Taglio dei parlamentari al voto, Tony Mori (FdI): io voto No, un parlamento “ridotto” sarebbe lontano dai cittadini e dai territori

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Tony Mori, candidato nel Vicentino per Fratelli d’Italia “per Luca Zaia presidente” al consiglio regionale del Veneto, interviene con una posizione non allineata nel nostro dibattito sul referendum costituzionale del 20 e 21 settembre riguardante il taglio dei parlamentari, per la precisione di 230 deputati su 630 e di 115 senatori su 315 (con il Sì si approva, con il No si boccia e non c’è alcun tipo di quorum né di partecipanti al voto né di voti pro o contro).

Al referendum sul taglio dei parlamentari, io voterò NO. La riforma creerebbe un Parlamento più lontano dai cittadini, dai territori, dalle categorie professionali; meno in grado di rappresentarli nei processi decisionali, di sintetizzarne le istanze e di dare risposte ai loro problemi concreti. Per essere più precisi, il taglio lineare dei parlamentari – di taglio lineare, sganciato da ogni altro correttivo, infatti si tratta – trasformerà l’Italia, per quanto riguarda la Camera, nel Paese con meno deputati in Europa (0,7 onorevoli ogni 100.000 abitanti). Ancor più disastroso l’effetto sul Senato e sulla rappresentanza dei territori, dove molte Regioni perderanno fra il 30 e il 40% degli eletti, e ovunque si introdurrà una irragionevole disparità nella ripartizione dei seggi. Nella mia lunga esperienza di relazione e lavoro con le istituzioni, un fattore decisivo è sempre stato quello di riuscire a portare all’attenzione di deputati e senatori i grandi temi economici, sociali, della sicurezza; poterci parlare a quattr’occhi, confrontarmi apertamente con loro sui problemi e le soluzioni. I parlamentari, dal canto loro, hanno sempre considerato una parte fondamentale del loro mandato quello di rappresentare i temi e gli interessi delle zone nelle quali sono stati eletti, o delle categorie di provenienza. Ed è proprio qui il punto: col taglio dei parlamentari, ognuno di noi sarà meno rappresentato nei processi decisionali, avrà meno interlocutori disposti ad ascoltarlo e avrà meno garanti impegnati a difenderne gli interessi. I pochi parlamentari rimasti risponderanno solo alle logiche dei partiti o dei gruppi d’interesse più forti, in grado di spostare i grandi quantitativi di voti necessari per farli eleggere. Tutti gli altri cittadini perderanno la loro voce, i loro occhi e le loro orecchie nelle istituzioni. La tanto ventilata riforma anti-casta, contribuirà essa stessa a creare una casta.

Un Parlamento meno rappresentativo è un Parlamento meno democratico. Sono d’accordo che il Parlamento debba essere riformato, per essere più efficiente: ma questa riforma, e questa efficienza, servono se sono utili per rendere la nostra democrazia più forte e funzionante: una riforma utile, ad esempio, sarebbe il Senato regionale o federale. Se, invece, servono per smantellare la democrazia, in omaggio agli umori populisti del momento, io dico NO. E per favore, non venite a dirmi dei risparmi di spesa e dei tagli dei costi della politica. A seconda dei calcoli ridurre a 600 i parlamentari ci farà risparmiare dai 20 ai 40 milioni di euro ogni anno. Sembrano molti, ma invece sono soltanto una briciola rispetto agli 800 miliardi annui della spesa pubblica. Cioè, con il taglio lo Stato risparmia lo 0,002 del suo bilancio. È come se ciascun italiano per risparmiare prendesse un caffè in meno ogni anno…

La politica è una cosa seria: la Costituzione, che è la casa di tutti, la tavola delle regole del gioco, è il bene più prezioso che abbiamo. Pensiamoci bene, prima di mandarla all’aria. Il valore della libertà e della democrazia dovrebbero esserci ancora più cari dopo questi mesi di lockdown: non scordiamocelo.

Tony Mory

Candidato nel Vicentino per Fratelli d’Italia “per Luca Zaia presidente” al consiglio regionale del Veneto


Qui gli interventi sul referendum per il Taglio dei parlamentari

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