Decreto Liquidità, dal Fondo Centrale di Garanzia alle PMI: perché gli aiuti di Stato passano attraverso le banche

Una spiegazione semplice, rivolta a tutti, per comprendere le motivazioni e gli effetti di alcune misure intraprese per rilanciare l’economia italiana.

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Decreto liquidità sulla Gazzetta Ufficiale dell'8 aprile 2020
Decreto liquidità sulla Gazzetta Ufficiale dell'8 aprile 2020

Il Consiglio dei Ministri ha approvato nella giornata di lunedì il cosiddetto Decreto Liquidità, con l’obiettivo di immettere nel sistema economico risorse che permettano alle imprese (ma non solo) di rispettare i pagamenti nonostante la chiusura forzata di molte attività.
Tuttavia, questi 400 miliardi vengono “immessi nel sistema economico” per le imprese, il che non ha gli stessi effetti di “dare 400 miliardi direttamente alle imprese”. Le misure adottate nel Decreto liquidità prevedono infatti che queste risorse vengano date in garanzia alle banche sui finanziamenti richiesti dalle aziende.
Si è deciso di operare in questa direzione perché le imprese, specialmente se di ridotte dimensioni, quando si trovano a corto di liquidità sono spesso costrette a chiedere un finanziamento agli istituti bancari. Il problema è che in questo momento molte imprese sono chiuse, e le banche ovviamente non si assumono il rischio (elevato) di concedere prestiti ad attività che non si sa se, quando e come riapriranno.
È in questo contesto che si inseriscono le misure previste dal Decreto Liquidità (clicca qui per scaricarlo) e qui per i vari commenti, ndr)in quanto lo Stato si accolla questo rischio scommettendo sulla ripresa dell’economia italiana, garantendo alla banca di ripagare il prestito nel caso in cui le imprese non ne saranno in grado una volta conclusa la crisi. Da notare quindi che se i beneficiari dei prestiti riusciranno in seguito a ripagare le banche, le risorse messe a disposizione dallo Stato non verranno spese.

Per quel che riguarda le imprese con un massimo di 499 dipendenti, il Decreto dispone anche uno snellimento dell’iter burocratico per richiedere la copertura da parte del Fondo di Garanzia per le PMI.
Infatti non è prevista nessuna valutazione del merito di credito per prestiti fino a 25 mila euro. Lo scopo è di rendere più veloci le procedure di istruttoria per accedere ai finanziamenti, di cui le imprese hanno bisogno con urgenza. Il problema però è il rischio che anche aziende che versavano in cattive acque prima dell’avvento del Covid-19 chiedano finanziamenti per cercare di risollevarsi; e come spiegato prima, è fondamentale che le garanzie vengano rilasciate a soggetti che alla fine della crisi riescano a ripagare i debiti.

Per evitare che ciò avvenga in misura incontrollata, per i finanziamenti di importo superiore a 25 mila euro (con un limite di 5 milioni) rimane la necessità di effettuare una valutazione del merito di credito dell’azienda. Tuttavia, per adattare la valutazione alla particolare situazione che stiamo vivendo, si è deciso di escludere i dati relativi agli ultimi mesi, di fatto analizzando l’andamento dell’impresa fino al periodo precrisi.

In questo modo si verifica che le aziende che riceveranno il finanziamento abbiano basi solide da cui ripartire una volta passato il periodo di urgenza, e che quindi abbiano buona probabilità di ripagare i debiti contratti.