Procuratori, il quarto potere: il calcio ormai è “cosa loro”

147
Raiola

Se è vero che ogni pastore ha le sue pecore, anche il più umile pastorello può aspirare a mettere in piedi il proprio gregge. Se poi il pastorello ha la “p” maiuscola e risponde al nome di Federico Pastorello, 46 anni, trentino di Rovereto, di professione agente-procuratore (della “P&P Sport & Management”), la gestione del gregge può diventare, col tempo, oltremodo interessante. Domanda da un milione di dollari: cos’hanno in comune i quattro personaggi che andiamo a nominarvi e cioè Antonio Conte, Romelu Lukaku, Valentino Lazaro e Antonio Candreva? Prima risposta: si tratta di tre tesserati dell’Inter e di uno (Lukaku) in predicato di diventarlo. Esatto, ma riformuliamo la domanda: che cos’hanno di altro in comune, Inter a parte, i quattro tesserati di cui sopra?

MERCANTI IN FIERA

Fino al 2015 la Figc vietava i conflitti d’interesse degli agenti Ora è tutto legale
La risposta si fa più difficile e diventa possibile solo agli addetti ai lavori: Conte, Lukaku e Candreva sono assistiti dallo stesso agente-procuratore, Federico Pastorello per l’appunto, che guarda caso ha giocato un ruolo decisivo nel portare all’Inter Lazaro dell’Herta Berlino. Pastorello fino a ieri assisteva il solo Candreva, ma dopo essere diventato l’agente dell’ex allenatore del Chelsea ha ottenuto in pratica il passe-partout per arrivare ai giocatori che desidera, o meglio, a quelli che desidera l’allenatore finito sotto la sua procura. Conte vuole Lukaku? Ecco che Pastorello ha buon gioco nel convincere il bomber del Manchester ad affidargli la sua procura: le cose “fatte in casa” saranno comunque più facili. Conte vuole Lazaro?

Ecco che l’agente del calciatore austriaco, Max Hagmayer, viene convinto da Pastorello, in quanto agente di Conte, a trasferire in regime di “cooperazione” Lazaro dall’Herta Berlino all’Inter. L’Inter vuole disfarsi di Candreva ma a Conte Candreva tutto sommato non dispiace? Ecco che scatta l’operazione mutuo soccorso tutta interna alla scuderia ed ecco che Candreva diventa, d’incanto, titolare inamovibile dell’Inter in tutte le amichevoli estive passando da zimbello dei tifosi a idolo ritrovato.

Tutto regolare? Stando alle nuove regole, sì. E tuttavia, fino all’1 aprile 2015 la normativa Figc vietava ai procuratori di rappresentare, oltre a calciatori, anche allenatori; c’era un palese conflitto d’interessi che la liberalizzazione dell’albo degli agenti, fatta in modo selvaggio, ha reintrodotto ponendo le basi di derive che definire pericolose è dire poco. Ricordate il caso della Gea, la piovra dei procuratori “figli di” (c’erano i figli di Moggi, di Geronzi, di Tanzi, di Calleri, di De Mita) che manovrava centinaia di calciatori oltre a molti allenatori? Beh, messa fuorilegge e dichiarata defunta l’1 agosto 2006, in pieno scandalo-Calciopoli, la Gea (o quantomeno svariati suoi cloni) ha ripreso a vivere, nel sempre più disastrato, economicamente ed eticamente, calcio italiano senza che nessuno dicesse bah. Le nuove regole lo permettono e Pastorello è solo uno dei tanti: si pensi ad Alessandro Lucci, agente procuratore della “WSA”, che dopo aver inserito in scuderia l’allenatore Vincenzo Montella ha fatto in modo di portare, nei vari club in cui il tecnico ha allenato, una teoria di giocatori “di scuderia” come Badelj (Fiorentina), Muriel (Sampdoria), Suso (Milan).

Questo, in tema procuratori, è lo stato dell’arte in Italia al fixing di martedì 6 agosto 2019. Rispetto all’universo mondo restiamo comunque un vaso di coccio tra vasi di ferro. In un recente studio, Milano Finanza ha stilato la classifica dei procuratori col parco-giocatori più ricco, e ai primi cinque posti troviamo cinque agenzie straniere.

Guida la classifica la “Stellar Football” di Jonathan Barnett, inglese, che gestisce calciatori per un valore di 1,11 miliardi di euro (e che potrebbe schierare una squadra così composta, modulo 4-3-3: Szczesny; Trippier, Andersen, Holding, Chilwell; Loftus-Cheek, Nìguez, Sigurdsson; Ihenacho, Maxi Gomez, Bale), seguita dalla “Gestifute” di Jorge Mendes (1,03 miliardi), dalla “Lian Sport” di Damjanac eRamadani (681,7 milioni), da Mino Raiola, agenzie ovunque, da Malta all’Irlanda (616,7 milioni) e dalla “Rogon SM” (559,7). Secondo Forbes, nel 2018 il solo Mendes ha guadagnato di commissioni 100 milioni, Barnett 79,5 e Raiola 62,9. Per capirci, Messi ne guadagna 42 e CR7 31. Dilettanti, al confronto.