Proposta di decreto per le Comunità energetiche: oltre agli incentivi, semplificazione e informazione

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Comunità energetiche
Comunità energetiche

Si attende il via libera della Commissione Europea alla proposta di decreti attuativo sulle comunità energetiche ma dal Ministero dell’ambiente giungono rassicurazioni sui tempi. Si ipotizza un ridimensionamento degli incentivi, considerati eccessivi dopo il precedente dei bonus edilizia. A ogni modo, in base alle simulazioni, le misure contenute nel decreto dovrebbero consentire la creazione di 15 mila comunità energetiche a livello di comuni, con dimezzamento dei costi in bolletta per quasi 2 milioni di famiglie e riduzione di emissioni inquinanti. Un piccolo passo in avanti anche per l’indipendenza energetica del Paese.
Restano, è vero, i costi, non irrisori, per la realizzazione delle comunità, variabili in relazione a dimensioni del progetto, tecnologie utilizzate, realtà infrastrutturale esistente e incentivi governativi.

La proposta di decreto riguarda principalmente l’adozione di due misure: un incentivo in tariffa e un contributo a fondo perduto (cumulabili). Contempla anche i potenziamenti di impianti già esistenti, con finanziamenti per 2,2 miliardi di euro a carico del PNRR. S’introduce anche il c.d. silenzio-assenso della pubblica amministrazione (che varrà anche per l’installazione di impianti fotovoltaici di piccola dimensione nelle zone con vincolo paesaggistico) in caso di mancata risposta entro 45 giorni dalla presentazione della richiesta autorizzativa. Termine che potrà essere sospeso una sola volta e per un massimo di 30 giorni.

Per la verità, in Italia le CER stentano a decollare non solo per la mancanza di incentivi, ma anche e soprattutto per le complicazioni burocratiche e i cronici ritardi nella emanazione delle regole attuative. Allo stato sono solamente 16 quelle che hanno completato la procedura di attivazione presso il GSE e operative. Si queste, 3 hanno ricevuto la prima tranche di incentivi statali.

Da mesi Meritocrazia Italia insiste sulla necessità di una migliore strategia di promozione dell’autoproduzione energetica, sollecitando:
– una semplificazione delle procedure autorizzative (intervenendo ad esempio per ovviare alla farraginosità dell’iter di registrazione presso il portale del GSE);
– agevolazioni all’accesso alle informazioni necessarie per identificare il perimetro di sviluppo delle CER: è assolutamente necessario disegnare una mappa capace di dare indicazioni circa dove e con chi sia possibile costituire una comunità energetica rinnovabile, grazie alle informazioni fornite dalle società di distribuzione dell’elettricità nel Paese (alcuni distributori hanno già pubblicato sui propri siti web le mappe georeferenziate delle aree convenzionali sottese alle cabine primarie).
Inoltre, atteso che l’installazione di impianti a fonti rinnovabili richiede investimenti iniziali decisamente consistenti, anche per impianti di piccola taglia (tra 55 e 205 mila euro di investimenti), sarebbe opportuno puntare su di un coinvolgimento sempre maggiore dei player energetici.
Nel passaggio dai combustibili fossili alle energie rinnovabili bisogna necessariamente passare dal “global” al “glocal”, da una gestione dell’energia a livello globale a una gestione a livello locale perché le rinnovabili non sono centralizzabili.

Stop war.

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Fonte: Proposta di decreto per le Comunità energetiche: oltre agli incentivi, semplificazione e informazione

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