Giove Pluvio ha scelto proprio la serata dello spettacolo per scatenarsi in tutta la sua potenza, più o meno a partire dalle venti. Ovviamente in Arena sono abituati ai capricci del meteo. Recuperare eventuali date è complicato, dato che il calendario è fisso, quindi, a meno che non ci siano situazioni di rischio meteorologico tale che è il Sindaco a ordinare lo stop agli eventi all’aperto, si prova ad andare in scena sempre e comunque. Chiaramente però sotto la pioggia non ci si può esibire, anche se in realtà i ballerini ogni tanto osano: narra la leggenda  – anzi, è verità, raccontata magnificamente da Mario Pasi (1927-2010, critico e storico della danza) nel suo libro “I grandi della danza” – che la compagnia di Maurice Bejart abbia ballato una memorabile Nona Sinfonia sotto una pioggia battente. E lo stesso Bolle due anni fa (lo posso testimoniare) dopo che lo spettacolo fu interrotto due volte per via della pioggia, ha concluso con l’ultimo brano danzato sotto l’acqua. Suggestivo, magnifico, ma… non da non raccomandare, perché quello che letto sul libro sembrava un momento poetico e commovente, vissuto direttamente è stato piuttosto disagevole, senza contare che poi un’ora di macchina col vestito fradicio non è esattamente raccomandata per la salute.

Roberto Bolle and friends in Arena
Operazioni di asciugatura del palcoscenico

Comunque, ieri sera, con il pubblico che applaudiva gli addetti al palco che asciugavano le tavole, in modo che i ballerini potessero muoversi in sicurezza, e che ogni tanto faceva la ola per farsi coraggio, ad un tratto è stato annunciato che le previsioni meteo erano favorevoli quindi si andava in scena. Promessa mantenuta. Poco dopo le 22 si sono abbassate le luci ed è cominciato lo spettacolo. Dieci i pezzi nel programma della serata, che come in tutti i galà di Bolle ha alternato coreografie neoclassiche, passi a due del repertorio e danza contemporanea.

Gli appassionati di danza hanno davvero potuto godere un variegato campionario di arte tersicorea: l’eleganza flessuosa e l’intensità interpretativa dei passi a due di Bolle-Hamilton, sia quello più intimista e delicato di Borderlands, sia quello coinvolgente e scandito di Take me with you; poi ancora il romanticismo, sorretto peraltro da impeccabile preparazione tecnica, di Manni-Andrijashenko, coppia nella vita oltre che sulla scena, che prima hanno incantato con i virtuosismi del Grad Pas Classique (spettacolari gli equilibri in punta della Manni), poi hanno commosso con la scena del balcone dal Romeo e Giulietta di Sergej Prokofiev, con la coreografia di Kenneth MacMillan che non manca mai di emozionare; indimenticabile poi l’energia esplosiva di Melnik-Potskhishvili, che soprattutto nelle variazioni e nella coda del passo a due del Corsaro hanno trascinato il pubblico all’applauso a scena aperta, ricevendo a fine esibizione forse l’applauso più fragoroso di tutta la serata. Magnifico poi il passo a due contemporaneo “I” in cui Mikaela Kelly e Toon Lobach hanno letteralmente ipnotizzato il pubblico col loro ondeggiare fatto di movimenti fluidi e precisissimi, in perfetta armonia con la musica, creando un’atmosfera onirica di grandissima suggestione. D’impatto Opus 100-Für Maurice, con Roberto Bolle e Oleksandr Ryabko, un duetto sulle note di Simon & Garfunkel creato quasi trent’anni da John Neumeier come omaggio ai settant’anni di Maurice Bejart, e struggente il Chiaro di Luna di Debussy, suonato dal vivo al pianoforte dal maestro Marcos Madrigal e danzato da Bolle-Lobach con dolcissima efficacia, tanto che non ha importanza che fossimo quasi in luna nuova: il chiaro di luna l’abbiamo percepito lo stesso. Infine Roberto Bolle ha danzato Memories, su musica di Dmitri Shostakovich, gesti e sequenze davanti ad una serie di specchi che si hanno accompagnato il pubblico in un piccolo viaggio nell’anima.

Sul finale poi in scena è comparso il cantante Diodato, che ha eseguito un medley delle sue hit “Fino a farci scomparire” e “Fai rumore” mentre Bolle, Manni, Hamilton e Andrijashenko hanno animato il palcoscenico con classe e armonia. In chiusura di spettacolo, tutti i nove ballerini, assieme al pianista Madrigal e a Diodato sono tornati sul palco a raccogliere i meritati, fragorosi applausi.

saluti finali spettacolo
I saluti con Roberto Bolle e tutti gli artisti sul palco

Come detto, era il 25° Bolle and Friends, e ci auguriamo che il grande ballerino punti almeno al trentennale, perché lo spettacolo val sempre la pena di essere visto. Solo una notazione: la musica dal vivo fa sempre la differenza. Il chiaro di luna col pianista e il finale con la voce dal vivo di Diodato hanno avuto un impatto e un coinvolgimento che la base registrata non riesce a restituire. E un teatro come l’Arena, dove lo spazio per l’orchestra c’è – e c’è anche l’orchestra – meriterebbe uno spettacolo tutto suonato dal vivo.