Università di Vicenza: la prima del Veneto ma solo dal 1204 al 1209. Bocciata richiesta al Doge nel 1410, perché non renderla autonoma ora?

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Università di Vicenza, la sede attuale
Università di Vicenza, la sede centrale attuale

La prima università del Veneto fu quella di Vicenza ma l’esperienza durò pochi anni: se ne ha conferma da alcuni documenti che attestano l’istituzione della sede di studi nel 1204 prima della sua chiusura nel 1209. Più precisamente, nell’Archivio storico diocesano di Vicenza è conservato un documento, del 4 ottobre 1205, che testimonia la donazione della Chiesa di San Vito agli scolari dello Studio di Vicenza, in pratica l’Università. Un’altra conferma arriva da un documento pontificio di Innocenzo III, datato 25 novembre 1206, che si riferisce alla ricostruzione della chiesa, lodando gli studenti.

L’originaria Università di Vicenza

L’antica abbazia di San Vito, presso il fiume Astichello, della quale è rimasto solo un crocifisso ligneo oggi conservato nella Chiesa di Araceli in Cristo re, fu demolita nel sedicesimo secolo mentre oggi l’area, in cui sorgeva la struttura, è occupata dal cimitero acattolico di Vicenza.

Quella vicentina fu, dunque, la prima Università in Veneto ma la ricostruzione della storia e delle motivazioni che hanno portato a una chiusura così precoce, dopo pochi anni dall’avvio, è tutt’ora molto controversa e interessante.

Si ipotizza, concretamente, che il gruppo di studenti e docenti giunti e insediati a San Vito, provenisse da Bologna a causa del conflitto con il comune che avrebbe cercato di limitare attività e privilegi connessi. Con il trasferimento a Vicenza venne decretata la confisca dei beni dei professori spostatisi, con gli allievi per l’appunto, nella sede veneta. Inizialmente non vi furono problemi ma, al contrario, nacque un ambiente accogliente, che procedeva, di pari passo, con la volontà dei canonici della cattedrale. Si insegnava teologia, matematica, diritto civile, diritto canonico e altre materie strettamente collegate alla struttura, economico-sociale, della città in quel periodo storico.

Ma la situazione iniziò a mutare per differenti ragioni.

Tentando di ricostruire la precoce chiusura dello Studio, mentre era ancora in fase di genesi, si può ritenere che, nonostante l’apparente sintonia e l’iniziale accordo per quanto riguarda le intenzioni comunitarie e delle autorità, permanesse una situazione conflittuale nell’ambiente cittadino. Lotte tra fazioni, dibattiti, forse anche infiltrazioni e questioni eretiche, avrebbero fortemente condizionato il clima che avrebbe dovuto permettere la prosecuzione delle attività di studio.

Un altro tema chiave è il controverso rapporto con l’Università di Padova; alcuni storici affermano, infatti, che la medesima ebbe un ruolo centrale nell’attrarre tutti gli studenti del territorio nel suo Studio, anche se in fase progettuale e poi istituito definitivamente nel 1222. Tuttavia, c’è motivo di credere che la sede vicentina non sia stata abbandonata repentinamente nel 1209 ma, al contrario, si trattò di un cambio di sede graduale in direzione del ritorno a Bologna o, solo in alcuni casi, dello spostamento a Padova. Con un abbandono, solo successivamente, definitivo.

Nel 1410 i vicentini fecero richiesta al doge Michele Steno perché venisse restaurata l’Università, considerando che si era trattato di una chiusura prematura e non giustificata da fattori interni di impedimento per la prosecuzione dell’attività, ma la richiesta fu respinta in favore di Padova.

La storia recente dell’Università… a Vicenza

Ci volle dunque, moltissimo tempo, prima di un secondo passo verso il ritorno della presenza universitaria in città; precisamente il 20 maggio del 1989, con la costituzione del Corso di Ingegneria Gestionale dell’Università di Padova. Successivamente, nel 1990, Vicenza accolse i suoi primi 258 studenti e da questo momento la direzione divenne più concreta, con un percorso formativo sempre in fase di sviluppo.

Alla fine degli anni ’90 le collaborazioni aumentarono ed ebbe inizio, in particolare, quella con la Facoltà di Economia dell’Università di Verona ma anche quella con la Facoltà di Medicina Veterinaria nell’Università di Padova, per quanto riguarda l’area della Sicurezza Alimentare. Si può parlare dunque, dopo tutti questi anni in fieri, di un vero e proprio consolidato ritorno di una presenza universitaria, viva e concreta, in città a partire dagli anni 2000 anche se “succedanea” agli atenei di Padova e Verona.

Ci fu, quindi, la volontà di connettersi con la parte culturale, identitaria e radicata di Vicenza offrendo dei percorsi di studio in linea con aree d’interesse e di ricerca del territorio locale e non solo; con proposte adatte a differenti percorsi scolastici. Una collaborazione, tra le più importanti, è stata, senza dubbio, quella recentissima con l’Università IUAV di Venezia: una convenzione per l’attivazione del Corso di Laurea in Design, attivato per la prima volta nell’anno accademico 2022/2023.

Grazie a questo, lungo e complesso, itinerario di consolidamento e di evoluzione della forma e della proposta della sede universitaria vicentina, dai 258 studenti del 1990 le iscrizioni sono salite a quasi 4700 nel 2022 grazie al consolidamento della volontà di istituire un’offerta formativa collegata fortemente con il territorio che riguarda ambiti come Ingegneria, Economia, Sicurezza igienico-sanitaria degli alimenti e Design; i dati in merito all’occupazione dei laureati e delle laureate, al termine di questi corsi, confermano l’unicità, la concretezza e l’eccellenza dell’offerta.

Una proposta che continua a modificarsi, diventando sempre più specifica e caratterizzante, seguendo il fabbisogno delle aziende del territorio e le nuove idee delle università di origine con cui la collaborazione è ormai consolidata tanto da attrarre non solo studenti e studentesse veneti/e; oggi oltre la metà degli iscritti è residente fuori provincia (qui altre notizie sulle attività universitrie a Vicenza, ndr).

Il futuro universitario?

Certo è che, in una città e in una provincia, che sono tra le prime 4 più “produttive” d’Italia, rimane qualche nostalgia per aver perso il primato universitario.

E sorge una domanda alla forze politiche, imprenditoriale e culturali vicentine spesso troppo succubi verso l’esterno: perché non elaborare quella nostalgia per trasformarla in un progetto di vera Università di Vicenza?