Il Coronavirus è la fine di un’epoca e un punto di partenza: la riflessione di Antonio Guadagnini, candidato presidente regione Veneto

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Coronavirus, un mondo che cambia
Coronavirus, un mondo che cambia
Antonio Guadagni, Partito dei Veneti
Antonio Guadagni, Partito dei Veneti

Il Coronavirus, riflette Antonio Guadagnini, candidato presidente del Veneto per il Partito del Veneti,  rappresenta un punto di arrivo, la fine di un’epoca: non ci sarà più lo stesso Veneto, non ci sarà più la stessa Italia, non ci sarà più la stessa Europa, soprattutto non ci sarà più lo stesso mondo. Il Coronavirus è, nello stesso tempo, un punto di partenza. Si, perché prima o dopo ripartiremo.

Oggi siamo ancora in mezzo ad una emergenza globale, domani saremo di fronte ad una pagina bianca che dovrà essere riempita. Cosa ci ha insegnato il Coronavirus? In primo luogo, che l’uomo abita il mondo. Siamo di fronte all’ultimo stadio di un grande cammino, iniziato millenni or sono. Il mondo oggi è la nostra casa e ha le caratteristiche di una casa: è impossibile isolare una stanza dall’altra.

Quando abbiamo saputo del virus in Cina, l’abbiamo presa un po’ sottogamba “tanto è in Cina, è lontano, qui siamo al sicuro”. Lo abbiamo pensato tutti. Il virus ha cambiato la nostra percezione del mondo: adesso abbiamo chiara la consapevolezza di che cosa sia il ‘villaggio globale’: è la nostra casa, appunto. Chi predica un ritorno al romantico passato vive, appunto, fuori dal mondo. Quelli che anelano al ritorno delle barriere stato-nazionali non si accorgono che sarebbe solo un passo indietro di un cammino di mille passi già fatti; non tengono conto del fatto che quelle barriere nulla hanno potuto e ancor meno potranno nei confronti di emergenze come questa.

Il villaggio globale è la nostra dimensione attuale, destinato semmai ad integrarsi ancora di più. È il corso della storia, irrisorio pensare di invertirlo. L’uomo è relazione, l’uomo è scoperta, l’uomo è esplorazione, da sempre: “Considerate la vostra semenza. Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” dice l’Ulisse di Dante ai suoi compagni, per convincerli a seguirlo, oltre le colonne d’Ercole, limite dell’allora mondo conosciuto. Questo, ben prima che Colombo ci andasse davvero, a scoprire il ‘nuovo mondo’.

Allora, quello che c’è da fare è imparare ad abitarlo questo villaggio globale. È come se ci fossimo trasferiti da una casa piccola in una grandissima villa: c’è bisogno di ambientarsi, di prendere le misure, di abituarsi alla nuova dimensione, al nuovo canone. L’idea di dire “non mi piace, torno a casetta” è puerile, perché la casetta era una nostra idea, demolita per sempre dal Coronavirus. Il quale ci ha fatto capire definitivamente che non ci sono più confini, lui si sposta, velocemente, non è possibile fermarlo.

Per la verità, si spostava agevolmente anche il morbo della peste – anche quella arrivata in Europa dalla Cina nel Trecento. Anzi, della propagazione di epidemie è piena la storia dell’uomo. Ci sono sempre state e si sono sempre diffuse. Solo per citare le più famose: quella narrata da Tucidide nella sua Guerra del Peloponneso, del V secolo AC, che colpì duramente Atene; e la cosiddetta ‘peste di Giustiniano’ che dal 540 si propagò in tutta l’area mediterranea per arrivare fino a Roma.

Allora, la prima lezione importante, è questa. Prendiamo atto della nostra – relativamente ‘nuova’ – condizione di abitanti del mondo. Viviamo connessi, viviamo insieme. L’unica differenza, rispetto al passato, è la velocità di propagazione delle pandemie. Oggi corrono veloci, in modo proporzionale a come corriamo noi. C’è da spettarsi che in futuro correranno ancora più veloci. Se faremo finalmente tesoro di questa nostra dimensione esistenziale, dovremmo riuscire a porci di fronte alla prossima emergenza (perché purtroppo ci sarà) non come se fosse l’ennesima prima volta.

Sarà determinante stabilire delle regole di condotta globali: un primo focolaio c’è sempre; il paese che lo ospita dovrà denunciarlo immediatamente, così da permettere agli altri paesi di agire di conseguenza. Dovrebbero essere fissate delle pene severe per chi non lo facesse, severissime. Ritorsioni economiche e non solo economiche pesantissime. Nell’eventualità, la comunità ‘globale’ (non più solo ‘internazionale’) dovrebbe essere fermissima nell’applicare tali ritorsioni.

Cominciamo ad imparare a vivere insieme. Non c’è alternativa. In estrema sintesi, la grande lezione del Coronavirus è che – finalmente – dovremmo aver maturato la consapevolezza che ‘siamo’ dentro questa enorme casa comune, e che dobbiamo imparare ad abitarla, rispettando delle minime regole di comportamento e di rispetto reciproco. Peraltro, non si tratta solo di epidemie e pandemie, ci sono molti altri problemi che dovremo imparare a gestire insieme: quello ambientale, quelli finanziari, quelli economici, le migrazioni. Non si propagano solo i virus, si diffonde anche l’inquinamento. Si spostano gli uomini e i capitali. Servono regole comuni. Dobbiamo uscire dalla ‘giungla globale’ in fretta. Abbiamo la  necessità di imparare a gestirle bene queste propagazioni e questi spostamenti.

Se capiremo la lezione, riusciremo a vivere anche meglio di come abbiamo vissuto finora, ognuno dentro la sua piccola casetta.

Antonio Guadagnini

Candidato presidente Regione Veneto, Partito dei Veneti