C.L.N. Veneto, Badii: in 20 imputati a Vicenza perché siamo per tasse solo a Serenissima Repubblica

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Fino ad oggi il nome di Patrizia Badii non mi diceva nulla e poco sapevo del Comitato di Liberazione Nazionale Liberazione Veneto (CNL Veneto).

Ma, nel primo pomeriggio, esco dalla penultima udienza del secondo processo in due giorni (c’è la sentenza l’8 ottobre per cui per questo procedimento non ha senso rifiutare la difesa come ho annunciato ieri che farò per tutti gli altri in corso o in arrivo) e vedo, guardato a debita distanza da un numeroso manipolo di poliziotti, un folto gruppo di manifestanti, rumorosi ma pacifici, con le bandiere del Leone di S. Marco e con gli striscioni inneggianti proprio al Comitato di Liberazione Nazionale Veneto.

Mi avvicino, chiedo a chi posso rivolgermi per conoscere il perché del sit-in e mi viene indicata Patrizia Badii, che mi si presenta con un grande ma determinato sorriso, un residuo accento fiorentino e la qualifica di “componente dell’Autorità Nazionale Veneta e responsabile della Difesa...” oltre che di imputata, insieme ad altri più di 20 membri del C.L.N. Veneto nel processo istruito a Vicenza con indagini partite nel 2017 per “associazione a delinquere e istigazione a non pagare le tasse“.

Come si fa, dopo due udienze consecutive di due dibattimenti diversi, altri processi in arrivo e qualche condanna già comminatami, solo perché scrivo quello che avviene e quello che vedo, da uno Stato di cui ancora accetto l’autorità ma che stimo sempre di meno, a non ascoltare questi “imputati”?

Loro sono accusati di non voler pagare le tasse a questo Stato, in cui non si riconoscono perché vogliono che rinascano le nazioni storiche della “penisola italica, tutte belle ma tutte diverse…“,  in base, dice Patrizia Badii, a convenzioni e norme internazionali che consentirebbero di pagarle, invece, agli stati “da liberare dall’occupazione” se esiste un C.L.N. che li rappresenti e li coordini.

E, dopo aver ascoltato la fiorentina Badii (“Veneto è chi veneto fa“, è così che… “annette” anche me) condannare “lo Stato italiano che istruisce processi se uno dice la verità“, come si fa a non “offrire” alla libera valutazione di tutti le sue ragioni storiche per la “liberazione” delle varie nazioni che esistono nella penisola tanto più che tra gli avvocati che difendono lei e gli altri più di venti imputati c’è il cassazionista veneziano Lorenzo Fogliata, già mio legale quando, per altri motivi, lottavo comunque a Roma, e, oltre tutto, grande studioso e cultore dell’indipendentismo?

Tanto più che Patrizia Badii, la Serenissima fiorentina, trattiene alla fine a stento le lacrime tra i cori dei suoi perché lei in un mondo di comode convenienze è disposta a pagare per i suoi ideali.