Rapporto statistico 2021 della regione Veneto: alcune note sulle prospettive dello statistico Luca Fusaro

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Rapporto statistico 2021 del Veneto presentato da assessore Bilancio e alla Programmazione, Francesco Calzavara
Rapporto statistico 2021 del Veneto presentato da assessore Bilancio e alla Programmazione, Francesco Calzavara

Il tema: prospettive La diciottesima edizione del Rapporto Statistico Regionale del Veneto presentato il 21 dicembre scorso dall'assessore Bilancio e alla Programmazione, Francesco Calzavara, è dedicata al tema delle “prospettive” ed è ispirata dalle dinamiche di resilienza e risposta createsi a seguito della pandemia da Covid19. Il tema delle “prospettive” evidenzia gli sforzi che la nostra comunità sta mettendo in atto per riprendersi il futuro, dopo essere stata sottoposta a una forte turbolenza che ha modificato le dinamiche di carattere sociale, economico e culturale. Allo stesso tempo, il Rapporto fornisce attraverso i due focus “transizione verde” e “istruzione e competenze” un quadro del Veneto sulle tematiche del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.   

La congiuntura in sintesi

  • Il PIL del Veneto nel 2021 cresce del 6,6% rispetto al 2020
  • +23,4% l’export veneto nel 1°semestre 2021, superati anche i valori raggiunti nel 2019
  • Il turismo si sta riprendendo: +51,6% delle presenze nei primi 10 mesi del 2021 rispetto al 2020. Dopo il record 2019 di 71 milioni di presenze turistiche, il 2021 regge soprattutto nel trimestre estivo
  • Nel 2020 la pandemia frena la crescita occupazionale, calano gli occupati, aumentano disoccupati e inattivi e aumenta il gap per donne e giovani, ma la situazione lavorativa in Veneto è comunque decisamente migliore di quella della media nazionale
  • Nel 2021 le aziende venete tornano ad assumere: particolarmente positivo il III trimestre, in quanto nei mesi estivi si conta il 4% in più delle assunzioni registrate nello stesso periodo del 2019 e il 13% in più rispetto al 2020 

I fondamentali dell’economia

PIL Italia In Italia lo scoppio della pandemia porta alla recessione più rilevante del dopoguerra, ma è in atto la ripresa. In base ai dati dei primi tre trimestri, l’incremento acquisito del PIL italiano per il 2021 è pari al 6,2%.

PIL Veneto    Nelle previsioni del 2021 si ipotizza che l’impatto economico degli effetti del Covid-19 sia superato e la crescita sia d’intensità superiore a quella nazionale: +6,6%; lo sviluppo è ben sostenuto dalle esportazioni e dalla domanda interna, si stima infatti un rialzo degli investimenti del +16,2% e dei consumi delle famiglie del +5%.

L’impatto della prima ondata di Covid-19 in Veneto è notevole per il peso del territorio in termini produttivi (la variazione percentuale del PIL si stima -9% nel 2020), ma la regione mostra una capacità di reazione superiore alla media nazionale. Per l’industria si prevede nel 2021 quasi un completo recupero del crollo registrato nel 2020 (+10,3% del valore aggiunto nel 2021 rispetto al 2020), mentre per il terziario (+4,5%) il miglioramento previsto copre solo in parte le perdite subite nel 2020 soprattutto a causa delle filiere del turismo, ristorazione e tempo libero. Le costruzioni nel 2021 vedono un aumento relativo maggiore (+20,1%), trainate anche dall’utilizzo dei bonus sull’edilizia.

Interscambio commerciale - Nei primi sei mesi del 2021 il Veneto esporta merci per un valore pari a 34,1 miliardi di euro, evidenziando una crescita del 23,4% rispetto allo stesso periodo del 2020 e addirittura del 5% se confrontato con i primi sei mesi del 2019. A trainare l’export veneto sono i settori delle produzioni di metallo, dei beni del comparto moda e del comparto dell’occhialeria. Quanto ai mercati di destinazione, si segnala il sensibile aumento delle vendite verso tutti i principali mercati di sbocco, con picchi in Francia, Germania e USA.

