Omosessualità, Speranzon (FdI): “Italia e UE prendano le distanze da Paesi dove è reato, basta doppiopesismo”

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Raffaele Speranzon consigliere regionale Fratelli d'Italia
Raffaele Speranzon, senatore e consigliere regionale Fratelli d'Italia

“La UE condanni apertamente e prenda le distanze dagli Stati che prevedono nei loro ordinamenti il reato di omosessualità, non stringa con essi accordi di cooperazione culturale riguardanti programmi e progetti comuni di collaborazione tra le istituzioni scolastiche e universitarie, e revochi quelli già esistenti”. Questa la richiesta contenuta nella mozione sottoscritta dal gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, primo firmatario il capogruppo consigliere regionale Raffaele Speranzon, e depositata oggi in Consiglio regionale.

“Nel mondo – spiega il consigliere in una nota – ci sono 69 nazioni che considerano le relazioni consensuali tra persone dello stesso sesso un reato, prevedendo pene severissime che vanno da un anno all’ergastolo, e in 11 Stati anche la pena di morte”.

“Il paradosso però è che con molti di questi Stati Italia ed Europa hanno accordi di collaborazione: basti pensare all’accordo di poche settimane fa con il Qatar, nazione che prevede la pena di morte per omosessualità e che il prossimo anno ospiterà addirittura i Campionati mondiali di calcio. Se da un lato ci si professa paladini dei diritti LGBT – prosegue Speranzon con chiaro riferimento al ddl Zan – dall’altro sottoscrivendo accordi internazionali con queste nazioni si legittima la persecuzione di chi ama una persona dello stesso sesso”.

“Incentivando scambi culturali e la partecipazione ad eventi sportivi internazionali in questi Stati, si possono esporre giovani ed atleti al rischio di vedersi imputati per il loro orientamento sessuale e magari condannati a pene gravissime. Proprio per fare chiarezza su questi comportamenti e per tutelare la sicurezza delle persone omosessuali – sottolinea Speranzon -, la mozione presentata chiede alla Giunta Regionale un impegno al Governo italiano perché intervenga presso l’Unione Europea per una netta condanna nei confronti di queste nazioni e perché si attivi affinché sia preclusa agli Stati che prevedono come reato le relazioni consensuali tra persone adulte dello stesso sesso, l’organizzazione di manifestazioni sportive internazionali, anche al fine di tutelare l’incolumità degli atleti omosessuali”, conclude Raffaele Speranzon.