Le ragioni per andare a votare

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È diffusa l’idea dell’astensionismo elettorale, del non votare, Si pensa che tanto nulla cambi e che le situazioni di disagio di qualunque natura non sono mutate né muteranno. In realtà non corrisponde del tutto al vero che non vi siano mutamenti. Si pensi ad esempio alla legge sulle unioni civili. Il disagio di natura economica perdura, come quello in relazione al funzionamento della Giustizia e della Pubblica Amministrazione. Occorre, però, fare un approfondimento.

Non esiste una bacchetta magica per risolvere i problemi. Gli stessi nascono non dai politici, che poi non saprebbero risolverli, ma dalla stessa società civile, dai rapporti che intercorrono tra i cittadini, dai comportamenti non sempre ispirati a valori etici.

La situazione dell’economia dipende da vari fattori, in particolare dell’andamento dell’economia internazionale entro la quale il Paese opera.

Esistono lobbies forti nel difendere i loro interessi consolidati. Altra cosa che va tenuta presente è la frammentazione dei partiti, segno della frammentazione della società.

Nessun partito ha potuto realizzare (o progettare) in pieno il suo programma, ma è stato costretto a mediazioni con gli altri.

Insomma, le forze politiche sono limitate nella loro azione da vari fattori.

Naturalmente va tenuto conto che alcune forze politiche fanno promesse elettorali irrealistiche o dannose, parlando alla pancia non al cervello degli elettori.

Le scelte elettorali vanno fatte sulla base dalla serietà e realizzabilità dei programmi elettorali, tenuto conto del comportamento anteatto dei vari partiti, con la consapevolezza dei limiti che incontreranno.

Ma vi è una ragione di fondo per andare a votare.

Democrazia significa diritti civili ed elezioni di rappresentanti, non essendo possibile riunire milioni di persone a votare in una piazza, come nell’antica Atene.

Vi è un binomio indissolubile tra diritti di libertà e libere elezioni. Senza le stesse i diritti di libertà verrebbero meno. Non votare è rinunciare a tutelare i diritti di libertà.

Gli stessi non possono resistere in presenza di un potere che non sia il risultato della volontà popolare.

Non votare è rinunciare a tutelare la propria libertà, e affidare ad altri il potere di decidere.

In definitiva votare è un bene pur nella consapevolezza dei limiti che tale diritto possiede.

Il passo ulteriore è non votare di pancia o votare come si giocasse alla lotteria.

Se non ci si presenta nel supermercato della politica il meglio è comunque opportuno, votare il meno peggio.

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