Maternità surrogata. Affitto sì, ma solo per certi organi: la vagina sì, l’utero no

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Maternità surrogata
Maternità surrogata

Per Matteo Salvini è “qualcosa di obbrobrioso”. Per Giorgia Meloni dovrebbe essere un “reato universale”. Per l‘egittologo Simone Pillon dovrebbe essere “un reato perseguito come la pedofilia”, mentre per Federico Mollicone (che ricordiamo per le strenue battaglie contro Peppa Pig) “è più grave della pedofilia!” Parliamo della maternità surrogata, o gestazione per altri, che i nostri governanti chiamano, in modo più prosaico, utero in affitto.

Quella pratica, cioè, che consente ad una coppia omosessuale maschile (ma non solo, potrebbe essere anche una coppia eterosessuale in cui la donna non può, per vari motivi, non può avere bambini) di avere un figlio, grazie ad una donna che porti avanti la gravidanza per loro.
Intendiamoci, si tratta di un argomento controverso, di una pratica che può dare adito ad abusi, o rilevanti problemi etici. A ben vedere, però, questo vale per buona parte delle azioni umane. Il lavoro nei campi, ad esempio, può essere un piacevole passatempo per abbienti pensionati, come un orrendo supplizio per schiavi, alla frusta e alla catena. Dipende dal contesto e dalle regole di base.
Negli Stati Uniti, per dire, la gestazione per altri ha natura essenzialmente contrattuale, con specifiche tariffe, che i genitori e la madre surrogata concordano pattiziamente.
In Canada, invece, è previsto un rimborso spese, ma è vietato il compenso.
In Ucraina e in Georgia la pratica è consentita, ma non per donne single o coppie omosessuali.
E così via.
Basterebbe quindi affrontare il tema con razionalità e cuore, non con ideologia e pancia, per individuare la normativa più giusta per regolare e dare una risposta all’insopprimibile desiderio (e diritto) alla genitorialità di quelle coppie che -per biologia o problemi clinici- non possono provvedervi in modo autonomo.
E magari eliminare quelle ipocrisie tipiche di una nostra certa “cultura” per cui, ad esempio, la donazione del seme è stata sempre praticabile, mentre per la donazione degli ovuli è dovuta intervenire una sentenza della Corte Costituzionale, che ne ha di fatto abrogato il divieto, posto dalla famosa delle 40 del 2004.
O l’ipocrisia, ancora più risibile, di politicanti che vedono come qualcosa di obbrobrioso l’affitto dell’utero e come qualcosa di profittevole l’affitto della vagina… che, tutto sommato, si trova solo qualche centimetro più in basso.
Lo dicessero senza infingimenti: non vogliamo che i froci abbiano figli. Sarebbe una posizione più chiara ed il dibattito sulla questione sarebbe molto più semplice.
Nel frattempo, mentre Giorgetta nostra va a perseguire gli scafisti per tutto il globo terraqueo, ci si chiede come farà a perseguire anche chi volesse accordarsi per una maternità surrogata negli Stati Uniti, alla faccia della tanto sbandierata “cultura atlantista”.
Mi sa tanto che, banalmente, si passerà dal blocco navale… a quello neonatale. Con la stessa efficacia.