
I topi non si ubriacano di Prosecco, ma sembrano cadere irresistibilmente nel tranello… dell’acino. A Treviso, nella cui provincia c’è Valdobbiadene, patria indiscussa delle bollicine italiane, sta facendo discutere il singolare caso di una moria di roditori. Secondo quanto riportato dai media e dalle segnalazioni di residenti e ambientalisti, decine di topi sarebbero morti non tanto per effetto di veleni sparsi nei campi, quanto per una raffinata trappola naturale: l’acino dell’uva Glera.
Anche gli agricoltori raccontano che la tecnica viene usata ogni anno, in coincidenza con l’invaiatura, ossia il momento in cui l’uva comincia a maturare e diventa zuccherina e irresistibile. I topi, attratti da questi piccoli scrigni di zucchero, usati in trappole per contrastare la presenza di roditori, si introducono nei vigneti e non ne…escono vivi. Niente prosecco nei bicchieri, insomma, ma una fine che fa discutere.
La notizia è curiosa e sta rapidamente facendo il giro d’Italia e non solo, complice anche il periodo estivo. Ma è necessario fare chiarezza, per evitare che le persone siano indotte a pensare che un semplice acino d’uva possa essere chiamato Prosecco”. Lo dichiara il consigliere regionale Tommaso Razzolini, del gruppo Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni, membro della III Commissione permanente dell’Assemblea legislativa veneta, in merito alle trappole per topi contenenti acini d’uva Glera posizionate in alcune zone di Treviso per contrastare la presenza di roditori che puntualizza: “Chi vive in campagna lo sa bene: i topi sono ghiotti d’uva, che, se inserita in una trappola, può attirarli facilmente. Quella di Treviso è un’operazione di derattizzazione che usa un acino di Glera che non può essere chiamato Prosecco. Il Prosecco, infatti, è un vino prodotto esclusivamente in specifiche aree geografiche, a seconda delle denominazioni, secondo un disciplinare rigoroso. È ottenuto principalmente da uve Glera e per portarne il nome deve rispettare regole precise legate al vitigno, alla zona di produzione e al metodo di vinificazione. Non è un acino qualsiasi: è il risultato del lavoro di una filiera complessa e di grande valore. Anche le notizie leggere possono avere un impatto positivo o negativo sulle persone per questo è meglio chiamare gli acini con il loro nome per non danneggiare un comparto che rappresenta un vero orgoglio per il Veneto e per tutto il Made in Italy”.
Il caso, comunque, sta diventando un piccolo “giallo enologico” che divide gli animi tra chi teme effetti collaterali sull’ambiente e chi lo considera poco più di una curiosità della natura. Nel dubbio, i topi – più buongustai che alcolisti – sembrano votati a una morte dolce. Letteralmente.
E mentre le bollicine si preparano a un’altra stagione da record, le trappole d’uva fanno la loro parte. Forse, nel regno del Prosecco, anche i topi aspirano a un ultimo sorso… da intenditori.