Rifondazione Comunista: “governo dica no al nucleare”. Appello a Variati su basi USA: “ci dica se ci sono armi nucleari”

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Longare, una vista della caserma Pluto Usa a Vicenza
Longare, una vista della caserma Pluto Usa a Vicenza

Rifondazione Comunista, assieme a Paola Nugnes, uscita dal Movimento 5 Stelle e ora iscritta proprio in Rifondazione, ha chiesto al governo di firmare il trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari, attraverso un’interrogazione al ministro degli Esteri Luigi Di Maio e della Difesa Lorenzo Guerini. “Il trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari (TPAN) che considera tali ordigni illegali per il diritto internazionale al pari di quelle chimiche e batteriologiche è in vigore dal 24 ottobre. L’Italia non lo ha firmato e l’impegno a sostenere la sua ratifica, ufficialmente sottoscritto da 260 parlamentari (compreso l’attuale ministro degli Esteri) rimane lettera morta. – si legge nella nota di Rifondazione -. L’uscita di scena di Trump e l’arrivo del neo presidente Biden non sembra voler promuovere un cambio di rotta in merito al potenziamento della Nato, con annessa richiesta a tutti gli stati che ne fanno parte di un aumento delle spese militari fino al 2% del Pil e rilancio della guerra fredda”.

“Il “nuclear sharing” in Italia si traduce nel dare ospitalità a decine di testate nucleare statunitensi (Ghedi, Aviano) addestramento di cacciabombardieri Tornado per il loro utilizzo, adeguamento delle basi in attesa dell’arrivo degli F35. Tale scelta trasforma il territorio nazionale in obiettivo strategico per nemici altrui. L’Italia non ha bisogno di nemici ma di pace, stabilità, cooperazione internazionale e risorse per affrontare la gravissima crisi socio sanitaria in corso”.

A Vicenza ci sono le ben note basi militari americane Ederle e Dal Molin,contro cui si batté anche Lidia Menapace, scomparsa oggi, ma appena fuori, a Longare, c’è anche la Site Pluto e sui colli, ad Arcugnano, cè la base Fontega, con deposito di armi e munizioni di proprietà dell’esercito americano. In questo caso non c’è l’ufficialità sulla presenza in (o sotto) queste basi e depositi di armi nucleari, ci sono solo delle ‘leggende metropolitane’ (fino a prova contraria) che tutti abbiamo sentito da bambini, che riguardano i Colli Berici pieni di missili. Abbiamo quindi parlato con Roberto Fogagnoli, segretario provinciale di Vicenza del PRC.

Se a livello nazionale si chiede a Conte di firmare il trattato anti-nucleare, a livello locale si potrebbe chiedere a Rucco e Zaia se non altro di sapere se sul nostro territorio siano presenti armi nucleari?

Si può senz’altro chiedere a Rucco e a Zaia di fare chiarezza se ci siano anche in Veneto armi nucleari, ma ci ricordiamo l’editto che arrivò da Roma sul Dal Molin (governo Prodi, n.d.r.). A Longare per giorni, mesi, anni, i compagni hanno fatto sit in. Si dice che sotto alla Pluto ci siano armi nucleari, io non credo sia solo una leggenda metropolitana. Ma Rucco e Zaia non hanno potere sulle questioni che riguardano le basi USA, mentre Variati, ex sindaco di Vicenza, oggi sottosegretario all’Interno, potrebbe dirci qualcosa, essendo in contatto con ambienti governativi romani. Si potrebbe fare appello a lui per riuscire a sapere se nel nostro territorio ci sono armi nucleari o no, in attesa di sapere se il governo firmerà o no il trattato. In linea teorica, il Movimento 5 Stelle è quello che ha maggior peso ed è sempre stato pacifista e contrario alle spese militari. A me sembrerebbe strano che non ci fossero armi nucleari anche a Vicenza, perché altrimenti a cosa servono tutte queste basi americane? Solo per addestramento? Sarebbe uno spreco di soldi.

Variati, del Partito Democratico, attualmente sottosegretaio all’Interno, da sindaco non era molto contento dell’ampliamento della base americana che ha poi portato alla costruzione della Del Din nell’ex aeroporto Dal Molin.

Infatti, all’epoca promosse un referendum che non ebbe successo. Al governo c’era Prodi, assieme a Rifondazione Comunista.

Che protestò contro il suo stesso governo

Sì, fu un momento molto doloroso per noi. Ferrero, ministro della Solidarietà Sociale in quel governo e poi segretario di Rifondazione, ci raccontava di liti, di uscite al momento del voto, perché non aveva neanche senso votare contro e partecipare a una discussione che si sapeva già orientata in un certo modo, quindi uscivamo dall’aula. Fu un travaglio, un momento duro.


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