Stellantis di Cassino: quale futuro per lo storico stabilimento Fiat?

1576
Stabilimento Fiat-Stellantis di Cassino
Stabilimento Fiat-Stellantis di Cassino

C’era un tempo in cui i nomi delle aziende non cambiavano così velocemente, e se si chiamava Fiat, si chiamava Fiat per un secolo. O anche più. Oggi la Fiat non c’è più. Oggi la sua joint venture con Peugeot si chiama Stellantis, dopo essersi chiamata FCA, e c’è da scommettere che a breve cambierà nome di nuovo. Questo vorrà dire che tra qualche tempo la parola FIAT sarà un ricordo lontano, obsoleto, legato ad un tempo remoto in cui l’Italia si metteva in carrozza su macchine che a guardarle oggi fanno sorridere.

Eppure quel nome, oltre ad aver messo in macchina milioni di italiani, ha anche dato lavoro a moltissimi. E lo ha fatto anche nel Cassinate, dove nel 1972 fu iniziata la produzione della 126, una minuscola autovettura che sembra aver avuto più successo altrove che qui (si è continuata a fabbricare in Polonia fino al 2000).

La Fiat 126 prodotta a Cassino negli anni 70
La Fiat 126

L’insediamento della Fiat ha cambiato le sorti del Cassinate, incidendo in maniera marcata sull’occupazione e quindi sull’economia, segnando definitivamente la fine di una società prevalentemente rurale, e lanciandosi in quella che all’epoca veniva considerata l’unica via per lo sviluppo: l’industrializzazione.

La creazione del polo Fiat fu un percorso che prese alcuni anni, e fu sostenuto da moltissime forze sociali, ma soprattutto politiche. In primis Giulio Andreotti, personaggio politico da sempre legato alle zone della Ciociaria. L’idea di fondo, probabilmente, era quella di offrire delle opportunità migliori ad una popolazione martoriata dalla guerra e che vedeva un’emigrazione forzata quasi massiva, verso i paesi del nord Europa e del nord America. Fu anche concesso alla società Fiat un imponente finanziamento ventennale.

Tuttavia non tutta la società del cassinate si trovava concorde, i contadini dell’area di Piedimonte San Germano su cui stava per sorgere lo stabilimento insorsero con estrema veemenza contro il progetto. La loro recriminazione era che venivano espropriati terreni che con moltissima fatica avevano bonificato nel dopoguerra. Una situazione drammatica, ma prevalse la ragione dell’industrializzazione, e nel marzo 1971 venne gettato il primo pilastro dello stabilimento.

Da lì, ovviamente, cambiò la storia del Cassinate. La Fiat produsse un fenomeno di urbanizzazione, si creò un importante indotto, e tutto ciò diede lavoro a migliaia di persone che quotidianamente arrivavano da tutta la Provincia di Frosinone e parte di quella di Latina. Anni dopo arrivò l’Università di Cassino, con la sua facoltà di ingegneria, che nell’intento originale era proprio a supporto dell’industria meccanica del territorio.

Negli anni sono stati prodotti a Cassino numerosi modelli, dalla 131 alla Ritmo, dalla Regata alla Tipo, fino ad arrivare agli anni ’90 in cui le varie Bravo, Brava, Stilo, Croma, che però hanno avuto un ridotto successo commerciale. Da lì sono stati prodotti altri modelli, quali la Lancia Delta e l’Alfa Romeo Giulietta, ma la produzione è stata limitata. Doveva partire una produzione delle Maserati, ma il progetto si è successivamente arenato. Tutto ciò, di conseguenza, ha prodotto un calo dell’occupazione, che poi con la pandemia si è ulteriormente aggravato.

Lo stabilimento Stellantis di Cassino visto dall'alto
Lo stabilimento Stellantis di Cassino visto dall’alto

Infine, ed è notizia di queste settimane, il mancato approvvigionamento di microchip, ha portato lo stabilimento nuovamente in cassa integrazione.

Il problema non si esaurisce comunque con i micorchip, che prima o poi torneranno a rifornire il mercato italiano. Ma il calo della produzione, l’assegnazione di modelli di poco consumo, sono ciò che maggiormente preoccupa il Cassinate. La Stellantis da qualche tempo ha allargato i suoi interessi commerciali prima negli Stati Uniti e poi in Francia, diventando a tutti gli effetti una multinazionale. Con sede, peraltro, in Olanda. Quale sarà dunque il ruolo dello stabilimento di Cassino?