Perché la dieta non funziona? “Agorà. La Filosofia in Piazza”: Si può dimagrire mangiando tutto ciò che si vuole?

496
I consigli della psicologa sulla dieta
I consigli della psicologa sulla dieta

Siamo ormai giunti all’estate con la fatidica prova costume.

Quest’anno in modo particolare l’argomento risuona come un campanello d’allarme, visto che l’obesità è in continua crescita, e durante il lockdown è peggiorata così come il sovrappeso, stando al secondo Italian Obesity Barometer Report, realizzato in collaborazione con ISTAT e presentato di recente dall’Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation.

Inoltre, il 44% degli obesi intervistati ha dichiarato di aver abbandonato la dieta, questo però non è un dato che stupisce, infatti chiunque ha tentato, o anche riuscito, a dimagrire, sarà consapevole della fatica di mantenere nel tempo i risultati tanto desiderati e sofferti.

Anche se armati delle nostre migliori intenzioni, come mai non riusciamo a mantenere quel peso tanto agognato, con conseguenze negative anche sulla nostra autostima?

Semplice! Le diete si basano sul controllo, dapprima efficace, che porta alla perdita di controllo, sulla limitazione e sul sacrificio che alla lunga, si rivelano fallimentari, perché l’astinenza porta sempre in sé il desiderio da ciò da cui si astiene. In definitiva, le diete non rispettano quello che il cibo rappresenta da sempre per l’uomo e cioè una fonte di piacere.

Cos’è che determina questo fallimento della dieta sul lungo termine? Vediamo insieme i sette errori, individuati dal professore Giorgio Nardone, presso il Centro di Terapia Breve Strategica di Arezzo, che ci impediscono di rimanere in forma, facendoci perdere il controllo sulla nostra dieta?

  1. Come diceva Oscar Wilde «Niente è più irresistibile di un divieto da trasgredire», proprio in virtù del divieto di mangiare certi cibo calorici, questi divengono sempre più desiderati, fino ad apparire irrinunciabili.
  2. La vittoria illusoria di una battaglia, diviene la sconfitta della guerra”. A partire dall’apparente successo della dieta intrapresa, con la perdita di peso iniziale, seguita dall’inevitabile perdita di controllo sullo stimolo della fame, si crea l’illusione che prima o poi si riuscirà a mantenere il peso desiderato.
  3. Per evitare le tentazioni, rinuncio alle sensazioni”. Anche l’evitamento dei cibi che più ci piacciano e delle situazioni in cui il cibo è coinvolto, sono un continuo sacrificio che ci porta ad essere persone spente, che cercano di tenere a bada ogni tentazione e nel tentativo di essere magri, guadagnando piacevolezza, risultano invece aridi e privi di fascino, perché come diceva S. Agostino: «Nessuno può vivere senza piacere».
  4. Poiché non ci riesco mi lascio andare”. Quando il ripetuto tentativo di dimagrire e sentirsi in forma fallisce, una delle reazioni più comune è quella di rinunciare e abbandonarsi ai piaceri della tavola senza alcun freno.
  5. La lotta continua: devo consumare più di quanto mangio”. Un altro modo per fallire è quello di considerare il regime alimentare come un mero conto matematico delle calorie assunte e di quelle consumate, costringendoci ad estenuante esercizio fisico, che può portare ad instaurare un vero e proprio circolo vizioso del tipo: aumento dell’appetito dovuto all’aumentare dell’esercizio fisico.
  6. Se mangio troppo, dopo vomito”. L’induzione del vomitodopo aver mangiato è la forma più perversa di controllo alimentare, che, se reiterata più volte, si può trasformare presto in vomiting, uno dei disordini alimentari più frequenti negli ultimi anni.
  7. L’ultimo modo per fallire nella dieta è sicuramente quello di affidarsi a soluzioni che non richiedano sforzi, come prodotti farmaceutici o cosmeticipubblicizzati che promettono di dimagrire senza sforzi e producendo il cosiddetto effetto delega, che va ad incidere pesantemente sulla nostra autoefficacia, facendoci credere incapaci e senza risorse.

«Se vuoi imparare a raddrizzare qualcosa, prima studia tutti i modi possibili per storcerla». Recita così un vecchio stratagemma cinese, pertanto, una volta acquisita la consapevolezza degli errori commessi è possibile trovare con maggiore facilità le strategie funzionali alla risoluzione dei problemi di vita quotidiana.

A partire da tali premesse, il professore Giorgio Nardone ha messo a punto la cosiddetta dieta paradossale[1], che si basa su una logica non ordinaria che permette di raggiungere un obiettivo di notevole importanza: la gestione equilibrata del piacere derivante dal cibo. Una delle regole fondamentali della dieta paradossale è quella del concedersi solo e soltanto ciò che più piace, ma esclusivamente nel corso dei tre pasti principali: colazione, pranzo e cena.

hi si concede ciò che desidera, dopo un po’ non lo desidererà più così tanto. Può accadere che nella prima settimana si verifichi un aumento di peso, ma ne vale la pena. Perché se io mi concedo tutto ciò che mi piace alla fine “saturerò” il mio desiderio, toglierò a quei cibi l’aspetto trasgressivo che li rendeva attraenti e potrò rinunciarvi senza fatica e frustrazione. In questo modo il nostro organismo si orienterà spontaneamente su piatti salutari, ripristinando un meccanismo autoregolativo.

Per le altre regole che riguardano la dieta paradossale Vi do appuntamento al prossimo mese!

[1] G. Nardone, La dieta paradossale. Sciogliere i blocchi psicologici che impediscono di dimagrire e mantenersi in forma, Ponte alle Grazie, Milano 2007.


Qui troverai tutti i contributi a Agorà, la Filosofia in Piazza

a cura di Michele Lucivero

Qui la pagina Facebook Agorà. Filosofia in piazza e Oikonomia. Dall’etica alla città