Covid: un anno fa stop visite in strutture per non autosufficienti. Associazione Diana: “rette aumentate, rispettare diritti”

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associazione Diana
associazione Diana

È trascorso un anno dall’attuazione del primo D.P.C.M., che stabilì la chiusura alle visite dei
familiari nelle strutture residenziali per anziani, disabili e malati psichici. “Un provvedimento drastico in piena pandemia – afferma l’associazione Diana onlus di Verona in una nota che pubblichiamo – ma reso necessario dalla evidente impreparazione ed inadeguatezza dei Centri Servizi (C.S.). I 984 decessi delle R.S.A. della Ulss9 “Scaligera” parlano interrogando le nostre coscienze sul dovere di impedire il perpetrarsi di ecatombe come questa. Cosa si è fatto, sino ad ora, per operare quel reale e sostanziale cambiamento del modello R.S.A., affinchè la presa in carico della persona non autosufficiente abbia al centro il diritto alla salute ed il progetto di vita?”.

“A distanza di un anno, che cosa è cambiato nella gestione dei C.S. , nella cura dei bisogni delle persone più fragili e nei rapporti con i loro familiari? Poco o nulla. In verità qualche cosa è cambiata: a Gennaio 2021, le famiglie dei residenti nelle strutture hanno
ricevuto comunicazione dagli enti gestori di un nuovo aumento della retta giornaliera a
partire da 1 euro al giorno; il 26 gennaio 2021 l’assessore alla sanità del Veneto Lanzarin ha presentato il pdl 29/2021 per includere, nella compartecipazione dovuta per la quota sociale, tutte le somme percepite dalla persona non autosufficiente a titolo di indennità di
accompagnamento e pensione di invalidità. In quanto Associazione per la tutela dei diritti delle persone non autosufficienti – prosegue la nota – Di.A.N.A. ha presentato le istanze dei familiari e tutori legali dei pazienti residenti nelle strutture chiedendo in merito: rispetto dei diritti e della normativa nazionale vigente, trasparenza e ordine nella gestione
dei C.S. ed un maggiore e reale coinvolgimento di associazioni di familiari ai tavoli di verifica e controllo”.