Giusto Pilan espone le sue opere, carte incollate su tela, a Rovigo e a Milano: l’intervista all’artista vicentino nel suo atelier di corso Padova

1978
Giusto Pilan all'opera
Giusto Pilan all'opera

Giusto Pilan è nato a Vicenza nel 1966, ha frequentato  il circolo di pittura “La soffitta” di Otello de Maria e si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 1989. Nel suo studio di corso Padova a Vicenza si possono ammirare delle opere inedite di grande formato ispirate al Caravaggio per la sua profonda passione per la storia dell’arte.

Si tratta di carte incollate su tela dove ha realizzato delle impronte con il torchio calcografico, che sono gli elementi che utilizza di solito per le sue opere grafiche. Successivamente sopra la matrice realizza con tecnica a pastello e colori ad alcol le forme dipinte, tra cui spicca la “Vocazione di San Matteo”.

Opere di Giusto Pilan
Opere di Giusto Pilan

“C’è un artista che ti ispira particolarmente?”

“Mi piace tutta l’arte rinascimentale, quella veneziana, toscana, e quindi approfondisco questi artisti, ma apprezzo molto anche il manierismo, il barocco, insomma tutta la storia dell’arte in generale, che parte dalla prima impronta nella caverna”.

Secondo te è più importante l’interpretazione di un’opera d’arte che dà l’artista che l’ha realizzata oppure la personale interpretazione dello spettatore?”

“Io credo che l’artista riesca solo a descrivere la sua opera, ma è lo spettatore che deve cogliere l’aspetto poetico, ed è questa la bellezza dell’opera d’arte, che lascia tanta interpretazione a chi la guarda. Io non voglio suggerire le mie interpretazioni, perché possono esse fuorvianti e non corrispondere a quello che uno invece vede in quell’opera, in quel momento”.

“Che tipo di artista ti definiresti?”

 “Io seguo dei miei percorsi, delle mie traiettorie, dove lascio agire anche l’aspetto più istintivo della creazione, che considero il più genuino e il più autentico, dopodiché è la stessa opera d’arte che ti indirizza verso una direzione, perché ci sono delle regole formali che devi mantenere e quando invece tendi concettualmente a forzare l’opera, di solito il risultato non è mai soddisfacente, almeno nel mio caso, quindi non mi considero un artista concettuale, mi considero un artista che ragiona attraverso degli impulsi poetici, che rispecchiano la contemporaneità”.

“Oggi si può vivere di arte, secondo te?”

“No, decisamente no! Sono pochissimi quelli che riescono a vivere di arte, perché è troppo altalenante il mercato e ci sono tanti fattori che impediscono una rendita continuativa”.

Nel suo “negozio” in corso Padova si possono anche vedere le ceramiche, create da questo poliedrico artista, che rappresentano dei torsi umani, realizzate con la tecnica di cottura della ceramica giapponese raku, nata in sintonia con lo spirito zen.

“Quale tecnica ti è più congeniale?”

Io utilizzo molto la pittura con le polveri di marmo e la cera, anche con pigmenti, scaldo la cera direttamente sul supporto dove il pennello sarebbe la fiamma che utilizzo, che è il procedimento che utilizzavano gli antichi romani a Pompei.

Poi nell’atelier ci sono anche delle forme vegetali e dei volti, ispirati a Tiziano Vecellio, che sono una libera interpretazione  di ritratti da lui realizzati, che per Giusto Pilan sono solamente un pretesto per poter fare dei volti e interagire tra la luce, il colore e la materia.

“Quando sono stufo di dipingere alterno l’utilizzo del torchio realizzando delle opere che sono opere grafiche uniche, non riproducibili, su lastra di ferro o guaina industriale, dove realizzo sagome di forme umane o vegetali. Dopodiché le stesse matrici che ho utilizzato diventano opere a sé stanti”.

Le opere di Giusto Pilan saranno esposte il prossimo 2 settembre all’Accademia dei Concordi di Rovigo per un evento di un giorno legato alla poesia e all’arte, organizzato dalla casa editrice “Ponte Del Sale”, diretta da Marco Munaro e dal 14 settembre al 15 ottobre al Gasc museo, nelle sale di Villa Clerici a Milano, mostra organizzata da Isorropia Homegallery dal titolo “Innesti 23”.

Giusto Pilan conclude: “Le mie opere sono solo una esternazione di me stesso”.