Turismo         Dopo un 2019 con cifre record per il turismo veneto (20 milioni di arrivi e 71 milioni di presenze) e un 2020 pietrificato dalla pandemia, finalmente nel quadrimestre estivo 2021 si iniziano a registrare flussi turistici molto positivi (+61,1% rispetto al 2020) e che reggono il confronto con lo stesso periodo pre-pandemia: si contano oltre 39 milioni di presenze, contro i 46 milioni del 2019. Gli italiani aumentano del +15,9%, mentre il passaggio alla zona bianca di giugno e la ripresa dei voli USA-Venezia di luglio, rappresentano un invito anche per gli stranieri, i cui pernottamenti risultano in forte aumento rispetto all’anno scorso (raddoppiati nel quadrimestre giugno-settembre), nonostante il confronto con il 2019 non sia ancora favorevole (-27,5%). 

Il sociale

Lavoro Prima del “ciclone” Covid, il mercato del lavoro nella nostra regione registrava ottime performance. Occupazione in crescita, disoccupazione in calo: uno scenario che lasciava intravedere un consolidamento della ripresa in atto dopo la crisi economica iniziata nel 2008. Nel 2020 la pandemia frena la crescita occupazionale, calano gli occupati, aumentano disoccupati e inattivi e aumenta il gap per donne e giovani.

Rispetto al 2019, in Veneto gli occupati scendono del 2,4% e le persone in cerca di lavoro aumentano dello 0,2%, valore quest’ultimo che va letto insieme al dato degli inattivi che cresce del 5,3%. Principalmente colpiti donne e giovani: in Veneto la disoccupazione sale al 7,5% fra le donne ed è pari al 21,9% fra i giovani.

La situazione lavorativa in Veneto è comunque decisamente migliore di quella della media nazionale. Nonostante la flessione registrata nel 2020, il tasso di occupazione in Veneto mantiene un valore poco distante dai dati pre-crisi economica: nel 2008 era 66,4% e nel 2020 è 65,9% (Italia 58,1%). Il tasso di disoccupazione è pari al 5,8%, il quinto valore più basso d’Italia (Italia 9,2%) e inferiore a quello medio europeo (7,1%). Inoltre, la disoccupazione giovanile (21,9%) si mantiene tra i valori più bassi nella graduatoria regionale (Italia 29,4%) ed è molto distante dal valore del 27,6% toccato all’apice della crisi economica nel 2014.

Assunzioni - Nel 2021 le aziende venete tornano ad assumere. Dal II trimestre del 2021 si iniziano a intravedere segnali positivi di ripresa. Secondo i dati pubblicati da Veneto Lavoro, che fornisce periodicamente le quantificazioni dell’impatto della pandemia sulla dinamica del lavoro nelle aziende private in Veneto, a partire da giugno 2021 le assunzioni (relative ai contratti a tempo indeterminato, determinato e di apprendistato) tornano ai livelli registrati nel 2019.

Particolarmente positivo il III trimestre, in quanto nei mesi estivi si conta il 4% in più delle assunzioni registrate nello stesso periodo del 2019 e il 13% in più rispetto al 2020. Il gap con i livelli pre-pandemia si sta riducendo anche se, viste le difficoltà dei primi mesi dell’anno, complessivamente nel periodo gennaio-settembre 2021 le assunzioni rimangono il 13% in meno di quelle del 2019.

La transizione verde

Con l’espressione “transizione verde” si intende la trasformazione da un sistema produttivo intensivo e non sostenibile dal punto di vista dell'impiego delle risorse, a un modello che invece ha nella sostenibilità ambientale, e di conseguenza sociale ed economica, il proprio punto di forza. Dall’Agenda 2030 dell’ONU, al Green deal europeo, fino al PNRR e la Strategia di Sviluppo Sostenibile il tema della transizione verde è al centro delle strategie.

