Vigonza (Padova), sciopero autisti Amazon. Camani (PD): “ritmi insostenibili e stipendi troppo bassi”

171
Un centro logistico di Amazon
Un centro logistico di Amazon

“Lo sciopero degli autisti del magazzino di Amazon a Vigonza in provincia di Padova, arriva anche in Regione”. Lo annuncia in una nota la consigliera regionale Vanessa Camani (Partito Democratico) che aggiunge: “Ho presentato un’interrogazione all’assessore Elena Donazzan per far luce sulle condizioni di lavoro dei driver del colosso statunitense”.

“Lo sciopero di lunedì scorso è la conseguenza di un malessere denunciato da tempo: ritmi insostenibili a fronte di stipendi troppo bassi, estrema precarietà e poca prevenzione sul fronte della sicurezza. Durante la pandemia con il crescente ricorso agli acquisti online, le imprese dell’e-commerce hanno visto lievitare il fatturato, i diritti dei lavoratori però sono rimasti al palo. Per questo non si può più prescindere dall’applicazione di contratti collettivi riconosciuti a livello nazionale. Da un anno e mezzo ricorda la consigliera – i sindacati hanno avanzato richieste precise ad Amazon e Assoespressi, ma non è stato raggiunto alcun accordo, ribadendo le posizioni emerse dall’agitazione promossa dalla Filt-Cgil che ha coinvolto oltre 400 persone”.

“Crediamo che le istituzioni, a partire dalla Regione, debbano fare la propria parte, attivandosi per difendere i lavoratori e la loro dignità. Si tratta di rivendicazioni minime e fondamentali, a partire da un orario giornaliero certo anziché, la disponibilità sette giorni su sette e da una distribuzione equa dei carichi di lavoro. Per gli addetti alle consegne stare in strada senza sosta significa mettere a rischio la propria incolumità e quella altrui. Inoltre, il massiccio ricorso al lavoro interinale, che ricordiamo essere assunti da ben cinque società esterne, li rende ancor più precari e quindi ricattabili. È il momento di mettere dei punti fermi – conclude Camani – considerato che Amazon ha già annunciato l’apertura di altri quattro centri: uno nel Veneziano, uno nel Vicentino e due nel Trevigiano. Il Veneto, come il resto del Paese, ha bisogno di buona occupazione, non di ulteriore sfruttamento”.