Cina democrazia e libertà (ovvero due pesi e due misure)

185

Su ANSA, 1 luglio 2020 ore 14.01, si può leggere una nota dal titolo “Hong Kong, migliaia in piazza. L’Ue: Tutelare diritti e libertà”. Questa mattina, sempre in un breve articolo di ANSA, dal titolo “Hong Kong, la Cina vara legge sicurezza nazionale, è una ‘spada affilata’ contro l’instabilità. Wong: diventerà uno stato di polizia. L’attivista pro democrazia e figure primo piano lasciano il partito pro democrazia Demosisto”, si potevano leggere queste frasi sui reati e le pene previste dalla legge:

“Il massimo della pena comminata per i reati puniti dalla nuova legge sulla sicurezza nazionale voluta dalla Cina per Hong Kong è l’ergastolo. Il testo, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del governo dell’ex colonia britannica, punisce con estrema severità i reati di secessione, sovversione, terrorismo e collusione con forze esterne, prevedendo pene diverse in base alla gravità dell’offesa contestata. La legge è entrata in vigore alle 23:00 locali, le 17:00 in Italia. La Cina istituirà nei territori di Hong Kong un’agenzia sulla sicurezza nazionale. Oltre all’ufficio, i consulenti del governo centrale saranno incaricati di sorvegliare l’applicazione della legge e in alcuni casi, quelli ritenuti più gravi, i trasgressori saranno inviati e processati nei tribunali della Cina continentale.”

Ebbene, tutto il sedicente “mondo libero” (del quale facciamo parte) sta protestando contro il governo cinese e rimane “allibito” di fronte a tale “scempio” …

Eppure, proprio nel “mondo libero” i reati di secessione, sovversione, terrorismo e collusione con forze esterne non vengono certo perdonati. Le punizioni, anzi, sono più che severe.

Basta ricordare cosa è successo in Catalogna e le durissime pene (da 9 a 13 ann) inflitte ai dodici leader indipendentisti (membri delle istituzioni catalane), che volevano staccarsi dal regno spagnolo (dopo aver vinto un referendum).

E, magari, ripensare a quello che sta succedendo negli Stati Uniti dove oltre mille manifestanti sono stati incarcerati solo perché partecipavano alle proteste contro l’uccisione, da parte della polizia, di cittadini disarmati di etnia diversa da quella dominante bianca e dove a decine si contano i manifestanti uccisi durante tali manifestazioni.

E che dire dell’incarcerazione di Julian Assange da oltre un anno rinchiuso in un carcere di massima sicurezza inglese (dopo anni di “reclusione volontaria” nell’ambasciata dell’Ecuador a cui aveva chiesto asilo politico) in attesa della decisione per la sua estradizione in USA. Detenuto senza condanna né accuse da parte della giustizia britannica, anche se gravemente ammalato, per fare piacere all’impero d’oltre Atlantico e con la colpa di avere diffuso informazioni e notizie vere che squarciano una coltre di menzogne e omertà sulle varie guerre scatenate nel mondo. Se verrà consegnato alla “giustizia” statunitense rischia oltre 170 anni di reclusione.

E, poi, ricordiamoci di Leonard Peltier nativo americano, attivista per i diritti del suo popolo, da 44 anni rinchiuso in carcere dove sconta due ergastoli senza prove certe (le testimonianze si sono rivelate nel tempo fasulle o, quanto meno, molto discutibili), per delitti dei quali si è sempre dichiarato innocente (proprio, per questa sua mancanza di ammissione di colpevolezza, gli è stata negata la grazia dall’ex presidente Obama, famoso democratico statunitense e premio Nobel per la Pace ottenuto preventivamente).

Dovremmo anche non dimenticare mai l’inferno di Guantanamo dove centinaia di terroristi, spesso solo presunti, sono stati (e sono) detenuti senza processo né prove né condanne.

E come dimenticare la politica governo Israeliano che vuole annettersi parte della Cisgiordania occupata e il massacro sistematico della popolazione palestinese ridotta a una categoria ben differente (e inferiore) a quella di cittadino (un vero e proprio apartheid).

E così via …

Certo tutte queste leggi e azioni del “mondo libero” vengono giustificate dalla necessità di contrastare proprio “secessione, sovversione, terrorismo e collusione con forze esterne”.

Adesso, ci dicono che la Cina non è un paese democratico e che questa legge lo dimostrerebbe.

Ci spieghino allora perché noi, che abitiamo nel nostro “mondo libero”, noi che siamo propensi ad appoggiare le guerre che i nostri governi e le alleanze militari delle quali facciamo parte scatenano in ogni parte del mondo, noi che applaudiamo alla repressione dei “violenti che protestano” e che restiamo indifferenti di fronte alle palesi ingiustizie, noi che consideriamo poco più (o meno) che animali i braccianti stranieri che raccolgono i prodotti dei nostri campi … sì, proprio noi, siamo liberi e democratici …

Articolo precedenteBambini e dentista: quale specialista scegliere
Articolo successivoGatto misteriosamente scomparso a Nove, l’appello di “Centopercentoanimalisti”
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.