Siccità, l’idea di Berlato: “vecchie cave trasformate in bacini”

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Sergio Berlato
Sergio Berlato

Censire le ex cave disseminate nel Nord Est per capire quante possano diventare dei bacini di riserva d’acqua da usare poi durante la siccità: l’idea di utilizzare le aree estrattive dismesse come laghi di contenimento temporaneo riprende forza dopo l’interessamento del consigliere regionale veneto e più volte europarlamentare, Sergio Berlato. “In giornate piovose come quelle che stiamo vivendo è facile dimenticare che solo poche ore fa la campagna soffriva per la carenza irrigua”, ha detto Sergio Berlato.

La proposta è semplice e pare esser già stata applicata con successo in Germania. I buchi nel terreno, spesso attribuibili ad aziende ormai fallite, vengono sfruttati come invasi in cui scaricare le ondate di piena di fiumi e torrenti. Uno strato di speciali argille ne garantisce la completa impermeabilizzazione e evita dispersioni nel tempo. Grazie a dei sistemi di canalizzazione è possibile persino immaginare un deflusso controllato delle acque meteoriche. L’acqua così raccolta viene, poi, distribuita in agricoltura nei momenti di scarsità o di maggior bisogno, salvaguardando le falde dai prelievi eccessivi. Di qui la proposta perché le Regioni del Nord Est si adoperino quanto meno con un censimento preliminare delle aree adatte allo scopo. Soprattutto tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia sono, infatti, decine, forse centinaia, i lotti potenzialmente idonei sui quali va disposto una verifica preliminare. In alcuni casi il territorio si presenta inquinato da scarichi abusivi di rifiuti e da frane delle sponde, con necessità di interventi di ripristino che pesano sulle casse pubbliche.

“Da anni numerosi Comuni sono alle prese con i problemi legati al degrado di queste zone abbandonate e in disuso – ha spiegato l’esponente di Fratelli d’Italia -. I meteorologi parlano sempre più spesso di eventi estremi: da periodi caldissimi e siccitosi si piomba a fasi estremamente piovose come quelle delle ultime ore. L’aumento dei posti di lavoro legati alla costruzione delle opere accessorie è innegabile. Anche il panorama circostante ne uscirebbe migliorato”.