Affrontare questa tematica viene reso necessario e urgente dai cambiamenti climatici in atto: a partire dalla seconda metà degli anni ’80 i dati rilevati dalle stazioni ARPAV attestano un incremento di oltre 0,5 °C per ogni decennio, mentre l’intensità media annuale delle precipitazioni è aumentata del 5% per ogni decennio. Cambiamenti climatici e inquinamento sono le priorità dell’Europa del Green Deal che punta alla neutralità climatica al 2050, ossia le emissioni di gas serra non dovranno essere superiori alla capacità della terra di assorbirle. L’andamento delle emissioni nella nostra regione dimostra che dopo la crescita fino agli anni 2000, le emissioni di gas climalteranti sono in diminuzione, con una decrescita del 25% circa dal 1990 al 2015.

Nel modello di economia circolare le risorse (input) sono materie “seconde”, ossia prodotti che hanno esaurito la propria utilità e vengono reimpiegati/riutilizzati, oppure sono degli scarti vengono trasformati in risorse per produzioni successive. Il Veneto mostra un buon livello di efficienza nell’utilizzo delle risorse materiali rimanendo appena sotto la media nazionale per il consumo di materiale interno in rapporto alla popolazione (7,6 tonnellate pro capite in Veneto nel 2017, 8,0 a livello nazionale). Oltre a ciò il Veneto mostra un buon indice di recupero: 68% è la percentuale di materia proveniente dalle attività di trattamento del rifiuto urbano reimmessa nel ciclo produttivo industriale, rispetto al totale dei rifiuti prodotti.  Questo risulta possibile anche per la presenza di un modello di gestione dei rifiuti urbani efficiente, con una produzione di rifiuti abbastanza contenuta anche considerando il PIL della regione. La raccolta differenziata ha raggiunto la percentuale del 75% confermando il trend positivo degli ultimi anni: un risultato assai rilevante se confrontato con la media nazionale che si attesta al 61% e che permette al Veneto di essere la regione leader in Italia già da alcuni anni.

I settori dell’economia circolare in Veneto realizzano nel 2018 un valore aggiunto di 2 miliardi di euro, pari all’1,2% del PIL (1,1% in Italia), e occupano quasi 48 mila addetti, il 2,8% del totale (2,1% in Italia, 1,7% nella UE). Tra il 2015 e il 2018 il settore è cresciuto del 13,2%, in termini di valore aggiunto.

L’attenzione alla sostenibilità è vivo nelle imprese venete: il 65,4% delle imprese attive venete con 3 e più addetti dichiarano di ridurre l’impatto ambientale delle proprie attività, a fronte di una quota nazionale del 66,6%.

Del variegato concetto di “sostenibilità” in ambito turistico, viene analizzato il lento ma costante processo di destagionalizzazione dei flussi turistici e la delocalizzazione nei borghi storici bandiere arancioni per il Touring Club, nelle colline del Prosecco patrimonio dell’Umanità UNESCO, nelle ville venete, che stanno registrando un veloce recupero.

Come il turismo, il tema della mobilità viene analizzato dal punto di vista di impatto ambientale; tra gli elementi che stanno emergendo in Veneto vi è l’aumento delle piste ciclabili e lo svecchiamento del parco autobus adibito ai servizi di trasporto pubblico locale.

Istruzione e competenze, pilastri dell’inclusione sociale

Un’educazione e una formazione inclusiva e di qualità per tutti è il tema strutturale della Missione 4 del PNRR “Istruzione e ricerca” che punta al potenziamento dell’offerta quantitativa e qualitativa dei servizi di istruzione, dagli asili nido alle università, rimuovendo i possibili ostacoli all’accesso al sistema educativo. Anche il Goal 4 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile vuole “assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti” come driver chiave per la crescita, l’occupazione, l’innovazione e la competitività.

