Ambiti Territoriali Sociali, ok dal Consiglio veneto al Pdl per la riorganizzazione della funzione socioassistenziale

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Consiglio Regione Veneto Ambiti Territoriali sociali

Il Consiglio regionale del Veneto ha concluso l’esame e approvato, con 35 voti favorevoli e 9 astenuti, il progetto di legge di iniziativa della Giunta che mira al riconoscimento degli Ambiti Territoriali Sociali (Ats).

Gli Ambiti Territoriali Sociali saranno, nell’intenzione dei proponenti, il fulcro di programmazione, pianificazione, coordinamento e gestione della funzione socioassistenziale regionale.

È servita, ieri, una intensa seduta, svolta dopo l’approfondito dibattito del giorno precedente e l’accoglimento di una serie di emendamenti e ordini del giorno proposti da maggioranza e opposizione, per approvare la Pdl 200, “Assetto organizzativo e pianificatorio degli interventi e servizi sociali”. Relatore per l’Aula la presidente della Quinta commissione Sonia Brescacin (Lega-LV), correlatore la consigliera Chiara Luisetto (Partito Democratico).

Soddisfatta, dopo l’approvazione, l’assessore alle Politiche Sociali della Regione Veneto, Manuela Lanzarin.

“La Regione Veneto oggi è la prima Regione in Italia a normare l’organizzazione dei servizi sociali territoriali dopo la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEPS) – evidenzia l’assessore – e a declinala con gli Ambiti territoriali sociali (ATS), indicando in maniera esplicita la soluzione di un ente terzo dotato di personalità giuridica come soluzione capace di costruire servizi di qualità proprio a partire dall’investimento sulla stabilità e le competenze del personale addetto. La logica di un ente terzo fatto dai comuni associati e dedicato agli interventi sociali consentirà la messa a fattor comune delle risorse oggi frammentate e scarse presenti sul territorio a supporto di una programmazione capace di fare le giuste economie di scala e di dialogare alla pari per l’integrazione con il mondo sanitario e le aziende ULSS (esperienza già consolidata), con quello del lavoro, della scuola e i Provveditorati, con la giustizia e altro. A ben vedere tutti dialoghi che richiedono una dimensione sovracomunale e che richiedono una organizzazione stabile.

È stato fatto un lavoro capillare partendo dal basso – aggiunge Lanzarin – di concerto con i Comuni e le Conferenze dei Sindaci. Da qui la nuova definizione degli ATS da 21 a 24 ambiti, recependo anche le istanze di Verona e Padova. Avremo in generale più accessibilità, più trasparenza, più omogeneità nelle prestazioni socioassistenziali. Importante anche la dotazione finanziaria, 5,5 milioni, per dare avvio a queste infrastrutture sociali”.

Secondo Lanzarin, gli Ats saranno riconosciuti come contesto di riferimento per la realizzazione dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEPS), anche attingendo a fondi del Pnrr, pur ricordando che essi sono definiti dal Governo centrale, ma la materia delle politiche sociali è di competenza esclusiva delle Regioni.

Come detto il progetto di legge ha necessitato dell’accoglimento di una serie di emendamenti e ordini del giorno proposti da maggioranza e opposizione.

“L’approvazione dell’emendamento della Giunta regionale, che ha accolto la nostra richiesta, che consente ai Comuni capoluogo di avvalersi della forma della convenzione, e quindi ad un metodo di gestione associata priva di personalità giuridica, per la gestione e l’erogazione delle prestazioni sociali di competenza del proprio ATS, è un fatto positivo e che porterà ad una serie di benefici. Innanzitutto, perché questi enti non dovranno delegare i servizi a soggetti terzi, facendo leva su strutture esistenti ed adeguate, che possono garantire una idonea e stabile organizzazione. Contemporaneamente, perché questo sistema consentirà un importante risparmio di spesa, garantendo e rafforzando la prossimità tra enti locali e cittadini. Si tratta di una giusta risposta alle sollecitazioni arrivate in queste settimane dagli stessi sindaci delle città capoluogo”. A dirlo le consigliere regionali del Partito Democratico, Vanessa Camani e Chiara Luisetto, in merito alla discussione relativa al provvedimento di istituzione degli Ambiti Territoriali Sociali.

