Mes o non Mes, non è questo il problema. L’intervista all’on. Zanettin: non rinunciamo a quello light in attesa dei Recovery bond

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Mes, l'amore e la finanza ai tempi del Coronavirus, di Mauro Maruzzo (incisore e illustratore vicentino)
Mes, l'amore e la finanza ai tempi del Coronavirus, di Mauro Maruzzo (incisore e illustratore vicentino)

Il Governo con lo scontro in atto tra PD e Movimento 5 Stelle sul possibile utilizzo del Mes rischia di andare in crisi, anche se per ora lo scontro è rientrato grazie al premier Giuseppe Conte che ha rinvaito ogni decisione sull’utilizzo del Mes “sanitario”, quindi senza condizioni, a dopo le definitive decisioni del Consiglio europeo su eventuali bond garantiti da tutta l’Unione e non dai singoli stati.

On. Pierantonio Zanettin

Detto che il Mes nacque sulla base di passi decisi in Italia nel 2011 dal governo Berlusconi di cui facevano parte Matteo Salvini con la Lega, che lo votò, e Giorgia Meloni, allora nel PdL, il cui gruppo era favorevole anche se lei non fu presente alle votazioni finali, oggi il caos pare avere dominato anche le votazioni al Parlamento europeo. Cerchiamo di capire quanto sta succedendo parlando con l’On. Pierantonio Zanettin, decano dei parlamentari vicentini.

Innanzitutto onorevole, qual è la posizione sua  e di  Forza Italia sul MES?

Va innanzitutto ricordato che il MES  è un fondo creato del 2012 e per aiutare i paesi europei in difficoltà finanziaria nella gestione del proprio debito sovrano e che in passato è stato utilizzato da Grecia, Irlanda, Cipro, Portogallo e Spagna.

Proprio perché, dove è stato utilizzato, il Mes originario ha sempre creato gravi difficoltà ai popoli, lasciando i paesi stremati dopo severe politiche di austerità,  Movimento 5  Stelle e Lega, vicini su questo punto anche se con sfumature diverse, temono che l’Italia finisca con il cappio al collo.

Finora il MES ha trovato  sempre applicazione in crisi asimmetriche, in cui il singolo paese, che era in difficoltà chiedeva aiuto agli altri partner europei, che non soffrivano di quelle singole crisi (da qui l’appellativo “asimmetriche”, singole) che necessariamente condizionavano il prestito a rigide manovre di bilancio e conseguenti controlli plasticamente rappresentati dal “mostro” della trojka (Commissione europea, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale).

Quella in corso è invece una crisi simmetrica, simile se non uguale, per tutti che interessa tutti i paesi dell’Eurozona.

E’ quindi del tutto ragionevole che l’eventuale utilizzo del MES questa volta, sia privo di condizioni, in versione light, come pare essere uscito dall’accordo dell’Eurogruppo di giovedì scorso.

Chi ci garantisce che sarà davvero così?

Immagino che tutto sarà scritto in modo chiaro e senza equivoci nel trattato del nuovo MES, ma bisognerà leggerlo, riga per riga, prima di firmarlo.

Berlusconi in persona ha detto di essere d’accordo sull’utilizzo  di questo fondo così come lo appoggiano il Partito democratico di Zingaretti e Italia Viva di Renzi.

Sarebbe masochistico ed irragionevole rinunciarvi. Il MES Light, da quello che è stato riferito, vale fino al 2% del Pil.

Corrisponderebbe per l’Italia a circa 36 miliardi, a cui potremmo attingere a bassissimo tasso di interesse, perché il MES gode di un rating tripla A, come i bund tedeschi.

Il nostro paese  potrebbe quindi prendere a prestito fino a 36 miliardi di Euro, praticamente a costo zero, un bel risparmio se  paragonato ai BTP a dieci anni, che invece oggi pagano ai sottoscrittori un interesse del 1,6 – 1,7 %.

Con queste risorse il paese potrebbe finanziare ospedali, RSA, la ricerca sul Covid, potrebbero essere assunti medici ed infermieri…

Sarebbe da irresponsabili dire di no a questi aiuti solo per un pregiudizio ideologico o tanto per “fare opposizione”.

