La presentazione del libro di Marcello Carlino “L’Ulisse di Dante” alla Pinacoteca Comunale di Gaeta

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Antonio Lieto, Marcello Carlino e Gianna Conte - foto di Pietro Zangrillo
Antonio Lieto, Marcello Carlino e Gianna Conte - foto di Pietro Zangrillo

Il libro di Marcello Carlino “L’Ulisse di Dante” è di sicuro un’opera degna di essere presentata alla Pinacoteca Comunale di Gaeta sita a Palazzo San Giacomo. Nella serata del 5 novembre si è voluto fortemente coniugare l’arte figurativa, ovvero la pittura, con i celeberrimi versi dell’opera di un genio assoluto della lingua italiana del Trecento, ovvero Dante Alighieri, il poeta fiorentino, di cui ricorrono i 700 anni dalla sua morte.

Per quanto riguarda Gaeta, il versetto citato è il v 91 del canto XXVI dell’Inferno, la prima parte di quella Divina Commedia che tanta gioia ed altrettanto dolore ha portato al vate di Firenze. Perché l’arte figurativa? Artisti del comprensorio hanno saputo prender spunto attraverso la pittura e la scultura proprio di quel punto legato alle terre della Riviera d’Ulisse rendendoli visibili in colori e in linee geometriche sublimi, come l’arte contemporanea sa mettere in risalto ormai da tempo.

Ulisse di Maurizio Soscia - foto di Pietro Zangrillo
Ulisse di Maurizio Soscia – foto di Pietro Zangrillo

Ma quale è il versetto citato? “Mi dipartì da Circe, che sottrasse – me più d’un anno là presso a Gaeta – prima che si Enea la nomasse”. E il professor Marcello Carlino, docente universitario di Letteratura alla sapienza di Roma e critico letterario per tutte le iniziative che riguardano la pinacoteca comunale gaetana, ha evidenziato nel corso del suo intervento, durato circa un’ora, la grande capacità dell’Alighieri di saper interpretare questo viaggio dell’uomo di Itaca, diventato famoso per la sua grande capacità di ingannare i suoi nemici battendoli con l’astuzia, che la Commedia, così come è strutturata, è in realtà un grande e immaginario viaggio verso l’aldilà, dove il poeta, accompagnato da valenti guide, ha incontrato dei personaggi del lontano e recente passato, sempre interloquendo con costoro per farsi spiegare il perché della collocazione nei gironi dove li ha incrociati.

Maschera di Ulisse di Normanno Soscia - foto di Pietro Zangrillo
Maschera di Ulisse di Normanno Soscia – foto di Pietro Zangrillo

Ed il ventiseiesimo canto dell’Inferno, dice Marcello Carlino, vede Dante incontrare Odiesso, facendo un ritorno geniale ai due poemi omerici dove l’Itacese ha saputo coniugare la bravura del prode guerriero greco con quello del viaggiatore pellegrino nel Mar Mediterraneo. Un personaggio copiato in abbondanza, in particolare nell’età contemporanea, tanto per citare Joyce e D’Annunzio. Ulisse appare a Dante come una sorta di Giano bifronte, con un collegamento con un altro personaggio che la tradizione del Golfo di Gaeta fa arrivare sulle nostre spiagge: si tratta del troiano Enea, anche egli girovago ma con un obiettivo ben preciso, quello di poter rifondare la sua madrepatria in Italia, facendo poi nascere quel mito della Roma antica come la città della venuta del generoso condottiero della Troade fuggito a causa della distruzione della sua città dove ha contribuito con quel “cavallo di legno” proprio Ulisse. Due personaggi che si intrecciano, ma quanto mai lontani.

Che dalla nuova terra un turbo nacque di Mario Marrocco - foto di Pietro Zangrillo
Che dalla nuova terra un turbo nacque di Mario Marrocco – foto di Pietro Zangrillo

Ulisse, nell’Inferno dantesco sta scontando la colpa di consigliere fraudolento, accanto ad un’altra figura, Diomede, come punizione eterna in una vasta spianata dove sono presenti tante altre anime che stanno espiando questo peccato. E la conversazione si è spostata appunto a questo richiamo di Enea, dove la tradizione vuole che Gaeta sia il luogo della sepoltura della sua amatissima nutrice Cajeta. In finale il viaggio di Ulisse è quel viaggiatore che omette di essere tornato in patria per vedere la sua famiglia, dopo venti anni di assenza, e nonostante il desiderio di pace, ritorna a riprendere la via del mare perché i suoi sensi di navigatore non trovano mai pace, oltrepassando quel confine delle Colonne d’Ercole che segna il confine tra il Mediterraneo ed il grande Oceano.

Jason Forbes - foto di Pietro Zangrillo
Jason Forbes – foto di Pietro Zangrillo

Alla fine della relazione del professor Carlino ha preso la parola brevemente l’assessore Gianna Conte che ha evidenziato la ripresa culturale della città sia molto viva, come già è avvenuto in occasione dell’inaugurazione delle luminarie. Ed infine è intervenuto con poche parole l’editore di Ali Ribelli Jason Forbes, che si è sentito onorato di questa pubblicazione, tra l’altro interessante perché coniuga i versi poetici con l’arte figurativa. Alla fine la visita alla mostra che è stata allestita là dove il riferimento visivo ad Ulisse è stato evidenziato in modo sublime.