Pasta con grano italiano che aumenta il prezzo, François-Marie Arouet (Aduc): a causa solo della guerra o anche della speculazione?

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Pasta, il costo... lievita
Pasta, il costo... lievita

I fornai hanno lanciato l’allarme per l’aumento della materia prima a seguito dell’invasione dell’Ucraina (1) –  scrive nella nota sulla pasta che pubblichiamo a firma di François-Marie Arouet di Aduc (qui altre note dell’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –. Costi che vanno ad aggiungersi a quelli dell’energia e alle ricadute di questi ultimi su tutto il mercato .

Sono diverse settimane che si registrano aumenti del costo della pasta, prima solo per l’energia, ora anche per l’invasione russa.

A questi aumenti che hanno una logica, ci sono quelli che – speculazioni dei mercati – hanno meno logica o non ce l’hanno.

La pasta è tra i prodotti “made in Italy” che hanno un mercato anche e soprattutto per questo… dove però “made in Italy” non significa che la materia prima sia prodotta in Italia: vige dal 2018 l’obbligo di indicazione in etichetta (prodotta in Italia, importata da Ue o extra-Ue), ma alcune aziende non lo fanno. Inoltre, c’è da aggiungere che per ora il grano duro, quello della pasta, importato di meno, mantiene un prezzo stabile.

Il consumatore, al di là dei prezzi civetta, delle offerte, delle lusinghe pubblicitarie e delle abitudini, per sapere se il prezzo è lievitato a ragion veduta e scegliere di conseguenza, dovrebbe diventare una sorta di Sherlock Holmes… della politica e dell’economia.

Per dare qualche indicazione, approssimiamo e semplifichiamo con due parametri da considerare:

– ci vuole tempo prima che gli aumenti nei prezzi delle materie prime si riflettano sul pacchetto di pasta del negozio, quasi sicuramente prodotto e messo in commercio quando questi aumenti non c’erano.

– verificare l’indicazione in etichetta di dove è stato coltivato il grano, scegliendo di scartare chi non lo indica o quelli che sono nei territori in guerra (2)… e, di conseguenza, diffidando degli aumenti per chi usa grano non russo o ucraino.

NOTE

1 – Secondo i Consorzi agrari d’Italia, la quotazione del grano tenero è salita del 12%, oscillando tra 342 e 351 euro a tonnellata, e il mais del 14,5%, fino a 330 euro, mentre resta stabile il grano duro usato per la pasta, che viene importato soprattutto dal Canada. Alla Borsa merci di Bologna, punto di riferimento, il grano tenero è aumentato del 50%. Stime più alte da Coldiretti, basate sulla Borsa di Chicago, di natura più finanziaria: grano tenero + 38,6%, mais +17% e soia +6%. Sempre Coldiretti fa sapere che importiamo i1 64% del grano per pane e biscotti e i1 53% del mais per l’alimentazione del bestiame. (La Repubblica del 06/03/2022)

2 – Una lista delle marche più diffuse (alcune assenti perché non abbiamo trovato indicazioni), suscettibile di cambiamenti:

Grano italiano e misto con generica indicazione extra-Ue

Conad, Divella, Coop, Pam, Eatitaly, Lidl, Selex, Carrefour

Grano italiano e misto con indicazione

De Cecco (Arizona), Granoro (Spagna, Grecia, Francia, Canada, Usa, Australia), Cocco (Arizona), Garofalo (Australia)

Grano solo italiano

Conad Verso Natura bio, Barilla, Agnesi, Alce Nero, Granoro Dedicato e Bio, Antonio Amato, Coop Fior Fiore e Vivi Verde, Pasta Armando, Esselunga, Baronia, Despar Premium, Felicetti, Rummo, Divella integrale, Libera Terra, La pasta di Camerino, Eurospin biologica, Liguori, Girolomoni, La Molisana, Voiello, Valle del Grano.

Nota: negli elenchi manca lo storico marchio Buitoni, ché al momento, proprietà della Nestlé, sembra abbia cessato la produzione.

François-Marie Arouet – Aduc