E’ già nella prima infanzia che ha inizio il ciclo educativo e di istruzione: potenziare i servizi socio-educativi per questa fascia di età è fondamentale in quanto rappresentano un importante stimolo pedagogico per i bambini, da un lato, e un servizio assistenziale e di sostegno al lavoro femminile dall’altro. Nel 2019 in Veneto il numero di posti negli asili nido è 30,6 ogni 100 bambini 0-2 anni, superiore alla media nazionale (26,9%), ma al di sotto dell’obiettivo fissato dal Consiglio europeo (33%).

Favorire l’accesso all’università, anche tramite il potenziamento dell’orientamento attivo nella transizione dalla scuola, contribuisce a raggiungere l'obiettivo strategico di aumentare il numero dei laureati e garantire condizioni lavorative più favorevoli. Nonostante in Veneto il numero di giovani laureati sia in crescita, il confronto con gli altri Paesi europei vede la nostra regione, come il resto d’Italia, in svantaggio: in Veneto il 30% dei giovani 30-34 anni è laureato (il 28% in Italia) a fronte del 41% della media europea.

Il divario di giovani laureati tra Italia e UE è dovuto anche, sebbene non esclusivamente, alla carenza di offerta di formazione professionale avanzata. In Italia ci sono circa 20 mila iscritti ai corsi di Istruzione tecnica superore (ITS), quando, ad esempio, in Germania sono 800mila e in Francia 600mila. In Veneto i percorsi di specializzazione tecnica post diploma contano circa 2mila iscritti e riescono a garantire all’86% dei diplomati un lavoro a un anno dal diploma.

Tra gli ostacoli che precludono a bambini e ragazzi alcuni percorsi e alcune opportunità vi sono le disparità di genere, che emergono già nell’ambito della scuola superiore e si ripercuotono poi nel mondo universitario. Ad esempio, in Veneto le facoltà scientifiche-tecnologiche (discipline STEM) sono scelte dal 14% delle ragazze e dal 43% dei ragazzi.  

Una delle priorità trasversali del PNRR è anche quella di eliminare tali disparità ampliando le competenze di base e promuovendo la cultura scientifica. Si tratta di un obiettivo imprescindibile soprattutto in vista della transizione digitale a cui è chiamato il nostro Paese.

Per essere inclusiva, la transizione digitale deve avere come prerequisito il raggiungimento delle competenze digitali necessarie ai cittadini per esercitare i propri diritti di cittadinanza on line. In Veneto il 24% della popolazione possiede competenze digitali elevate contro il 33% medio europeo, con un gap di 9 punti di scarto a sfavore delle donne.

Occorre recuperare il potenziale delle nuove generazioni: l’inclusione mancata si riverbera nella povertà educativa e nell’abbandono scolastico prematuro, nonché nell’aumento del fenomeno dei Neet, i ragazzi esclusi sia dal sistema formativo che dal mercato del lavoro.

Il tasso di abbandono scolastico in Veneto interessa il 10,5% dei ragazzi di età 18-24 anni (13,1% in Italia), specie se provenienti da famiglie più svantaggiate; la percentuale di Neet nel 2020 è salita al 14,7%, mantenendosi comunque uno dei valori più favorevoli  tra le regioni italiane (23,3% in Italia).

Infine, è fondamentale lavorare perché ci sia sempre più corrispondenza tra competenze acquisite lungo il percorso d’istruzione e quelle richieste dal mercato del lavoro. I ripetuti shock subiti dai mercati negli ultimi anni hanno dimostrato come la parola chiave per imprese e lavoratori sia “flessibilità e adattamento”. E’ la prima competenza richiesta dalle imprese venete alla ricerca di candidati da inserire nel proprio organico[1]: 64% è la quota di assunzioni previste per le quali questa competenza è ritenuta di importanza "elevata" nel 2020. Sempre più richieste le green skill (molto importanti per il 37% delle assunzioni previste) e le competenze digitali: la domanda riguarda in maniera trasversale tutti i profili, sia le professioni altamente qualificate che quelle meno.

[1] Dati del Sistema Informativo Excelsior-Unioncamere

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