Vicenza, storie di volontariato: l’ex militare che insegna l’italiano a due bimbi afghani

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Una storia di volontariato da Vicenza. È quella di Paolo Casotto, militare in pensione e volontario del Gruppo Vicenza del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta (Cisom) che ha deciso da circa un anno di mettere in piedi un corso di italiano gratuito per Hojatullh e Rahullh, due bambini afghani rispettivamente di 12 e 10 anni.

Lo ha fatto per facilitare il loro inserimento scolastico e avviarli verso un percorso di integrazione e di inserimento autonomo nella società di accoglienza. La sua iniziativa viene pubblicizzata oggi dal Cisom nell’ambito delle iniziative intraprese in occasione della prossima Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione, giovedì 8 settembre 2022, istituita dall’UNESCO nel 1967 per celebrare e sottolineare l’importanza dell’alfabetizzazione per tutti i Paesi e le culture.

Dopo le missioni svolte da militare all’estero, nel suo periodo di pensione Paolo Casotto si è dedicato a un’altra missione, dunque, “armato” di un dizionario, un fumetto in lingua persiana e un piccolo libretto con le principali nozioni di grammatica italiana.

Militare in pensione, dal 1998 Casotto svolge il servizio di volontariato nel CISOM di Vicenza, cercando di portare un po’ di quell’esperienza acquisita durante le diverse missioni all’estero, tra cui quelle in Afghanistan e in Bosnia.

“Le lezioni sono partite a metà maggio, quando la Cooperativa Pari Passo di Vicenza ci ha chiesto un supporto. Avevo avuto un’esperienza simile durante una missione militare all’estero e così mi sono messo a disposizione per avviare questo progetto – spiega Paolo Casotto -.

Ad essermi d’aiuto in questa impresa è stato un piccolo libretto con le regole di grammatica italiana più importanti, declinate anche in inglese e persiano, che ho creato appositamente”.

Per prima cosa, il volontario ha cercato di conquistare la fiducia dei due bambini instaurando con loro un rapporto di amicizia. Per catturarne l’interesse, ha poi mostrato alcune foto scattate quando era nel loro paese. Un gesto che ha permesso di avvicinarsi ai bimbi con empatia, parlando del loro mondo.

I genitori di Hojatullh e Rahullh – che prima dell’evacuazione militare dell’agosto 2021 lavoravano per il contingente militare italiano – sono arrivati in Italia insieme ai due figli a settembre 2021 e dopo una prima fase iniziale in cui hanno vissuto in una struttura di accoglienza, a inizio 2022 sono arrivati a Vicenza.

Appartengono alla popolazione hazāra, un’etnia molto umile, da sempre vittima di discriminazioni e persecuzioni, che originariamente viveva di agricoltura e pastorizia e che solo molto tempo dopo ha cercato di emanciparsi attraverso la scuola e l’istruzione.

“I due ragazzi, come anche i loro genitori, sono fieri di essere hazāra ed esprimono questa fierezza in ogni occasione; erano contenti quando ho raccontato loro di essere stato a Herat e di aver conosciuto i vari dialetti, incluso il loro, il Dari – racconta il volontario CISOM -.

Dopo aver conquistato la loro fiducia, ho organizzato le lezioni prendendo come spunto argomenti riconducibili al loro paese per creare collegamenti che fossero utili all’insegnamento dell’alfabeto, dei numeri e dei verbi, facendo domande alle quali dovevano rispondere in italiano. Sono dei ragazzi molto intelligenti, curiosi, desiderosi di apprendere e felici di poter frequentare le lezioni”.

Passione e amore verso il prossimo: sono questi i sentimenti che hanno spinto Paolo ad intraprendere questa esperienza. Il corso si svolge due volte alla settimana, dalle 9 alle 12, in un’aula messa a disposizione della Parrocchia San Paolo di Vicenza.

Ogni volta che Paolo incrocia gli occhi di Hojatullh e Rahullh vede in loro la gioia di vivere, la voglia di imparare, di sapere sempre di più e, cosa ben più importante, intravede la speranza per un futuro migliore, nonostante il bagaglio di vita pesante che hanno alle spalle.

Per quanto la loro terra abbia offerto poco a questi due bambini e la speranza di tornare a casa sia molto flebile, l’invisibile cordone ombelicale che li lega all’Afghanistan è lontano dall’essere tagliato: “Se c’è un oggetto che custodiscono gelosamente e da cui non si separerebbero per nessuna ragione, è il loro telefonino, l’unico collegamento che hanno con la loro casa – riferisce il volontario -.

Quando durante le lezioni parliamo di qualcosa che ha a che fare con la città di Herat o di Kabul, loro prendono subito il telefonino e si mettono a cercare su internet per saperne di più”.

Il corso proseguirà fino alla fine dell’anno e non è escluso che nei prossimi mesi Hojatullh e Rahullh troveranno nuovi compagni ad attenderli in classe. Nel frattempo, Paolo Casotto da qualche settimana è impegnato con un secondo corso di italiano, questa volta rivolto alla popolazione ucraina fuggita a causa della guerra e che ha trovato rifugio in Italia.

Tale iniziativa rientra tra le tante che il CISOM, insieme ai vari raggruppamenti locali, stanno portando avanti per assistere e supportare i profughi. “Come sempre metterò a disposizione la mia esperienza e cercherò di aiutarli affinché riescano ad integrarsi socialmente e possano trovare anche un impiego lavorativo”.