Robert Bilott in aula al processo Pfas, Corriere del Veneto: “Miteni conosceva i rischi, ma aumentò la produzione per Dupont”

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Robert Billot
Robert Billot (foto: Tg3 Rai)

Robert Bilott ha detto che Miteni sapeva bene del pericolo nella produzione di Pfas, ma ha deciso di andare avanti, anzi incrementando la produzione. Ieri, giovedì 25 maggio 2023, si è tenuta la seduta del cosiddetto processo Pfas con alla sbarra il management dell’azienda produttrice con sede a Trissino, nel Vicentino.

L’avvocato statunitense, noto per le cause contro la DuPont in qualità di rappresentante dei querelanti della Virginia Occidentale ha denunciato per vent’anni lo smaltimento pericoloso delle sostanze chimiche acido perfluoroottanoico (PFOA) e acido perfluoroottansolfonico (PFOS) contenute nel teflon, era in aula e le sue parole sono state tradotte da due interpreti della corte dopo gli intoppi dei giorni precedenti (leggi qui).

Una puntuale cronaca dell’udienza è stata raccolta da Rebecca Luisetto per Il Corriere del Veneto in edicola oggi, che vi proponiamo qui sotto per la lettura.

Pfas, il maxi esperto americano: “Miteni sapeva tutto dal 2000”

Miteni non solo sapeva, ma aveva deciso che nonostante il rischio per la salute dei cittadini avrebbe incrementato la sua produzione di Pfas per la DuPont. Quando 3M, fornitore americano, si tirò indietro decidendo di non voler più produrre quelle sostanze perché tossiche, l’azienda di Trissino fece il contrario. Confermò alla DuPont che ne avrebbe aumentato la produzione.

Sono sconvolgenti le dichiarazioni rilasciate ieri dall’avvocato statunitense Robert Bilott nell’aula del tribunale di Vicenza in occasione del processo contro la ex Miteni. La sua testimonianza in inglese è stata tradotta da due interpreti della corte. L’avvocato è famoso per essere il primo al mondo ad aver rivelato un inquinamento da Pfas. Vista l’incidenza globale della sua causa è stato chiamato dal pm Hans Roderich Blattner.

Il risultato? Il caso DuPont è vicinissimo a quello della Miteni. L’avvocato è partito dal principio della sua causa dicendo: «Mi ha chiamato Wilbur Tennant nel 1998 perché le sue mucche continuavano ad ammalarsi. È poi emerso che a confine della proprietà c’era una discarica della DuPont che riversava nel terreno e nelle acque di un ruscello gli scarti contaminati da Pfoa e Pfos, sostanze che utilizzava per produrre il teflon dal 1951 e che comprava dalla 3M in Minnesota».

Fin dai primi anni gli scienziati si erano preoccupati del loro impatto, essendo prodotti antropici molto forti composti da fluoro e carbonio. «Nei primi anni ’60 iniziarono gli esperimenti sugli animali che mostrarono diversi problemi – afferma l’avvocato -. Fu poi 3M nel 1975 a campionare per la prima volta il sangue dei suoi dipendenti, trovando la presenza di Pfoa e Pfos. Due anni dopo si accorse che non solo erano presenti, ma aumentavano nel tempo. Per questo decise di informare DuPont, che iniziò a campionare anche i suoi lavoratori. Intanto nel 1981 uno studio sui ratti di 3M mostrò delle problematiche agli occhi. Così DuPont, facendo una verifica tra i bambini nati da poco da sette donne dipendenti, ne trovò due con malattie legate alla vista che avevano Pfoa nel sangue. Non comunicarono i sospetti ai loro lavoratori, dissero soltanto loro di non donare il sangue».

Gli studi andarono avanti, DuPont e 3M si resero conto che gli animali sviluppavano tumori. Le sostanze erano tossiche e 3M decise di dire tutto all’Epa, l’agenzia americana per la protezione ambientale. Siamo nel 1999 e viene organizzato un meeting con le aziende che producono o utilizzano queste sostanze, «erano presenti anche due rappresentanti di Miteni» dice Bilott, che però non ricorda bene i loro nomi. Lì erano state esposte le preoccupazioni in merito ai Pfas e venne formato un gruppo di scienziati che iniziò degli studi sulle scimmie: gli effetti furono gravi. Dalle parole di Bilott si apprende che tra questi c’era anche il dottor Giovanni Costa della Miteni. «Visti i risultati 3M decise di sospendere la produzione. Miteni no, decise invece di incrementarla per far fronte alla richiesta di DuPont», continua l’avvocato.

Nei primi anni 2000 anche l’azienda vicentina iniziò dei campionamenti di sangue dei dipendenti, sempre sotto la responsabilità del dottor Giovanni Costa. «In quei campioni si vedeva la presenza di Pfoa e un particolare aumento di colesterolo. Quest’ultimo sarebbe solo uno degli effetti causati dai Pfas nel sangue a detta dei dodici studi epidemiologici americani realizzati tra il 2005 e il 2012 da quello che venne chiamato il Gruppo Scientifico C8. Oltre al colesterolo indicavano anche cancro ai testicoli e al rene, colite ulcerosa, problemi in gravidanza e disfunzione della tiroide» conclude il legale statunitense.