Crisi Covid, Verona e Vicenza resistono grazie a produzione industriale. Vescovi (Confindustria Vi): “Europa ci salva”

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Luciano Vescovi, presidente di Confindustria Vicenza
Luciano Vescovi, presidente di Confindustria Vicenza

Il dato complessivo del calo della produzione risulta simile tra le due province di Verona e Vicenza, in miglioramento rispetto al terzo trimestre; ma Vicenza evidenzia dati significativamente migliori sul fronte dell’export, in particolare verso i Paesi UE.

Un’economia che viaggia ancora con il segno meno, ma che presenta comunque nel quarto trimestre 2020 un recupero rispetto ai tre mesi precedenti: è quanto emerge dai dati sia di Confindustria Vicenza che Confindustria Verona, che hanno presentato oggi le rispettive analisi trimestrali. Sostanzialmente comparabile il dato complessivo della produzione industriale, -1,9% rispetto al 2019 e -2,1% a Verona: percentuali che erano però pressoché doppie il trimestre precedente.

Vedendo la provincia berica nello specifico (le due analisi non sono perfettamente sovrapponibili, per cui è meglio dare prima uno sguardo separato), a fronte del 42% di aziende che dichiara cali nella produzione, il 33% evidenzia invece un aumento; mentre le imprese che denunciano un livello produttivo insoddisfacente sono il 41% – contro il 51% del terzo trimestre, ma solo il 35% di un anno fa.

L’indagine veronese divide viceversa le imprese in due gruppi, quelle che dichiarano un livello produttivo “normale o soddisfacente” – il 61% – e “insoddisfacente” – 39%: quest’ultima percentuale, l’unica comparabile, risulta dunque di nuovo simile.

Simili anche i numeri del fatturato del mercato interno – in calo dell’1% a Vicenza e dell’1,35% a Verona, in netto miglioramento rispetto al -4,1% e -2,6% di fine settembre – mentre sostanzialmente opposte sono le cifre dell’export: quello verso i Paesi UE segna il +2,6% a Vicenza, e il -2,43% a Verona. Dinamiche che fanno affermare al presidente di Confindustria Vicenza, Luciano Vescovi, che “Ancora una volta è l’Europa che ci salva, confermando come Vicenza sia di diritto parte integrante delle principali catene del valore continentale e che, come conseguenza, si confermi di gran lunga come la prima provincia per export pro capite d’Italia. In quest’anno difficilissimo abbiamo dimostrato come l’apertura verso l’estero e il confronto con le principali realtà manifatturiere del mondo siano le condizioni che ci permettono di essere competitivi anche quando le condizioni sono estreme. Ora, per una ripartenza vera, conterà la velocità del piano vaccinale a livello nazionale ma anche globale, perché non siamo un’isola. E poi conterà un uso dei fondi del recovery plan che aiuti le aziende ad investire in competenze e tecnologia”.

Anche nell’export extra UE, in ogni caso, le performance vicentine sono migliori: -0,1%, contro il -2,29% di Verona. In quanto agli ordini, la consistenza del portafoglio ordini rimane stabile per il 31% delle imprese vicentine, aumenta per il 30% mentre cala per il 39% delle aziende; comunque il periodo di lavoro assicurato supera i tre mesi solo nel 23% dei casi. Nella ricerca veronese è fornito invece il dato aggregato, che evidenzia un -4% degli ordini; si precisa tuttavia che il 69% delle aziende dichiara prospettive di lavoro a medio o lungo termine.

L’indagine vicentina evidenzia poi una diminuzione delle aziende che presentano tensioni di liquidità, l’11%, così come di quelle che lamentano ritardi negli incassi, il 17%; mentre a Verona l’88% delle aziende dichiara una liquidità buona o normale, ma è significativamente più rilevante la percentuale di imprese che rileva ritardi nei pagamenti – il 28%.

Sul fronte dell’occupazione, questa risulta in calo dello 0,2 delle aziende di Vicenza; dove il 65% delle aziende dichiara di aver mantenuto inalterato il proprio livello occupazionale, il 16% l’ha aumentato, mentre il 18% ha ridotto la propria forza lavoro. Cala invece dello 0,5% a Verona, con prospettive però di miglioramento a -0,2% per l’inizio del 2021.

E il documento di Confindustria Verona include infatti anche un paragrafo sulle prospettive per il 2021, che si apre ancora con il segno meno per quanto prosegua il trend di miglioramento: si prevede infatti un -1,37% per gli ordini dei clienti italiani e del -1,91% per i clienti esteri, con una produzione al -0,9%.

Resta stabile la fiducia delle imprese, con il 16% degli imprenditori che prevede di aumentare gli investimenti, il 48% di mantenerli stazionari, l’8% di diminuirli e il 28% di non effettuarne.

Confindustria Verona getta infine uno sguardo sul comparto dei servizi, dove è il 49% delle imprese contro il 56% del trimestre precedente a rilevare una diminuzione del fatturato; e cresce al 64% contro il 58% la percentuale delle imprese che dichiara un livello produttivo soddisfacente. Migliora anche l’andamento delle vendite, in crescita per il 52% delle aziende, per quanto il portafoglio ordini rimanga negativo per il 51% degli imprenditori; così come la dinamica degli investimenti, con solo il 26% delle imprese che prevede di ridurli o azzerarli contro il 45% del trimestre scorso. Positive in generale le aspettative su ordini e occupazione nel 2021.

Chiara Andreola su VeneziePost