Cartelle fiscali, Il Sole 24 Ore: “Doppia via per le rateizzazioni: subito a dieci anni per chi è più in crisi”

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Dal 2025 le cartelle fiscali non riscosse entro 5 anni saranno cancellate automaticamente. Una delle importanti novità che si profilano all’orizzonte, dopo che ieri il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera in prima lettura allo schema di decreto legislativo che modifica le norme attuando la delega di riforma.

Il Governo Meloni punta a snellire e accelerare la riscossione e prova ad incidere sulle rateizzazioni che potranno essere chieste da subito fino a dieci anni per chi è più in crisi, con dilazioni in 120 rate per chi attesta le difficoltà con Isee o indici contabili o ha debiti sopra i 120 mila euro.

Su Il Sole 24 Ore in edicola oggi, Marco Mobili e Gianni Trovati fanno il punto. “In 17 articoli – scrivono -, il decreto attuativo di uno dei capitoli più delicati della delega fiscale tenta una riforma complessiva che muove da due presupposti: il sistema adottato fin qui non funziona, avendo creato nel conto degli arretrati numeri decisamente più consistenti di quelli assicurati nelle liste degli incassi effettivi, e accanto agli strumenti più affinati nel contrasto all’evasione vera e propria occorrono aiuti maggiori per evitare la cosiddetta evasione da riscossione, che si verifica quando i contribuenti presentano le dichiarazioni ma poi non riescono a pagare il conto.

All’obiettivo di accorciare la strada fra la contestazione e il pagamento risponde l’addio al ruolo con l’estensione a tutto campo dell’accertamento esecutivo, lo strumento avviato nel 2011 che negli atti dell’amministrazione finanziaria inserisce già l’intimazione a pagare entro le scadenze previste dalla legge. Con la riforma, quella che il Fisco chiama la «concentrazione della riscossione nell’accertamento» si estende praticamente a tutto, con qualche eccezione rappresentata ad esempio dagli atti sul registro”.

Spazio poi ai cosiddetti “mini-rimborsi”, ovvero quelli fino a 500 euro, che avranno una corsia preferenziale. Ma ha attirato molta attenzione quanto previsto in termini di misure a favore dei contribuenti in difficoltà. Le rateizzazioni, per le quali la progressione sarà doppia. Da un lato, per coloro che hanno debiti fino a 120 mila euro e dichiarano la loro difficoltà, la possibilità di 84 rate nel 2025-26, 96 nel 2027-28 e 108 rate a partire dal 2029. Fino a 120 rate già dal 2025, invece, per i contribuenti che documentano il proprio affanno con l’Isee (persone fisiche e ditte individuali o con i dati contabili), le rate potranno salire fino a 120 già dall’anno prossimo.

Il tratto piuttosto cervellotico del sistema nasce per tenere insieme la spinta all’ampliamento delle rate con l’esigenza di non produrre effetti troppo pesanti in termini di cassa; nei calcoli della Ragioneria generale l’impianto trovato con questo compromesso taglia il gettito in modo crescente fino al 2030, quando lo riduce di 411 milioni, per poi attenuare i propri effetti fino ad azzerarli nel 2037.

Un’architettura del genere implica in ogni caso un’ulteriore riduzione degli ostacoli nell’accesso alla rateazione, confermato dalla previsione di un decreto del ministero dell’Economia chiamato a fissare i casi di riconoscimento automatico delle difficoltà che danno diritto alla dilazione”.

Accorgimenti anche per accelerare la riscossione degli arretrati: l’amministrazione dovrà notificare le cartelle fiscali entro 9 mesi dall’affidamento e svolgere accertamenti con scadenza quinquennale. “La sfida, ambiziosissima anche sul piano delle ricadute contabili, di gestire e cancellare i 1.206 miliardi abbondanti di magazzino già accumulati dalla riscossione è invece lasciata a una commissione tecnica, composta da rappresentanti di Rgs, dipartimento Finanze e Corte dei conti, chiamata a studiare soluzioni in più tappe.

Il decreto sulla riscossione si occupa poi di costruire il nuovo scudo erariale per i dipendenti dell’amministrazione finanziaria, che potranno essere chiamati a rispondere dalla Corte dei conti solo per dolo o per colpa grave quando l’inerzia delle notifiche fa decadere il credito”.

Fonte: Il Sole 24 Ore