L’economia provinciale ristagna, indagine congiunturale Camera di Commercio di Vicenza: la produzione ha smesso di crescere

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È una condizione di sostanziale stagnazione quella che emerge dalla nuova indagine congiunturale (qui il documento, tutti i dati presentati sono disponibili sul sito della Camera di Commercio di Vicenza nell’area Ufficio Studi) elaborata dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Vicenza, relativa al III trimestre dell’anno, che è stata presentata questa mattina in occasione dell’Osservatorio Provinciale sull’Economia e il Lavoro, il tradizionale appuntamento semestrale di approfondimento rivolto ai rappresentati delle Categorie Economiche e delle Organizzazioni Sindacali provinciali, che per la prima volta è stato anche trasmesso in diretta su Youtube.

Dopo il rimbalzo positivo del I trimestre e il contro-rimbalzo nel II, nel III trimestre dell’anno la variazione della produzione è stata sostanzialmente nulla (+0,1%) rispetto al periodo precedente), mentre fa segnare una netta diminuzione (-4%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E il dato veneto è allineato con i valori di Vicenza, evidenziando a sua volta una variazione della produzione su base congiunturale prossima allo zero (+0,4%).

Anche il fatturato risulta in leggera flessione (-0,8% rispetto al trimestre precedente e -3,9% su base annuale), dato che però va letto soprattutto nel segno di un riallineamento rispetto a quello della produzione, a conferma che le tensioni sui prezzi alla produzione sono almeno in parte rientrate.

Se l’andamento della produzione degli ultimi mesi non può non preoccupare, anche quello degli ordini acquisiti non consente di essere ottimisti per la parte finale dell’anno. Su base congiunturale infatti la variazione è negativa per il mercato domestico (-2,7%), con una flessione ancora più marcata su base annuale (-5,7% rispetto al III trim. 2022) E stavolta nemmeno dai mercati esteri arrivano buone notizie: la variazione è nulla rispetto al trimestre precedente (che pure aveva fatto segnare un -2,1% sul I trim.) e negativa rispetto allo stesso periodo del 2022 (-3,8%).

Anche gli investimenti frenano, per lo meno quelli finanziati tramite il credito bancario: al 31 agosto lo stock di prestiti bancari alle imprese era pari a 13,2 miliardi. Si registra quindi un decremento pari al 5,5% rispetto al dato di fine dicembre e aumentando l’orizzonte ad agosto 2022 la variazione è analoga, nonostante la fase espansiva registrata ancora nei primi mesi del 2023. La politica restrittiva della BCE ha quindi portato ad un netto decremento del credito verso il sistema produttivo anche a causa del costo dei prestiti: l’obiettivo di raffreddare l’economia per rallentare l’inflazione sembra raggiunto ma il tema del rapporto col sistema bancario sta tornando centrale ed è fonte di preoccupazione per gli extra-costi che le imprese devono affrontare per finanziarsi. Nei primi otto mesi dell’anno l’ammontare dei prestiti al settore produttivo è diminuito in particolare nel manifatturiero (-7,5%) e nei servizi (-3,7%) mentre è in controtendenza per le costruzioni (+2,1%).

I timori per il futuro alimentano anche una certa instabilità sul fronte del lavoro: in provincia, nel 3° trimestre le ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni (CIG) sono state 3,2 milioni, valore su livelli elevati (seppure molto lontani dai picchi pandemici) e in leggero aumento rispetto al trimestre precedente (erano 3,1 milioni, +3,1%).

Prendendo in considerazione le ore complessive di CIG dei primi 9 mesi dell’anno, le ore autorizzate sono fortemente aumentate rispetto al 2022 mostrando un mercato del lavoro con intonazione positiva, ma anche con elementi di parziale preoccupazione.

In termini assoluti, però, l’occupazione ha continuato a crescere: a fine settembre la forza lavoro nel settore manifatturiero era pari a 150.205 unità, in ulteriore aumento sia rispetto a giugno (+1.024 unità) sia soprattutto rispetto a settembre 2022: +2.385.

Nonostante il cambiamento di intonazione dell’andamento economico, i dati sull’occupazione mostrano che c’è ancora la necessità di reperimento soprattutto di alcune figure professionali: secondo i dati Excelsior nel periodo novembre-gennaio le imprese vicentine di tutti i settori richiederanno 21.520 nuove figure in entrata (+770 rispetto all’analogo periodo dello scorso anno) ma l’assunzione sarà difficile in oltre metà dei casi (56% era il 47% nello stesso periodo dello scorso anno).

Le difficoltà congiunturali, comunque, non sembrano frenare lo spirito imprenditoriale del territorio: nel 3° trimestre 2023 il saldo tra iscrizioni e cancellazioni al Registro delle Imprese è stato positivo e pari a +214 (era stato di -457 nel 1° trimestre e -96 nel 2°).

Nei primi nove mesi del 2023 si è registrata una riduzione delle imprese registrate ma non considerando le “cancellazioni d’ufficio”, frutto della pulizia amministrativa degli archivi, il saldo torna ad essere positivo (+253). In particolare su base settoriale cresce il numero di imprese nei settori delle costruzioni, del credito-assicurazioni e dei servizi alle imprese mentre diminuiscono le imprese agricole e del manifatturiero.

In relazione all’apertura di procedure concorsuali nel 3° trimestre 2023 va tenuto conto che vi è stata una modifica normativa relativa alla composizione negoziata della crisi d’impresa: i procedimenti e le crisi d’impresa sono state complessivamente 36 mentre non si è registrata nessuna apertura di procedure di fallimento o di concordato. Così nei primi nove mesi del 2023 l’apertura di procedure ha riguardato un numero più elevato di imprese rispetto all’analogo periodo del 2022 (122 imprese rispetto a 58) ma come detto tale numero è influenzato dai cambiamenti normativi e dalla volontà della risoluzione della crisi più che dalla chiusura delle imprese.

Per quanto riguarda le previsioni per il futuro, a fine giugno i giorni di produzione assicurati dagli ordinativi già raccolti erano 49, un dato in flessione ma non distante rispetto a quello del trimestre precedente (53). Anche il grado di utilizzo degli impianti si allontana ulteriormente dalla quota ottimale dell’80% e si attesta a 70,6% (era il 73,7% nel 2° trimestre). La quota di imprenditori che prefigura un incremento produttivo nel breve periodo passa dal 36,6% al 37,2%, quindi non vi sono variazioni di rilievo.

A margine della presentazione dei dati congiunturali relativi al III trimestre, durante l’Osservatorio provinciale sull’Economia e il Lavoro sono stati presentati e discussi anche altri approfondimenti tematici sul territorio provinciale, quali la demografia delle imprese, i contratti di assunzione, l’andamento demografico e i suoi risvolti sul mercato del lavoro, il divario retributivo per genere, la formazione, il turismo, l’immigrazione in ingresso e uscita e l’attrattività del territorio.