Com’è cambiata la società con l’avvento di internet?

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Com'è cambiata la società con l'avvento di internet?

È dall’età della pietra che le scoperte e le rivoluzioni scientifiche cambiano – o meglio, accompagnano – il corso della nostra storia, deviando forse percorsi in itinere che non sapremo mai dove ci avrebbero portato. Quanto è stata fondamentale la conquista del fuoco? Quanto ci hanno dato e quanto ci hanno tolto epoche come il Medioevo, l’Illuminismo, il Rinascimento?

Immaginare mondi paralleli, magari, non interesserà a tutti, ma sarebbe affascinante poter sbirciare in una piccola finestra del tempo per capire se, senza internet, la nostra società sarebbe stata diversa o se, al contrario, alla fine saremmo comunque stati destinati a percorrere dei passaggi obbligati.

Dal 56K al mondo in tasca – In realtà, la questione è più complicata di quel che si potrebbe pensare. Quando internet è arrivato nelle nostre vite, in fondo, era lento, costoso, non universalmente accessibile e, soprattutto, raggiungibile soltanto da grossi computer che se ne stavano ad ingombrare disordinatissimi angoli delle nostre case insieme a cavi, modem e attacchi vari. La vera rivoluzione è stata riuscire a condensare tutto questo in un dispositivo che entra in una mano.

Dal PC al laptop, dal cellulare formato citofono allo smartphone ultratecnologico sono passati pochissimi anni: basta fermarsi un attimo a ricordare come vivevamo soltanto una ventina d’anni fa.

Cos’è cambiato, quindi, realmente? E cosa ci ha cambiato, di conseguenza?

Immediatezza usa-e-getta – Oggi, qualunque tipo di informazione, oggetto, persona, ente è raggiungibile attraverso un paio di click, pigiati anche distrattamente mentre siamo impegnati a fare altro.

Ci siamo abituati all’immediatezza, dimenticando il senso di soddisfazione e gratitudine che si provava quando certe cose bisognava sudarsele; quando, magari, per non gravare sulla bolletta telefonica familiare, la chiacchierata di mezz’ora con l’amica o il fidanzato ce la si andava a fare con i propri spiccioletti dal telefono pubblico. Questo “tutto e subito” ha coinvolto praticamente ogni settore della nostra vita, dallo shopping alla scuola passando persino per il gaming e il divertimento: un tempo, il gioco d’azzardo legale era appannaggio di pochissimi ed esclusivi luoghi del pianeta; certo, c’erano le bische clandestine in tutte le città, ma in quanti le conoscevano e le frequentavano davvero? Questo piccolo mondo di pochi, nel nuovo millennio, si è trasformato in un vero e proprio esercito di chance, tanto che online è possibile cimentarsi in migliaia di giochi differenti e piazzare scommesse su qualunque sport o evento del globo senza alcuna fatica, cliccando su qualche tasto virtuale di una semplice app. Ed è forse per questo che si parla tanto di ludopatia negli ultimi anni, anche perché l’offerta è talmente variegata da disorientare e non essere sempre all’altezza della legalità (come, invece, accade per bookmaker ADM e, quindi, autorizzati come https://casino.netbet.it/).

Ma di malattia da gioco si parla anche in tante famiglie in cui bambini e ragazzi passano ore e ore davanti ai videogame di ultima generazione, sfidando avversari che definiscono amici che, però, non conosceranno mai nella vita quotidiana.

Insomma, spingendoci ancora più in là del “tutto e subito” e dei concetti di capitalismo e consumismo, ci ritroviamo in qualcosa di molto più inafferrabile e impalpabile: il distacco tra la vita virtuale e quella reale.

Il ruolo dei social – Non si può, quindi, fare a meno di considerare in questo scenario il contributo dei social. Il loro ruolo è diventato di importanza epocale, se solo pensiamo che i primi controlli seri sulla qualità delle notizie e dei pensieri postati sono molto recenti.

I social network non hanno sostituito i forum di un tempo, li hanno fagocitati, regalando a tutti – davvero a tutti – la possibilità di dire e condividere qualsiasi cosa, in qualunque momento della giornata, praticamente da qualunque punto del mondo. Sono nati i gruppi, le cricche, le piccole “sette” che si uniscono intorno all’altare di un’idea comune – giusta o sbagliata che sia -, portandola avanti a spada tratta no matter what.

Come tutte le invenzioni, anche in questo caso ci sono sicuramente dei lati positivi e un pessimo retro della medaglia, ma è innegabile che la democraticità e l’immediatezza dei social abbiano anche scardinato una aggressività e una potenza d’odio che, prima, difficilmente si vedevano “sfogare” in maniera libera, costante, battente, senza sosta. Perché siamo in tanti, tantissimi a possedere almeno un account virtuale e la macchina del fango è sempre accesa in casa di qualcuno.

Insomma, chi saremmo stati, chi saremmo diventati senza internet e smartphone?

Non lo sapremo mai, ovviamente, ma già solo immaginando un’alternativa possiamo entrarci in contatto e cercare di imparare qualcosa di buono da applicare… nella nostra dimensione.