Sorveglianza Pfas Veneto, botta e risposta tra la consigliera Guarda e la Regione

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Botta e risposta sul tema della sorveglianza Pfas in Veneto tra la consigliera regionale di Europa Verde, Cristina Guarda, e la Regione.

Oggi, la consigliera vicentina ha ripreso il governo veneto, reo di aver approvato valori errati sulla sicurezza alimentare in ambito Sorveglianza Pfas. La replica da Palazzo Fero Fini non si è fata attendere.

“Rispetto a quanto indicato dagli scienziati – ha detto la Guarda -, per la Giunta regionale la quantità di Pfas assimilabili senza danno raddoppia, anzi: è 4 volte più alta. Ho richiesto di aggiornare i parametri”.

La reazione della consigliera è partita da una delibera della Giunta regionale sulla collaborazione tra l’ente e l’Istituto Superiore di Sanità proprio in merito alle azioni di sorveglianza e di monitoraggio dei Pfas in Veneto.

“In presenza di una elevata concentrazione di Pfas nella dieta dei cittadini – afferma Cristina Guarda -, aumentano i rischi per la salute dei cittadini perché aumentano i Pfas assorbiti dal corpo, un principio elementare divenuto ‘mantra’ ormai da anni. Sorprende quindi apprendere che, nonostante la bomba ecologica scoppiata proprio in Veneto e la preparazione vantata dalla Regione sul tema, sulla esposizione alle sostanze perfluoroalchiliche non si renda conto di riportare valori errati e si dimentichi di includere 2 tipologie di Pfas su 4.

Infatti, l’Ente Europeo per la sicurezza alimentare parlava molto chiaro nel 2020 indicando in 4,4ng/kg bw per settimana il valore di Pfas assimilabili, limitati a 4 tipi: Pfoa, Pfos, Pfna e Pfhxs. Nella recente delibera della Giunta regionale, dove si suggella il rapporto tra Regione e ISS nella sorveglianza dei Pfas, il valore assimilabile raddoppia, passando a 8 ng/Kg per settimana, e addirittura vale solo per Pfoa e Pfos.

Sono trascorsi 7 anni da quando la Regione avrebbe dovuto stendere un vero piano di sicurezza alimentare – puntualizza Guarda -, ma l’attesa viene vanificata nel momento in cui i parametri presi in considerazione non corrispondono a quelli indicati dalle autorità europee con maggiore competenza sul tema. Per questo ho presentato una interrogazione in Consiglio, per chiedere all’Assessore regionale alla Sanità se non intenda sottoporre a revisione i parametri indicati nell’accordo tra Regione e l’Istituto di Sanità.

Basare su dati certi il valore che stabilisce quanti Pfas possiamo ingerire – conclude Guarda – non è assolutamente secondario, da questo valore dipendono le azioni di prevenzione, ma anche la diagnosi sulla salute di chi purtroppo è stata a lungo esposto a questi veleni letali. Un errore, forse frutto di disattenzione, al quale bisogna porre urgente rimedio”.

In merito a queste dichiarazioni sul tema della sorveglianza Pfas in veneto, la Direzione Prevenzione, Sicurezza Alimentare, Veterinaria della Regione del Veneto ha fornito alcune precisazioni.

“Dalla DGR 706/2022 si evince che i valori di riferimento sono quelli stabiliti dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) del 2020 e che le sostanze da valutare sono tutti i congeneri, nello specifico 14.

Vedi al sesto capoverso delle premesse: Alla luce delle considerazioni dell’ISS, acquisite a protocollo regionale n. 273651 del 25 giugno 2019, la Regione del Veneto ha ritenuto di procedere all’elaborazione di due ulteriori piani di campionamento ed analisi con l’obiettivo, da un lato, di acquisire i dati relativi al livello di presenza delle dodici molecole PFAS, integrate da altre molecole di interesse emerse recentemente (quali GenX e cC6O4), nei prodotti alimentari e materiali a contatto con gli alimenti presenti sul mercato regionale e, dall’altro lato, di ottenere ulteriori dati analitici sui prodotti alimentari vegetali e animali campionati nella zona rossa e arancione.

E ancora a pagina 3 dell’Allegato A: in tale contesto la Regione del Veneto intende affidare all’ISS l’elaborazione dei piani suddetti con uno specifico disegno di studio e l’analisi dei loro risultati, in particolare, da un lato, per valutare l’esposizione e caratterizzare il rischio alla luce del TWI (dose settimanale tollerabile) di gruppo identificato da EFSA nel 2020 e dall’altro per acquisire elementi di conoscenza sui fattori che presiedono al trasferimento di PFAS lungo le filiere agrozootecniche; la Regione del Veneto intende inoltre avvalersi del supporto tecnico-scientifico di ISS per l’individuazione delle eventuali misure di gestione del rischio che dovessero rendersi necessarie sulla base dei risultati ottenuti, nonché per la comunicazione del rischio alla popolazione e ai portatori di interessi.

E in aggiunta all’art. 2 della convenzione con ISS, Oggetto della Convenzione l’accordo ha ad oggetto le seguenti attività:

– il disegno del Piano di monitoraggio regionale dei PFASs sugli alimenti e sui materiali a contatto presenti sul mercato e del Piano di sorveglianza dei PFAS nei prodotti agroalimentari delle zone rossa e arancione;

– l’analisi dei risultati, con particolare riguardo, da un lato, alla valutazione dell’esposizione e alla caratterizzazione del rischio alla luce del TWI di gruppo identificato da EFSA nel 2020.

La stretta collaborazione con l’ISS – conclude la nota del dipartimento – ci consente di proseguire nella valutazione e controllo della contaminazione da Pfas secondo quanto stabilito dai pareri EFSA ed aggiornare in tempo reale le attività conseguenti nell’ottica di salvaguardia della popolazione esposta”.