Quanti, tra i cittadini e le cittadine di Vicenza, sono a conoscenza della presenza di un busto di Gandhi e di uno speaker’s corner (podio per discorsi pubblici) all’inizio di Campo Marzio, quasi di fronte al “Fonzarelli’s Cafe”? Probabilmente la risposta sarebbe: “ben in pochi”. Tuttavia la storia che sta dietro a queste due opere è molto interessante e rappresenta motivo di orgoglio culturale per la città.
Nel 1999 il Conservatorio A. Pedrollo inaugurò il corso di Musica Indiana, unicum a livello nazionale e tra i primi a livello europeo. Con il passare degli anni questa esperienza venne percepita in maniera positiva e replicata in altre parti d’Italia. Anche a livello istituzionale non passò inosservata, tanto da arrivare al Consolato Indiano di Milano. Il 3 Ottobre 2009, in occasione dei 140 anni dalla nascita del Mahatma Gandhi (2/10/1869), il Consiglio indiano per le relazioni culturali (Iccr) donò alla città di Vicenza l’opera di Ram Sutar, rinomato scultore di New Delhi. L’opera, conservata per più di dieci mesi a Palazzo Chiericati, venne posta in Campo Marzio ed inaugurata il 17 Luglio 2010, alla Presenza, fra gli altri, dell’allora sindaco Achille Variati e del console generale d’India a Milano, Sarvajit Chakravarti. Assieme alla statua del padre dell’India contemporanea venne posizionato uno “speaker’s corner”, ovvero un podio dedicato ai discorsi pubblici, simbolo di cittadinanza attiva e libertà di espressione.
Erano gli anni della pianificazione dell’aeroporto Dal Molin e delle successive manifestazioni contro la presenza militare statunitense in città, e ad alcuni sembrò una mossa strategica da parte dell’amministrazione Variati per creare l’immagine di una Vicenza della pace e della non-violenza, e della libertà di espressione. A posteriori possiamo dire che malgrado le buone intenzioni dell’allora sindaco, Vicenza ha tutt’oggi ancora molta strada da fare verso di un clima di pace, non securitario e sensibile agli “ultimi”. Ma il busto di Gandhi è lì a ricordarcelo, a testimoniare la possibilità di una società libera dalla logica del conflitto.
E lo “speaker’s corner”? Luogo simbolo di libertà di espressione e di parola, ci dice Raffaele Colombara, consigliere comunale di minoranza: “ogni giorno passano davanti al podio centinaia di studenti. Sarebbe bello che ogni tanto qualche ragazzo si fermasse e si chiedesse che cos’è questa opera, in modo da cogliere l’occasione per porsi qualche domanda sul valore della libertà di espressione. Oggi c’è una grandissima possibilità di dire quello che si vuole, ma poter dire quello che si vuole ha un costo, ha un prezzo. Se capissimo questo, allora useremmo molto meglio la nostra possibilità di dire. Alla quantità di cose che vengono dette non corrisponde sempre un reale valore, un reale peso. Confrontarsi, quindi con figure come Gandhi, fa comprendere il peso delle proprie parole.”
Forse però, oltre a riflettere sul prezzo da pagare nel dire quello che si vuole, dovremmo ragionare sul valore e sul potere che le nostre parole hanno, anche nel cambiare le cose. Di conseguenza chiederci quale sia, al contrario il prezzo etico dell’omertà. Quali sono le conseguenze del tacere il Vero? Quello che si dice ha sì un prezzo, ma ha anche un enorme valore liberatore e trasformativo.
Ed è così che il busto del Mahatma e lo speaker’s corner diventano allora un monito, un emblema di un’altra società, sempre possibile, a Vicenza come altrove; simboli e testimonianze di una Saggezza e Libertà che tessono trame virtuose nel dispiegarsi storico della vita cittadina.
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