Mise, sono 26 i decreti lasciati in eredità da Calenda e non ancora attuati

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Carlo Calenda
Carlo Calenda

Su 106 decreti Mise ancora non adottati prima dell’arrivo di Carlo Calenda al ministero o previsti da provvedimenti approvati successivamente, Calenda ne ha firmati 61 (il 57,5%). 19 sono stati adottati nei 7 mesi da ministro durante il governo Renzi, mentre durante l’esperienza da ministro nel governo Gentiloni, Calenda ha adottato 16 dei 50 decreti attuativi (32%) previsti da provvedimenti varati dello stesso Esecutivo, 21 attuativi di misure relative al governo Renzi e 5 relativi al governo Letta.

Ad oggi 26 dei 50 decreti Mise non sono stati ancora adottati, mentre 8 sono stati adottati dai successori, Di Maio e Patuanelli. Tra i principali atti ancora attesi ricordiamo un dpcm su proposta Mise con Miur e Mlps per integrare i percorsi degli istituti tecnici superiori secondo il processo Industria 4.0, un dm per definire i prodotti del commercio equo e solidale utili per far scattare il rimborso del 15% alle imprese che li inseriscono nei bandi Pa ed altri due dm, legati alla legge sulla concorrenza (con termine di adozione scaduto a febbraio e ad aprile 2018), in materia di energia: il primo sui benefici ai clienti svantaggiati e ai clienti domestici che utilizzano apparecchiature mediche alimentate a energia elettrica, il secondo sulla trasparenza delle offerte e su una piattaforma informatica per facilitare i piccoli consumatori.

Adottato dal ministro Patuanelli a fine gennaio il dm sul vehicle to grid, previsto dalla legge di Bilancio 2018 e atteso entro la fine del giugno dello stesso anno, mentre al ministro Di Maio si deve l’attuazione di due misure scadute una a fine ottobre 2017 e una a metà gennaio 2018. La prima riguarda la disciplina dei requisiti di accesso e fruizione delle erogazioni liberali alle onlus tramite credito telefonico (anche questa contenuta nella legge sulla concorrenza), la seconda contiene le linee guida nazionali per la dismissione mineraria delle piattaforme per la coltivazione di idrocarburi in mare e delle infrastrutture connesse.

Dal febbraio 2014 al dicembre 2016 sono stati affidati al Mise 74 decreti attuativi. Di questi 23 sono stati adottati dal ministro Guidi e 40 da Calenda. 2 invece sono stati adottati da Patuanelli, uno a fine ottobre scorso (seppur atteso entro la fine del 2014) per definire il programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi. Mancano all’appello ancora 9 decreti attuativi. Per 5 di questi il termine di adozione è già scaduto.

Tra questi c’è il decreto sulla semplificazione delle procedure autorizzative per l’installazione in ambito residenziale e terziario di impianti per l’efficienza energetica e lo sfruttamento delle fonti rinnovabili (era atteso entro metà gennaio 2015), il dm per incentivare l’introduzione volontaria dei sistemi certificati di gestione ambientale nelle imprese che effettuano il trattamento dei Raee (termine scaduto a metà luglio 2014), il dm sui contributi a enti pubblici e onlus per la distribuzione gratuita di prodotti alimentari agli indigenti (scaduto a inizio marzo 2017) e quello sui livelli di radioattività e sui tipi di rifiuti per cui scattano le norme in materia di smaltimento dei rifiuti radioattivi (doveva essere adottato entro il 7 ottobre 2014).

Dei 33 decreti Mise previsti da leggi approvate durante il governo Letta, già 28 erano stati adottati dai predecessori del leader di Azione. Calenda ha dunque completato l’attuazione firmando i restanti 5, tutti durante il Governo Gentiloni. Due di questi sono stati adottati nell’ultimo mese da ministro e riguardano due decreti-legge varati addirittura quasi 5 anni prima.

Fonte Public Policy @PPolicy_News