Conte 2: facciamo il punto sul governo e sulla sicurezza… nel lavoro

Nel Conte 1 i morti sul lavoro sono stati 882, oltre 1800 inclusi quelli in itinere.

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I ministri del governo Conte 2 giurano (foto Ansa)
I ministri del governo Conte 2 giurano (foto Ansa)

Oggi i nuovi ministri hanno giurato davanti al Presidente Mattarella. Il secondo governo Conte (M5S-PD-LeU) è, quindi, formalmente nato. Sono passati poco più di 15 mesi da quando entrò in carica il primo governo Conte (M5S-Lega), caduto poche settimane fa dopo le dichiarazioni del capo della Lega, nonché ministro dell’interno, Matteo Salvini durante un comizio a Pescara l’8 agosto scorso. Ricordiamo il dibattito in Senato e la mozione di sfiducia presentata dallo stesso Salvini e poi ritirata in extremis. Uno spettacolo desolante.

Il nuovo governo ha, da oggi, tutti i poteri conferitegli dalla Costituzione. Il programma che ha presentato è una serie di titoli, di “buoni propositi” che dovranno essere riempiti da decisioni e fatti. Leggere questi “buoni propositi” può essere interessante ma, come ogni esercizio di stile, lascia un po’ il tempo che trova.

Comunque vorrei fare una considerazione su quello che è un problema prioritario del nostro paese, la sicurezza. Attenzione, non mi riferisco al concetto di “sicurezza” così caro alla Lega. Quel misto, cioè, di paura e odio nei confronti del “non italiano” e del diverso che ha permeato tutta la politica dell’ex ministro dell’interno. Mi riferisco a quella mancanza (o assenza) di sicurezza che esiste nei luoghi di lavoro e che rende  l’esistenza stessa di lavoratrici e lavoratori assai precaria.

Morti sul lavoro
Morti sul lavoro

Vediamo qualche numero. Dal 1 giugno 2018 (data dell’inizio formale del primo governo Conte) a ieri, 4 settembre 2019, i morti nel luoghi di lavoro sono stati 882 e sono oltre 1800 se si considerano anche i decessi in itinere. Una strage. Oltre ai “buoni propositi” che non si negano a nessuno (e che, ne sono sicuro, faranno parte di qualche dichiarazione più o meno accorata da parte della compagine governativa), sarebbe interessante venire a conoscenza del reale impegno del nuovo governo su questo fronte.

Ricordiamo che il precedente governo Conte, che contava Di Maio come ministro del lavoro, aveva ridotto i contributi delle imprese all’INAIL. Contributi che dovrebbero servire alla lotta per la sicurezza nei luoghi di lavoro.

La domanda, adesso, è semplice: cosa intendono fare i nuovi ministri? È utopistico chiedere che le questioni degli infortuni nel lavoro e delle malattie professionali possano (debbano) diventare la priorità dell’azione del governo? Ed è forse troppo chiedere a tutto il governo e in primo luogo a Nunzia Catalfo (ministro per il lavoro), a Paola Pisano (ministro per l’innovazione tecnologica), a Roberto Speranza (ministro per la salute) almeno di iniziare, a interessarsi seriamente al problema?

A loro si deve chiedere (in una democrazia compiuta non dovrebbe neanche essere necessario in quanto la Costituzione lo prevede) e pretendere che lo Stato investa il massimo per prevenire ed evitare gli infortuni e le malattie che colpiscono chi vive del proprio lavoro. Dovrebbe essere lo Stato a intervenire direttamente, senza aspettare il via libera dalle imprese private (che su questo tema sono da sempre sostanzialmente indifferenti e che considerano tutto “un costo” e un intralcio al “fare profitto”) e indirizzare la ricerca e l’innovazione teconologica verso l’obiettivo prioritario di rendere i luoghi di lavoro sicuri e non inquinanti.

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.