Mutamenti 2023: il rapporto fotografa un Nordest attivo e vitale, ma che sul fronte della sostenibilità corre “lenta-mente”

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Mutamenti

Alla presentazione del rapporto annuale Mutamenti 2023 promossa da BCC Pordenonese e Monsile e da Fondo Sviluppo FVG a San Donà di Piave era presente oggi Luca Ciriani, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. In una sala gremita il Ministro ha ascoltato i risultati dello studio, non mancando di sottolineare, al netto delle indubbie difficoltà del periodo, la grande capacità dei nostri territori di produrre lavoro, ricchezza e opportunità.

C’erano il Sindaco di San Donà di Piave, Alberto Teso, la Vicesindaca della Città metropolitana, Silvia Susanna, che insieme al Presidente della BCC Paolo Rambaldini e al Presidente di Confcooperative FVG Daniele Castagnaviz ha portato un saluto e una riflessione.

«Oltre ad essere un utile strumento di analisi e confronto- ha esordito Paolo Rambaldini, Presidente di BCC Pordenonese e Monsile – per la nostra realtà il rapporto annuale Mutamenti ha un valore di continuità in ottica strategica. Concretamente queste riflessioni, supportate dai dati, ci danno modo di essere più attenti alle dinamiche territoriali e dunque a migliorare come BCC del territorio per essere più vicini alle famiglie, al mondo dell’impresa, alle Istituzioni e al Terzo settore, con politiche e azioni concrete di sviluppo”.

“Dedicando al tema della sostenibilità il proprio rapporto annuale, BCC Pordenonese e Monsile conferma l’attenzione per questo tema che è patrimonio del mondo cooperativo. Sono convinto che proprio il modello dell’impresa cooperativa sia in grado di rispondere a molte attuali sfide, rifacendosi a quel modello di economia sociale verso cui guarda anche l’Unione Europea e continuando a generare occupazione, valore per i soci, senso di comunità” ha detto Daniele Castagnaviz, Presidente di Confcooperative Friuli Venezia Giulia.

Lo studio coordinato dal professore Daniele Marini e che si avvale della collaborazione di docenti universitari ed esperti, fotografa l’evoluzione della situazione socio-economica nel Veneto e nel Friuli Venezia Giulia, approfondendo tutti i settori interessati, dalle attività produttive, dall’agricoltura, ai servizi, dall’istruzione al terzo settore, per fornire uno strumento di analisi a tutti coloro che vivono e contribuiscono a far vivere il territorio delle due regioni del Nord-Est.

«Disallineamento- esordisce Daniele Marini (Università di Padova) curatore del rapporto e coordinatore del comitato scientifico. È il tratto che segna questa lunga fase storica dello sviluppo del Nord Est, soprattutto a partire dall’avvio di questo XXI secolo. Un procedere un po’ in ordine sparso sia nei confronti degli scenari globali, sia al proprio interno. Il contesto- avverte Marini- diventa sempre più caratterizzato da velocità e instabilità: il cambiamento è diventato la normalità, l’incertezza fa da padrona, riducendo la possibilità di delineare scenari futuri.

In questo senso- continua Marini- l’iconografia attribuita in passato alle regioni del Nord Est quale “locomotiva d’Italia”, coese e indirizzate a un percorso univoco, è definitivamente tramontata. Oggi quella capacità di accelerazione si è affievolita. Si corre al passo di altri, anzi non di rado si è superati da territori e regioni connotate da un analogo sviluppo socioeconomico. Volendo utilizzare quella metafora, il “locomotore” e i “vagoni” hanno lasciato spazio a una “scuderia” di auto che viaggiano a velocità disparate in virtù della loro potenza e su itinerari differenti. Una “scuderia” sicuramente con elementi di prim’ordine, ma che non formano una squadra”.

“La dinamica demografica naturale non è in grado di assicurare la sostituzione della popolazione residente- spiega Gianpiero Dalla Zuanna – in virtù dell’aumento dei tassi di mortalità e del calo dei tassi di natalità. I saldi migratori positivi non permettono da soli di fronteggiare la debolezza della demografia naturale. La popolazione si riduce, contrariamente a quanto accade in altre regioni del Nord Italia”.

Secondo Maurizio Gambuzza e Maurizio Rasera la transizione verde avrà molte conseguenze sul versante del mercato del lavoro: da un lato, potrà incoraggiare lo sviluppo di opportunità occupazionali per le attività legate alle tecnologie rinnovabili; dall’altro i settori energivori richiederanno importanti riorganizzazioni e avvicendamento di lavoratori.

Infine, l’invecchiamento della popolazione avrà la duplice conseguenza di mutare la composizione per età della forza lavoro e di modificare i modelli di consumo e di spesa. Buona parte delle occupazioni del futuro saranno inevitabilmente ricche di competenze digitali e green, senza scordare la centralità delle skill trasversali che ibrideranno quelle tecniche. In definitiva, circa tre quarti della domanda di occupati verrà dai settori dei servizi, mentre la richiesta del manifatturiero assommerà a circa il 20% del totale.

“La ricchezza posseduta dalla popolazione si è progressivamente erosa- spiega Gianluca Toschi. Oggi il reddito pro capite è allineato alla media UE, quando invece all’inizio di questo secolo le due regioni condividevano un benessere economico del 30-40% superiore alla media continentale. Da qui deriva il titolo di questo rapporto 2023 che viene parafrasato in Lenta/mente: lentamente nel senso di lentezza temporale della risposta, ma soprattutto culturale: nella difficoltà di agire strategie diverse da quelle consolidate e note”.

“Certo chiarisce Marini- non mancano le innovazioni e le capacità di offrire risposte alle sfide poste dalla società e dall’economia. Le performance economiche continuano a essere soddisfacenti, c’è capacità di trovare soluzioni nuove, c’è capacità di innovazione”.

“Ciò che manca è una visione, la capacità di raccontarsi e di far emergere il talento delle nostre imprese e i loro punti di forza- ammonisce Paolo Possamai, giornalista e direttore editoriale di Nem. E’ un problema culturale, di identità e di comunicazione, che si ripercuote quindi nell’immagine che diamo di noi. Siamo poco attrattivi e soprattutto assistiamo ad un disallineamento tra sistema produttivo e politica, preoccupante”.

Ma ci sono esempi positivi. Informazione, formazione alle aziende, vicinanza e consulenza. Gianmarco Russo, Direttore di Confindustria Veneto Est, sottolinea il ruolo fondamentale delle associazioni di categoria nel fornire ai loro associati strumenti, casistica, buone pratiche: un volano che si auto-alimenta nella proposta di esempi concreti e che espanderà comportamenti virtuosi in una dinamica esponenziale. In questo contesto le Banche, soprattutto le BCC avranno un ruolo importantissimo e potranno incentivare azioni di sostenibilità, finanziando e favorendo gli imprenditori più virtuosi, innovativi e coraggiosi. Formazione, ma anche chiarezza e soprattutto domande concrete alle aziende.

Gabriella Chielllino, fondatrice e Ceo di IMQeAmbiente, parla di un clima positivo tra le aziende, oggi in molti casi proiettate con consapevolezza in un percorso concreto verso la sostenibilità. E’ lei che parla di domande concrete poste alle aziende in questionari ad hoc per sollecitare la fase di transizione verso il green e verso la sostenibilità. In questo senso la finanza etica può essere decisiva nel rivoluzionare i nostri investimenti verso imprese virtuose. Lo dice Enrica Bolognesi (Università di Udine) che sottolinea il valore della formazione agli studenti a partire dalla scuola, per far crescere una generazione sensibile e pronta al cambiamento.