Ordinanza sugli spari a Sovizzo, il sindaco Garbin dice no a Crisitna Guarda ed Enpa

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Non ci sono i termini per emettere un’ordinanza contingibile e urgente dopo gli spari perché mancano buona parte dei presupposti e in particolare un’istruttoria adeguata“.

Il sindaco del Comune di Sovizzo, Paolo Garbin, dice no alla richiesta di emanare una ordinanza urgente dopo gli spari esplosi contro un centro per la Pet Therapy e per garantire l’incolumità degli ospiti della struttura presa di mira lo scorso 3 novembre (ne abbiamo parlato qui).

In quella occasione – lo ricordiamo sinteticamente – qualcuno ha sparato verso la struttura generando il caos tra gli ospiti della stessa e alcuni animali impiegati per le terapie, tra i quali un’asina rimasta ferita, ma poi salvata dai veterinari.

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Il Post Facebook di Renzo Rizzi

L’ordinanza post spari era stata chiesta dalla consigliera Cristina Guarda e da Enpa, ente quest’ultimo dal quale era partita la denuncia dell’accaduto attraverso un post Facebook pubblicato solo di recente “per non influire sulle indagini”.

A loro il primo cittadino di Sovizzo ha risposto negativamente, lamentando inoltre che questa richiesta è giunta solo “a mezzo stampa” e, tra l’altro, per un fatto avvenuto oltre un mese prima.

Ma le ragioni fondanti del no alla ordinanza per gli spari sono prettamente tecniche: un provvedimento urgente è giustificato solo in caso un fatto imprevedibile, eccezionale, straordinario che induca a considerare situazioni di pericolo. Ma tutto deve essere suffragato da una istruttoria adeguata.

Inoltre, “una ordinanza emessa può essere sempre impugnata davanti al Tar e al Consiglio di Stato – ha aggiunto Garbin – e ci sono pure da tenere conto le spese di giudizio, a carico delle casse comunali, che potrebbero pesare pesantemente sulle tasche di tutti i sovizzesi.

Lasciamo lavorare le forze dell’ordine nel compiere le opportune indagini per assicurare alla giustizia non un cacciatore, ma un delinquente che ha sparato ad altezza uomo ed in questo caso ha colpito un povero animale”.

Sulla vicenda, ieri, si è registrata l’iniziativa dell’Intergruppo Difesa Animali del Consiglio della Regione Veneto (Zanoni, Bigon, Lorenzoni e Guarda): richiesta di ripescare una loro mozione per regole più stringenti sulla caccia, come ad esempio l’obbligo si pettorina di riconoscimento, e una interrogazione all’assessore al ramo, ovvero Cristiano Corazzari (leggi qui).