Questione Pfas e analisi Zona Arancione: le associazioni spaccate. Nota critica di Massimo Follesa (CoVePA)

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Massimo Follesa questione pfas
Massimo Follesa

Questione Pfas e analisi anche nella Zona Arancione costituita quasi interamente da comuni vicentini: le associazioni si mostrano spaccate. Lo si evince da una nota critica a firma di Massimo Follesa, portavoce OvestVI CoVePA.

Al rappresentante del Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa (CoVePA) sembra non siano andati giù i toni morbidi del raggruppamento di sigle costituito da Mamme No Pfas, E qui Stiamo, Rete GAS Vicentina, Monastero del bene Comune, Cittadini Zero Pfas, Isde, Greenpeace, Acqua bene Comune Veronese.

“L’insostenibile leggerezza della comunicazione – dice Follesa – con un secondo autogol all’incrocio dei pali. Di per se è cosa che tutti guardano increduli, per poi domandarsi: ma non è possibile che pensassero a rinviare la palla nell’altra metà campo e se la sono infilata nel sette della loro porta con una marcia indietro e un testo così goffo. 

Stiamo parlando del recente comunicato (leggi qui) relativo ai Pfas e alle analisi per i cittadini della cosiddetta zona arancione dell’inquinamento da Pfas nel Veneto occidentale, che paternalisticamente la Regione Veneto ha elargito (leggi qui). È uno scritto che porta in calce alcuni nomi del mondo nopafs. Non vale la pena di citare chi lo ha firmato, ma è opportuno sottolineare gli assenti come Pfasland, Medicina Democratica, Cilsa e, udite udite, Legambiente.

Quelli che rimangono fanno proprio tenerezza perché non si riesce a capire come fanno a non firmare con nome e cognome un comunicato; come fanno a non scrivere un nome e cognome che sia uno degli amministratori coinvolti; come fanno ad accarezzare così Zaia e i suoi fedeli scudieri Bottacin, Lanzarin e Coletto; come fanno a non tirargli una pedata, visto che il culo ce lo hanno messo da soli sulla pedata questi tre cavalieri dei Pfas?

E ancora vorremmo capire come fanno a non rivendicare che i diritti non possono essere cancellati da favori? Come si fa a non capire che far passare questo metodo paternalistico porta alla cancellazione della sanità pubblica e che di questo ne diventi complice? Come si fa a non capire che scambiare un diritto con un favore è un comportamento mafioso? Come si fa a scrivere un comunicato del genere che cancella, con poco più di una paginetta, tutte le questioni poste dall’ONU e dal prof. Orellana sui diritti negati e tutta la sostanza delle questioni poste dall’avvocato Billot di cui tanto si riempiono la bocca? 

Come fanno a continuare a non rivendicare le responsabilità penali degli organismi regionali di controllo e tutela e a dimenticare che questo sistema ha consentito di portare avanti un inquinamento per 60 anni impunemente? 

Come si fa a non comprendere la mancanza di una verifica scientifica indipendente sui protocolli del Piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta a Pfas della Regione Veneto degna di questo nome? Non si riesce proprio a comprendere come si fa a scrivere, tra il lusco e il brusco e senza alcuna stigmatizzazione ,che ‘solamente il 60% circa dei cittadini, che hanno ricevuto l’invito a partecipare allo screening nella zona rossa, ha aderito’?

Soprattutto – volge a conclusione il rappresentante del CoVePA già fortemente critico sulla questione Pfas (leggi qui) – non si riesce a capire come si fa a indebolire in questo modo gli interventi in ambito legislativo presso le commissioni parlamentari di esperti e competenti studiosi del diritto ambientale e diritto della salute, per fermare l’impiego ora e per sempre di tutte le famiglie Pfas con qualsiasi nome si vorrà chiamare in futuro i composti di fluoro e catene alchiliche (CH)”.