Patrioti di Trump e haters di Zaia: una tragedia farsesca confondere “goliardia” con “critica politica”

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Caricatura di Zaia bruciata a Vittorio Veneto in un panevin
Caricatura di Zaia bruciata a Vittorio Veneto in un panevin

Succede, nel giro di poche ore in due posti lontanissimi tra loro, gli Stati Uniti e il Veneto, che il folklore si scateni contro il potere costituito. A Washington i cornuti (letteralmente, visto che alcuni erano vestiti da vichinghi…) fan di Trump (la figlia Ivanka li chiama “patrioti”) irrompono nel Campidoglio nel tentativo di bloccare l’ufficializzazione di Biden come presidente, gli scontri portano alla morte di 4 persone e tutti parlano di crisi, o morte, della democrazia americana.

A Vittorio Veneto invece un operaio accende un panevin, un tradizionale falò dell’Epifania, in cui si brucia un cartello con diverse scritte in dialetto veneto. Lui è un tipico esponente di quel popolo veneto che ha portato Zaia al 76%, solo che questa volta “lui” fa bruciare proprio la caricatura del governatore Zaia. E allora? I carabinieri convocano in caserma, senza per il momento denunciarlo, l’autore del gesto, da lui definito “goliardata” ma anche “critica politica”.

La foto di questo villoso sostenitore di Trump sta facendo il giro di tutti i media da ieri

Ed è proprio alla critica politica e alla libertà di espressione che si appella il segretario veneto del “Movimento nazionale- Rete dei patriotiDaniele Beschin che in una nota accusa Zaia di far parte del “regime sanitario di Roma” e che “in un paese civile e democratico è inaccettabile parlare di passaporto sanitario“.

Il “Movimento” di Beschin fa trasparire simpatia per gli assalitori americani del Campidoglio, si proclama profondamente religioso, cristiano cattolico, ma è altrettanto fermamente contrario allo ius soli. È un movimento che mescola istanze anarchiche e anti-stataliste con un potere secolarizzato come quello della Chiesa, che parla di ribellione contro il regime sanitario ma auspica ordine e disciplina se a creare disordine sono gli stranieri. C’è grossa crisi, direbbe Guzzanti.

Il carro armato tanko-dei Serenissimi

C’è alla base, un sentimento di nostalgia per il Medioevo e un’avversione per il progresso, che si sente anche all’interno del Vaticano tra chi critica papa Francesco. Ma se quello di Vittorio Veneto è un episodio innocuo, che fa pensare al tanko a San Marco, ai super, o ultra, veneti, che vorrebbero un ritorno ai tempi della Serenissima, quello di Washington, con 4 morti, ci fa capire quanto sia pericoloso confondere “critica politica” con “goliardia”.