Zago: “Caro gas, ad agosto Pro-Gest ferma. E adesso alzeremo i prezzi del 20-30%”

2215
Bruno Zago
Bruno Zago

L’imprenditore della carta Bruno Zago a Nordesteconomia ha rilasciato una interessante intervista in merito ad alcuni dei temi maggiormente di interesse nel mondo dell’industria (e non solo), soprattutto in relazione alla crisi energetica e relative conseguenze.

“Abbiamo fatto manutenzione delle linee tutto agosto, non era mai capitato ma lavorare con questi costi dell’energia non ha senso”. È piuttosto netto il giudizio di Bruno Zago, presidente di Pro-Gest, gruppo del settore della carta fondato proprio da Zago nel 1973 e ora forte di 28 sedi operative in sette regioni italiane, circa 1.400 dipendenti e un fatturato 2021 a quota 747 milioni di euro.

Dopo periodi di crescita dei ricavi, i prezzi del gas e dell’energia elettrica hanno subito una nuova impennata inaspettata.

Voi come avete reagito?

“Avevamo in ballo delle commesse importanti e volenti o nolenti per tutto luglio abbiamo lavorato per onorare gli impegni – ha detto bruno Zago -. Ma appena ci è stato possibile, con i primi di agosto, abbiamo fermato gli stabilimenti. Siamo entrati in manutenzione, e abbiamo lavorato a quelle attività a ranghi ridotti fino ad oggi”.
È normale per voi fare quasi quattro settimane di manutenzione sugli impianti?
“Certo che no. Non era mai successo. Fino a prima del Covid-19 la manutenzione la si faceva a rotazione e se si chiudeva non lo si faceva per più di una settimana. E comunque mai contemporaneamente in tutti gli stabilimenti. Quest’anno avevamo, e abbiamo tutt’ora, ordini importanti. Se non fosse stato per valori del gas e dell’energia elettrica che da soli superano i prezzi della carta per come erano contrattati prima di questa ennesima impennata di luglio, avremmo lavorato tutta agosto a ritmi serrati. D’altra parte produrre sottocosto non ha senso”.

 

Già a marzo scorso, in occasione di un altro picco dei prezzi dell’energia, avevate fermato alcune produzioni, è corretto?

“Certo, è stata anche questa scelta che ci ha permesso di difendere la nostra redditività. Se avessimo continuato a produrre in barba ai costi dell’energia adesso avremmo meno forza per organizzare un autunno che rischia di essere comunque piuttosto difficile nel nostro settore ed in altri, come ad esempio nella filiera dell’acciaio e della meccanica”.

Nei giorni scorsi sia il past president di Federacciai e amministratore delegato di Acciaierie Venete Alessandro Banzato che l’attuale presidente di Federmeccanica Federico Visentin,hanno messo in guardia il governo e il Paese dai rischi di un autunno potenzialmente drammatico per tutta la filiera del ferro e dell’acciaio. Per quella della carta cosa ci può dire?

“Come imprenditori è nella nostra natura volere lavorare, produrre e realizzare i nostri obiettivi, anche economici. Non ci piace affatto rimanere con le mani in mano e quando possiamo lavoriamo anche in condizioni difficili pur di continuare a fare il nostro mestiere. Ma quando il solo costo dell’energia per produrre una tonnellata di carta supera il costo sul mercato di quella stessa carta, allora ci troviamo di fronte ad un problema. In pratica i costi del gas ormai superano anche i 270 euro al Mwh quando per lavorare in pareggio dovrebbero intorno a 100 come a giugno. Inizia a diventare sempre più evidente che produrre non ha più un senso economico e noi, come chiunque altro, non possiamo sfidare la logica”.

Continuerete a stare fermi anche nelle prossime settimane?

“No, penso e spero di no. Stiamo contattando i nostri clienti per capire se riusciamo insieme a loro a ritoccare i prezzi di alcuni lotti, quelli più urgenti, caricando un po’ sulle nostre spalle un po’ sulle loro gli aumenti assurdi di questi 2 mesi. Per potere ripartire evitando di andare in perdita di milioni di euro prevediamo di dovere aumentare i listini più o meno del 20-30%. Ma se le cose continueranno ancora così anche nel prossimo futuro, con calma, ma senza neppure potere attendere all’infinito, credo che saremo costretti a procedere ad un ulteriore ritocco in alto dei prezzi”.

Intervista di Riccardo Sandre

Fonte: Nordesteconomia