Luciana Tessari su “Testimone inconsapevole” di Gianrico Carofiglio: verso il trionfo di un dannoso individualismo

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Testimone inconsapevole di Gianrico Carofiglio
Testimone inconsapevole di Gianrico Carofiglio

di Luciana Tessari. L’ultimo libro che ho letto, Testimone inconsapevole di Gianrico Carofiglio, ex magistrato barese, è fortemente impregnato, sulla scia di tutti i suoi romanzi, della sua lunga esperienza di uomo di legge, attento, rigoroso, professionalmente molto preparato. Il protagonista, l’avvocato Guido Guerrieri, alter ego dell’autore stesso, in profonda crisi professionale ed esistenziale, è coinvolto suo malgrado nella difesa, di fronte alla Corte di Assise, di un ambulante senegalese, accusato di un atroce delitto, dove indizi, riscontri, ma soprattutto una foto e la dichiarazione di un barista, principale testimone, lo inchiodano a una condanna quasi certa, definitiva, apparentemente inappellabile.

A me capita, quando termino la lettura di un libro, di provare nell’immediato una sorta di struggente malinconia, una sensazione quasi di assenza, di vuoto. Questo succede di regola, ma ancora di più se il testo mi ha coinvolto con la sua trama, rapita nella psicologia dei personaggi, trasportata in un’altra dimensione.

Due sono gli argomenti del testo che mi hanno intrigato e fatto riflettere. Il racconto umanamente condivisibile e sotto molti aspetti comune che l’avvocato Guerrieri, alias il magistrato Carofiglio, fa del proprio vissuto: il fallimento di una importante relazione affettiva di cui si sente responsabile; l’improvvisa necessità di riorganizzare la propria vita, contrassegnata ora dalla solitudine e da un lavoro non più gratificante, seppur svolto sempre con scrupolo, ma anche la distanza dai luoghi e dalle persone che hanno contrassegnato il suo passato e in cui fatica ritrovarsi. Il tutto si compendia in una crisi esistenziale e anagrafica (è alla svolta dei 40 anni) che lo accompagna lungo tutto il racconto e su cui riuscirà a mettere dei tasselli operando delle scelte.

Ma l’aspetto su cui voglio soffermarmi di più, e che come persona mi ha fatto riflettere, trascende il contenuto e il racconto stesso e riguarda la coscienza e la morale di ognuno di noi.

Al di là di come si snoda la vicenda nel romanzo e gli sforzi incessanti dell’avvocato alla ricerca di conferme per una ipotesi di soluzione dell’imputato, che lo porterà alla scoperta oggettiva del falso testimone inconsapevole, mi colpisce la tesi di fondo che l’autore pone: le nostre convinzioni, le tesi che sposiamo e facciamo nostre, difendendole con convinzione e spesso per principio, sono profondamente influenzate dalla teoria che abbiamo scelto.

Albert Einstein, in una sua famosa frase sostiene: «È la teoria che determina ciò che osserviamo». Significa che se abbiamo fatta nostra una tesi che ci convince, tendiamo a cercare solo conferme rispetto ad essa e la nostra stessa percezione è determinata fortemente dalla teoria scelta, trascurando tutto il resto.

Parafrasando Einstein e ritornando al racconto, è l’ipotesi investigativa che determina quello che gli inquirenti osservano e cercano, il modo in cui interagiscono con i testimoni, le domande che fanno, come verbalizzano il tutto. E tutto ciò senza che, in alcun modo, ci sia volontarietà e malafede, anzi spesso per un eccesso di buona fede, dettato da ansia di giustizia. Il nostro cervello recependo, rielaborando e assemblando adatta i fatti alla teoria scelta per la quale non si cercano verifiche obbiettive, ma solo conferme.

Traslando dal tribunale alla realtà e attualizzando i concetti espressi, riferendoli a fatti e comportamenti del nostro tempo, mi sembra ci sia del vero e ciò fa riflettere. Assistiamo oggi più che mai, anche sul piano sociale, a contrapposizioni violente, prese di posizione radicali, difesa di principi individualistici che non ammettono alcuna analisi obiettiva di riconoscimento di dati scientifici in nome di una personale teoria, sposata anche in buona fede, con cui osserviamo e percepiamo la realtà.

E questo è un fenomeno trasversale, che riguarda tutte le classi sociali, favorito oggi dall’uso distorno dei social network, dove ognuno cerca conferma alla propria tesi, radicandosi nelle sue convinzioni.

G. Carofiglio, Testimone inconsapevole, Sellerio Editore, Palermo 2021.

Sono nata nel 1950 e laureata in pedagogia col prof. Petter a Padova; ho insegnato per

Luciana Tessari
Luciana Tessari

più di 40 anni nella scuola media, di cui 29 nello stesso comprensivo! Non ho scelto questo lavoro, ma l’ho svolto con passione e professionalità, tanto che se dovessi

rinascere lo rifarei! Ho una famiglia di cui vado orgogliosa: un marito, punto fermo della vita e due figli di cui siamo fieri: Ilaria, insegnante di russo, ed Enrico, ingegnere gestionale. Per concludere in bellezza, abbiamo un nipotino di 5 anni, Dimitri, che adoriamo.


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a cura di Michele Lucivero

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