Abbiamo evitato il peggio”. Lo afferma Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, a conclusione del dibattito sulla riforma dei servizi sociali.

“Ho scelto di astenermi nella votazione finale in merito al  provvedimento, e sottolineo i limiti di una legge che, in ogni caso, è migliorata rispetto al testo iniziale grazie all’approvazione di alcuni emendamenti che ho condiviso con la consigliera Cristina Guarda di Europa Verde. Abbiamo ottenuto che siano sentite le organizzazioni sindacali nei passaggi chiave della formazione dei nuovi ATS e della riorganizzazione dei servizi, come l’istituzione della Rete regionale per la gestione associata e l’inclusione sociale”.

“Grazie ai nostri emendamenti – commenta Baldin – il Consiglio regionale, avrà voce in capitolo su alcuni aspetti rimandati a successivi provvedimenti di Giunta: la definizione dei criteri d’accesso all’elenco regionale dei direttori degli ATS; le direttive per i regolamenti dei comitati dei sindaci di Ambito; le modalità di costituzione e funzionamento della Rete territoriale. Apprezziamo, inoltre, l’apertura alle forme associative almeno per i comuni capoluogo, che potranno scegliere di continuare a gestire i servizi sociali tramite la convenzione, – aggiunge la consigliera – anche se il nostro emendamento, bocciato, prevedeva la possibilità per tutti i comuni di scegliere in autonomia la forma associativa più opportuna. Rimandiamo il giudizio finale alle successive fasi di attuazione della riforma, sulle quali vigileremo con attenzione”.

“La riforma – osserva Baldin – interviene pesantemente sull’organizzazione dei servizi sociali con costi che ricadranno interamente nei comuni. Le risorse, infatti, ci paiono insufficienti: meno di 100 mila euro per Ambito, che tra l’altro verranno sottratti ai livelli di assistenza extra Lea e al fondo dedicato al finanziamento di nuove leggi proposte dal Consiglio regionale. Resta poi la preoccupazione per il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori del settore, che verranno sballottati da un ente all’altro con il rischio concreto di un florilegio di forme contrattuali. Manca il riconoscimento delle Municipalità e delle circoscrizioni: ancora una volta, la Regione dimentica le peculiarità del suo capoluogo. Insomma, il testo è migliorato ma non ci soddisfa appieno: per questo, pur avendo votato contro molti articoli, mi sono astenuta nella votazione finale”, conclude  Erika Baldin.

“Siamo riusciti a correggere un testo, quello relativo alla riforma del servizio sociale e socio-sanitario, con importanti emendamenti correttivi. Diverse erano le preoccupazioni emerse dai sindacati e dai Comuni – in maniera trasversale rispetto al colore politico – per questo ritengo ancora più importanti i correttivi apportati”. E’ quanto dichiara Elena Ostanel, consigliera regionale (Il Veneto che Vogliamo), a margine della votazione sul progetto di legge di riforma degli ATS.

“La preoccupazione maggiore  e che avrebbe avuto un impatto sui lavoratori del settore socio-assistenziale e sul servizio al cittadino  era la necessità che gli ATS restassero a gestione pubblica: grazie ad un nostro emendamento siamo riusciti a far mettere nero su bianco il divieto di trasformare le ATS in società di capitali, a tutela, almeno nel servizio sociale, della sanità pubblica. Ma abbiamo anche ottenuto, su richiesta della città di Padova in particolare, che siano i Comuni a scegliere come organizzare i propri ambiti, anche in convenzione, e che la valutazione della riforma sia annuale perché non dobbiamo permetterci di scaricare maggiori costi sui Comuni che sono già in estrema difficoltà con i bisogni di assistenza che aumentano – prosegue Ostanel -. Se oggi ci possiamo dire soddisfatti delle modifiche apportate non lo siamo invece pensando alle risorse investite. L’appuntamento sarà ancora una volta al prossimo bilancio, per vedere alla prova dei fatti se i Comuni beneficeranno dei fondi necessari per mettere in piedi questa importante riforma”, conclude Elena Ostanel.