Sarebbe anche un pessimo segnale ai mercati, che probabilmente pagheremmo caramente in termini di spread.

La posizione di Forza Italia in questo caso si distingue nettamente da Lega e Fratelli d’Italia.

Forza Italia è da sempre un partito europeista, che non ha lesinato critiche severe alle politiche dell’Unione Europea negli ultimi 20 anni, ma ha anche sempre  lavorato all’interno delle sue istituzioni per migliorarle e restituirle agli ideali dei padri fondatori.

Niente Eurobond o Coronabond quindi?

Tremonti, ministro dell’economia del  governo Berlusconi, per primo ha parlato e si è battuto per gli Eurobond, che devono rimanere l’obiettivo finale da perseguire anche perché il loro ammontare complessivo (si parla di 1.000 – 1.500 miliardi di euro, ndr) sarebbe quello determinante per affrontare da Europa unita e solidale l’emergenza attuale.

Dubito, però che un governo così debole, diviso al suo interno e privo di figure di spessore internazionale, come quello presieduto da Conte, avrà mai la forza per imporli  al tavolo europeo.

Ma sarebbe assurdo nel frattempo rifiutare le risorse del Sure (100 miliardi per la cassa integrazione), della Bei (200 miliardi) e i  Recovery bond, che tanto assomigliano o potranno assomigliare agli Eurobond.

Siamo al centro di una crisi finanziaria di dimensioni epocali, paragonabile solo ad un conflitto bellico, non possiamo rinunciare a nessuna delle risorse disponibili. Non basta il  Quantitative Easing della BCE. Mario Draghi ce lo ha ricordato.

Ma allora perchè oggi al Parlamento Europeo Forza Italia ha votato, insieme alla  Lega,  contro l’emendamento dei verdi sui Corona Bond?

Mi pare di avere capito, leggendo una dichiarazione di Antonio Taiani che Forza Italia ha votato una risoluzione, che è stata anche approvata, per ottenere  emissioni di debito comune garantite dal bilancio Ue (i Recovery bond), e ciò ovviamente in linea con i nostri principi di sempre.

E’ stato invece respinto un emendamento ambiguo e propagandistico, come spesso accade nell’attività parlamentare, dei verdi sui cosiddetto Coronabond.

La nostra posizione rimane comunque chiara e non può essere certamente messa in discussione da una votazione di un singolo emendamento senza significato.

Ma lei non è deluso da come certi paesi si sono  comportati  con l’Italia in questa crisi?

Ho registrato con grande amarezza che in questi primi due mesi di crisi molti paesi europei hanno assunto atteggiamenti sleali verso l’Italia, come ha dovuto riconoscere  ieri la stessa Von Der Leyen, che se ne è pubblicamente scusata, e per questo  tra i nostri concittadini sta crescendo sempre più un sentimento antieuropeista.

Nel mio cuore conservo la speranza che si ritrovino le ragioni, ideali oltre che economiche,  dello stare insieme.

Lo andiamo  ripetendo ormai da diverse settimane: dalla pandemia ci si salva insieme, nessuno ce la può fare da solo.

A voler essere sinceri, e questa è una caratteristica che non pensiamo ci manchi, non possiamo non essere d’accordo in pieno con l’on. Zanettin, se non per un passaggio della sua intervista che, forse, gli toccava comunque rimarcare da buon oppositore dell’attuale maggioranza, ma che, se fosse smentito dai fatti sappiamo che non dispiacerà né a lui né a chi in questi giorni lavora per l’Italia e il suo bene comune e non solo per sparare sempre contro, a prescindere, come Salvini, lo si sa da tempo, e Meloni, che, però, per la sua formazione storica, sia pure da noi non condivisa, dà speranze di… ravvedimento.

Noi pensiamo, cioè, che Giuseppe Conte e alcuni suoi ministri, segnatamente Roberto Gualtieri, siano figure di spessore a livello internazionale e capaci, a livello nazionale, di sanare le fratture interne.

Magari, perché no questa volta, anche grazie alla vicinanza della destra liberale e moderata.