Processo BPVi 10 dicembre 2019, Tagliabue in video dopo la “noia” di Fagnani e solite baciate: ma Roetta non sa che per molti non è festa…

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Alla cinquantunesima udienza del processo BPVi cresce un qualche senso di stanchezza per la sequela di testimonianze ripetitive che affinano qualche dettaglio tecnico ma nulla aggiungono di sostanziale a quello che tutti, solo a volerlo, potevano sapere a Vicenza, anche in procura e in tribunale, fin dall'inizio del terzo millennio ("il fenomeno delle baciate era pervasivo" ha sottolineato il capo ispettore Bce Emanuele Gatti)" e che sta solo confermando il dibattimento istruito dai pm Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi davanti al collegio presieduto da Deborah De Stefano e con i giudici Elena Garbo e Camilla Amedoro.

Tutti sapevano, anche il primo testimone di oggi, il dr. Antonio Fagnani, Responsabile della Direzione Pianificazione e Controllo di Gestione della BPVi che lo conferma davanti alle domande di Pipeschi, rinforzate dall'audio del comitato di direzione del 10 novembre 2014 (l'unico registrato e messo in cassaforte da Sommella e Cauduro?!), in cui si davano (Sorato) e si accettavano (Giustini, Fagnani, ad esempio, ecc.) ordini a go go sullo svuotamento del fondo riacquisto azioni proprie e sulla caccia ad "amici" a cui assegnare per un po' di tempo azioni per un portage da un miliardo e duecento milioni circa di valore (poco reale e molto nominale).

Ma il direttore della pianificazione risponde, poi, di fronte alle contestazioni delle difese, tutte tese a svincolare, ovviamente, gli imputati propri tutelati da responsabilità dirette, ondeggia e strappa un sorriso a tutti i difensori.

L'avv. Manes raccoglie un attestato di stima per la correttezza di Pellegrini, l'avv. Miucci mette in cassa per l'ennesima volta l'avversione di Sorato verso il suo difeso Giustini, l'avv. Todaro ottiene il suo per Piazzetta, gli avvocati Manfredini e Puccetti incassano la frequente assenza fattuale dei loro assistiti, rispettivamente Zigliotto e Zonin, che più che membro del cda dal 2003, il primo, e presidente della banca da 20 anni, il secondo, appaiono quasi sempre come degli estranei ai fatti e alle strategie dell'Istituto... ben pagati ma estranei.

Ma tra i legali degli imputati c'è anche chi, l'avv. Lino Roetta, difensore di Marin, non si accontenta di un successo marginale vuole stravincere e, per ciò, arriva a sminuire i finanziamenti per quel miliardo e duecento milioni di "baciate", tutte da scalare dal patrimonio di vigilanza. Come? Con una frase che avrà fatto felice il suo cliente (ma competente come era, ed è, dentro di sé avrà pensato altro) ma stravolge la realtà: cosa volete che sia quella cifra di finanziamento concesso magari per baciate, è il senso del non sense, di fronte a impieghi per trenta miliardi complessivi della Banca Popolare di Vicenza dell'epoca?

Roetta forse dimentica o, come molti dei testimoni, che dovrebbero sedersi su sedie da imputato e non cavarsela come testimoni, fa finta di dimenticare (ma lui è un legale della difesa, quindi, questo ed altro gli è consentito) che a un miliardo e duecento milioni di patrimonio di vigilanza drogato corrispondono circa dodici miliardi di finanziamenti che non si potevano né dovevano fare e che ora chissà che fine hanno fatto (questo ci sarebbe piaciuto scoprire dal processo BPVi...).

Se non è questa affermazione che può meravigliare l'accusa, il pubblico ministero Luigi Salvadori, prima, e il suo collega Gianni Pipeschi, poi, sbottano, però, quando, a una ennesima sua "opposizione", ritardata?, alle loro domande che fa seguito a qualche obiezione di altri difensori, fanno notare a muso duro a Roetta (difeso a sua volta dai colleghi, un po' per convinzione, molto, ci appare, per lavoro di squadra) che "non si possono muovere obiezioni alle domande fatte solo dopo avere ascoltato risposte che non risultino gradite!".

Il presidente del collegio interviene allora con fermezza tutta... femminile e pone fine alle diatribe prima del break che porta al pomeriggio quando a deporre, per l'assenza giustificata di un teste e per l'acquisizione concordata tra le parti del verbale di Alessandro Fassina, c'è solo Edoardo Tagliabue.

L'imprenditore del comasco nel giochetto delle baciate (anche qui proposte da funzionari che abbiamo visto in aula come testimoni e non come imputati) ci ha lasciato circa 700.000 euro come fa ben capire, con tutti i dettagli e i nomi di contorno, il video che di seguito vi proponiamo.

Ma, prima di spegnere la telecamera che d'ora in poi utilizzeremo solo per deposizioni che abbiano un minimo di originalità rispetto a tante altre che nulla aggiungono alla conoscenza dei fatti da parte dei nostri lettori, ci tocca assistere alle scene finali di uno spettacolino con cui ci allietano soprattutto, e quasi ad ogni udienza, due dei tre team di difensori vicentini degli imputati (gli altri o sono più calati professionalmente nella parte o non hanno abbastanza humour...).

Se Enrico Ambrosetti (Zonin) è specializzato in richieste al presidente di intervalli e o accelerazioni del dibattimento in funzione delle specialità culinarie che lo attendono, prova ad imitarlo sempre più spesso Lino Roetta (Marin), che da un po' è, perciò, il bersaglio preferito di qualche, sia pur composta, ilarità della presidente che così, forse, si distrae da qualche défaillance tecnica di qualche legale di parte civile che, però, pare che stia terminando il rodaggio per un dibattimento comunque complesso e per il quale non tutti sono supportati da staff che si possono consentire solo gli imputati.

Oggi, tornando alle ilarità, ad esempio, oltre a dichiararsi "in preparazione per le prove enogastronomiche delle feste natalizie" l'avv. Lino Roetta si è allontanato festante da un incontro finale e informale di alcuni difensori col collegio e con i pm per collocare la testimonianza dell'ex ad Divo Gronchi, prevista inizialmente per il 19 dicembre ma da spostare per improvvise esigenze della legale di Giustini, che non hanno reso felici i pm per il limitato preavviso.

E la sua festa, dovuta forse allo svanire di un maggior impegno il 17 non gradito o accettato se non dai pubblici ministeri, è stata da lui annunciata più volte, anche ai muri sordi dell'aula e a chi avrebbe preferito non sentire, con l'annuncio ripetuto "panettone, panettone martedì 17...!".

Ma che volete che sia, diranno alcuni degli avvocati coinvolti nel processo e i lettori non azzerati dal crac, alleggerire qualche volta la tensione in una cupa aula penale?

Nulla, se non fosse che il processo BPVI è celebrato per far conoscere una parte, sia pur minima, della verità sul flop della banca a decine di migliaia di risparmiatori che le avevano affidato, pieni di fiducia nel presidente, nel cda e nei dirigenti, i loro risparmi e/o guadagni di una vita, poi azzerati.

Non molti di loro e a prescindere dai colpevoli, lo sapete voi avvocati Ambrosetti e Roetta?, avranno la voglia o potranno festeggiare a cuor leggero il Natale con un panettone e il futuro con maratone enogastronomiche...

Nota

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