Gaeta: secondo il mito sepolcro di Cajeta, nutrice di Enea

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Enea costruisce una tomba per la sua nutrice, Cajeta, e fugge dalla terra di Circe (Eneide, Libro VII)
Enea costruisce una tomba per la sua nutrice, Cajeta, e fugge dalla terra di Circe (Eneide, Libro VII). Da una collezione del MET Museum (fonte).

C’è un limite sottile che separa i fatti storici dal mito, i racconti tramandati oralmente di generazione in generazione da ciò che viene custodito nei documenti antichi e alla cui base non è detto che esistano sempre certezze granitiche. In Riviera di Ulisse, poi, storia e leggenda si fondono al punto che diventa difficile orientarsi e stabilire cosa possa essere – al di sopra di ogni dubbio – “vero per davvero”.

È la sensazione che si percepisce quando, ad esempio, ci si trova davanti alle gesta di Enea e alla fondazione dell’odierna Gaeta, il cui nome non sarebbe altro che un omaggio alla sua amata nutrice, Cajeta, qui sepolta prima di fuggire per sempre dalla terra di Circe.

Il ruolo della nutrice – In tempi – anche non troppo – antichi erano tantissimi i motivi per cui una madre affidava le cure del proprio figlio, incluso l’allattamento, ad una nutrice; un’altra puerpera, spesso scelta tra il personale di servizio a vario titolo, contadini o altri familiari, sufficientemente robusta per riuscire a nutrire i bambini di entrambe (o anche di più donne) senza rischiare né in salute né in pericolosi contagi di cui sarebbe potuta altrimenti diventare vettore. Perché quello della nutrice era un lavoro vero e proprio, in alcuni casi un capriccio di donne facoltose e altolocate, in altri (malattia, decesso, mancanza di latte per la madre naturale) pura necessità. Una tradizione che è riuscita ad arrivare al primo Novecento e che, quindi, non stupisce di certo che riguardasse anche la famiglia di Enea.

Cajeta nella mitologia romanaCajeta (Caieta) è un personaggio della mitologia romana. Nota per essere l’amatissima nutrice di Enea, da alcuni storici viene interpretata anche come nutrice di Ascanio (figlio di Enea e della moglie Creusa) o addirittura come la stessa moglie di Enea.

Di lei si parla in diversi passi dell’Eneide, incluso il momento del racconto che introduce la sua morte e la sepoltura riservatagli dall’eroe troiano in un territorio molto specifico dell’odierno Lazio meridionale e avvenuta prima della fuga dalla terra di Circe e del suo ammaliante e disturbante fascino.

Allora Enea alle navi si affretta ed i suoi rivede. Poi, costeggiando, il corso suo rivolge al porto di Gaeta e getta l’ancora: ferme sul lido posano le navi.

Eneide, Libro VI, 1300-1304

Cajeta aveva badato ad Enea sin dalla tenera età ed il legame che si era stabilito tra i due, come spesso succedeva in questi contesti, era fortissimo. Quando gli Achei presero Troia fuggirono insieme: nonostante molte donne troiane, in quell’occasione, preferirono fermarsi in Sicilia, Cajeta continuò a seguire Enea finché ha potuto, finché ha avuto le forze, arrivando con lui, appunto, fino in Lazio.

Ma anche su questo episodio i contorni sono fumosi: secondo alcuni autori, il luogo della sepoltura era stato tutt’altro che casuale, anzi, piuttosto una tappa intenzionale degli Argonauti; secondo altri, invece, gli eventi si sono snocciolati così come raccontato nell’Eneide, con tanto di cremazione, rituale funebre e una tomba corredata di epitaffio (come raccontanto da Ovidio nelle Metamorfosi).

In un canto dell’Inferno (XXVI), anche Dante ricorda questo episodio e non manca un riferimento da parte del geografo e storico Strabone che però, in uno dei suoi libri, afferma che il nome di Gaeta deriverebbe dalla voce dorica Kaietas, termine usato dai navigatori fenici e greci ad indicare l’ampia insenatura del golfo. Da citare anche l’interpretazione dello storico Diodoro Siculo secondo cui il territorio si intersecherebbe al mito degli Argonauti attraverso Aietes, padre di Medea, figlia di Circe (anche se esistono interpretazioni divergenti anche riguardo a questo ramo di parentele).

Insomma, come si intuisce, trovare il bandolo della matassa risulta piuttosto complicato.

La versione più raccontata e tramandata, comunque, resta quella suggerita dai versi dell’Eneide:

Tu quoque litoribus nostris, Aeneia nutrix, Aeternam moriens famam, Caieta, dedisti;

et nunc servat honos sedem tuus, ossaque nomen (…)

“Tu pure ai nostri lidi, nutrice di Enea,
morendo desti, Gaeta, eterna fama;
ed ora il tuo onore conserva una sede e la gloria”

Eneide, Libro VII

Una precisazione – La fumosità dei dettagli ha generato alcune incertezze storiche persino riguardo un famoso dipinto di Raffaello: l'”Incendio di Borgo“.

Incendio di Borgo, Raffaello
Incendio di Borgo, Raffaello. Fonte: Wikipedia.

In quest’opera, a lato sinistro, troviamo Enea che trasporta sulle spalle il padre Anchise con, al suo fianco, il figlioletto Ascanio e una donna vestita di giallo. La versione ufficiale vuole che sia la moglie, Creusa, ma per alcuni si tratta proprio Cajeta, la sua nutrice. Un dubbio che permane ancora oggi, viste le interpretazioni discordanti che attribuiscono alla figura di Caieta ruoli molto diversi.