Piano Estate del Ministro Patrizio Bianchi per la Scuola. “Agorà. La Filosofia in Piazza”: il vuoto di impegni come horror vacui

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Piano Scuola Estata 2021
Piano Scuola Estata 2021

Diceva Pascal in un celebre pensiero dedicato alla noia che «niente è insopportabile all’uomo quanto l’essere in pieno riposo, senza passioni, senza occupazioni, senza divertimenti, senza faccende. Sente allora la sua nullità, il suo abbandono, la sua insufficienza, la sua dipendenza, la sua impotenza, il suo vuoto»[1].

A quanto pare questa condizione affligge anche i Ministri, in particolare quello attuale dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che ha pensato di proporre al termine delle lezioni curricolari un “piano Estate” per impegnare studenti e docenti durante il periodo estivo.

Coerentemente ad un’impostazione aziendale della scuola, si vede emergere il bisogno del Ministero di ottimizzare dei tempi liberi che appaiono improduttivi, cosa che per la verità non sembra dispiacere alle famiglie. Le famiglie, infatti, nell’ultimo anno di pandemia da Covid-19 sono state costrette ad avere per troppo tempo i figli in casa, a seguirne i collegamenti per la Didattica a Distanza, oltre che ad aiutarli con i compiti e magari anche nelle interrogazioni fatte online con i professori. L’occasione di delegare ad altri la gestione dei figli viene vissuta, quindi, come un momento di riposo per i genitori.

Per molti docenti, invece, la scuola d’estate è come il mare d’inverno che cantava la Bertè, “un concetto che il pensiero non considera” oltre che “qualcosa che nessuno mai desidera”: perché loro sono stanchi e sfibrati da un anno scolastico vissuto all’insegna della precarietà organizzativa e logistica, in cui non è stato possibile programmare nulla che andasse oltre la settimana, con continui stravolgimenti orari e la moltiplicazione di collegi straordinari e ore passate ad inventarsi lezioni quanto più coinvolgenti per una pletora di alunni demotivati e stralunati dall’assenza di relazioni con i propri compagni e coetanei.

Ma il ministero pensa di recuperare tutto questo in estate, nel tempo del riposo, nel tempo dedicato proprio alla frequentazione di luoghi non scolastici e di diversa socializzazione, con il fine di trasformare la scuola in un oratorio laico con le annesse attività ludico/ricreative.

Il vuoto di impegni, quindi, fa paura a tutti: come i vecchi fisici aristotelici siamo animati da un postmoderno horror vacui, che ci porta a cercare di riempire ogni spazio esistenziale e sociale, con l’intima convinzione – alla fine – di diventare un pochino più felici e meno ansiosi in questi tempi difficili.

E se, invece, il segreto per essere felici fosse quello di abbracciare questo vuoto e scoprire che in fondo ciò che temiamo di più è incontrare al suo interno noi stessi, con le nostre fragilità e i nostri limiti?

Adesso, però, smetto di scrivere, altrimenti non avrò più tempo per correggere i compiti.

[1] B. Pascal, Pensieri, 79, traduzione di F. De Poli, Bur, Milano 2003, ebook.

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a cura di Michele Lucivero

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