Dalle elezioni polacche del 2017 alla contesa giudiziaria con l’Unione europea. Polexit in arrivo?

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Nelle ultime settimane, dopo la sentenza della Corte Costituzionale polacca che, in breve, consiste nel non riconoscimento della supremazia delle leggi europee su quelle polacche, uno dei principi fondativi dell’Unione Europea, si è tanto parlato di possibile Polexit. Se è vero che la sentenza non ha precedenti nella storia dell’Unione europea, è altrettanto chiaro che questo è solo l’utlimo tassello di una contesa giudiziaria tra Polonia e Ue che procede da decenni.

Partendo dal 2017, la vittoria da parte del partito Diritto e Giustizia, di estrema destra ha determinato a detta di molti esperti di diritto internazionale la compromissione dell’indipendenza di tribunali e magistratura. La Corte Costituzionale polacca stessa appare gremita da giudici nominati direttamente dal governo e giudicati vicini a Diritto e Giustizia.

Un sentore della situazione attuale risale a luglio quando la Corte di giustizia dell’Unione europea aveva giudicato negativamente la cosiddetta Sezione disciplinare della Corte suprema polacca, un organo istituito nel 2017 per indagare sugli errori giudiziari dei magistrati. Secondo la Corte europea quest’organo minacciava lo stato di diritto e l’indipendenza del sistema giudiziario e aveva emesso un ordine provvisorio per bloccarne le attività. In tutta risposta il Tribunale costituzionale polacco aveva emesso una sentenza per cui le misure provvisorie della Corte (dette “ad interim”) non erano compatibili con la costituzione della Polonia. Il problema del rispetto dello stato di diritto in Polonia è andato però ormai ben oltre: il governo di Diritto e Giustizia guidato da Mateusz Morawiecki ha approvato diverse leggi contro la libertà di informazione, i diritti delle donne e della comunità LGBT+.

Bruxelles, la sede della Commissione europea

Arrivando alla sentenza di giovedì 7 ottobre, la Corte Costituzionale polacca ha stabilito che gli articoli 1 e 19 del Trattato sull’Unione Europea, aggiornato l’ultima volta nel 2007, sono incompatibili con la legge polacca perché ogni sentenza o atto normativo dell’Unione Europea deve essere conforme alla legge polacca, per essere applicato in Polonia. Il governo di estrema destra del primo ministro Mateusz Morawiecki ha appoggiato la sentenza, che è così ufficialmente entrata in vigore dopo essere stata pubblicata sulla gazzetta ufficiale del Paese.

La Commissione europea, organo esecutivo dell’Unione europea, si sta trovando in difficoltà perché non dispone di strumenti coercitivi “diretti” sufficienti per costringere uno stato membro a rispettare le sue decisioni. Tuttavia, se nel 2017 aveva avviato una procedura di infrazione mai portata a termine, oggi è arrivata a bloccare i fondi del cosiddetto Recovery Fund alla Polonia finché non accoglierà le indicazioni dell’Unione Europea. Tra prestiti e sovvenzioni, il Recovery vale 46 miliardi di euro per la Polonia. Un ulteriore strumento che la Commissione potrebbe adottare è il meccanismo di condizionalità che permette di bloccare gli altri fondi dell’Ue ai paesi che non ne rispettino i principi fondamentali.

In ogni caso, l’ipotesi che la Polonia esca dall’Unione europea appare lontana. La Polonia rimane un paese povero e fortemente dipendente dai fondi Ue, la maggior parte dell’elettorato polacco è pro Europa ed è, infatti, sceso in piazza per testimoniarlo mentre l’Unione europea stessa in primis vuole evitare un doppione della Brexit e in secondo luogo non ha gli strumenti per espellere uno stato membro.

Decine di migliaia di polacchi in piazza contro la “Polexit”
Decine di migliaia di polacchi in piazza contro la “Polexit”

Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli ha, però, dichiarato che la sentenza in Polonia “non può rimanere senza conseguenze”. Occhi puntati quindi su oggi, martedì 19 ottobre, quando si terrà un dibattito sullo stato di diritto in Polonia in cui interverranno sia il primo ministro Morawiecki, sia la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Un ulteriore appuntamento per discutere sarà, poi, il Consiglio europeo del 21 e 22 ottobre. Sia gli euroscettici che gli europeisti aspettano da tempo di sapere quali sono i confini della sovranità dell’Unione europea. Chissà se questa volta arriverà una risposta.