Il metodo “Goebbels”: Coronavirus creato dalla Cina come gas in Irak da Hussein. Mike Pompeo come Colin Powell

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Mike Pompeo,. segretario di Stato Usa
Mike Pompeo,. segretario di Stato Usa

E’ sempre affascinante vedere e ascoltare le dichiarazioni dei “leader” statunitensi sulle varie questioni che affrontano. Dopo aver minimizzato per settimane il pericolo imminente e avere, di fatto, aggravato in maniera preoccupante la pandemia di coronavirus nel loro paese, adesso sostengono che il virus sia stato prodotto in un laboratorio cinese e da là sia sfuggito.

Ha iniziato Trump (lo stesso che solo pochi giorni fa riteneva si sconfiggere il Covid-19 iniettando disinfettante nei malati), ha proseguito Pompeo, l’ex capo della CIA che ha sempre diffuso notizie dimostratesi fasulle su varie questioni come, ad esempio, il Venezuela. Dopo aver dichiarato che esistono enormi prove della responsabilità cinese nella creazione del virus, in meno di 30 secondi il segretario di Stato ha smentito se stesso dichiarando che non ha motivo di dubitare di quanto affermato dai servizi statunitensi che escludono che il virus sia stato creato in laboratorio.

Ma i leader Usa insistono dichiarando anche che le prove ci sono ma non le possono mostrare perché sono state distrutte … e così via. L’OMS smentisce la possibilità che ci sia stato un intervento umano nella creazione del virus. Ma non è sufficiente. Così i sudditi italiani lanciano la notizia con grande enfasi. Il nuovo direttore di Repubblica dichiara che “la Cina deve chiarire“. Guerini, ministro della Difesa afferma “UE e NATO i nostri pilastri, serve trasparenza sull’origine del virus“. Anthony Fauci, l’infettivologo statunitense considerato da tutti uno dei massimi esperti, invece boccia le teorie di Trump e dichiara “Le prove scientifiche vanno fortemente nella direzione che il virus non avrebbe potuto essere manipolato artificialmente o deliberatamente“.

Vediamo un po’… dopo Trump e Pompeo lanciano un’accusa. Dicono che le prove ci sono ma non dicono quali (le stanno, forse, costruendo?). Continuano dicendo che non hanno motivo di non credere ai rapporti che escludono il fatto che il virus sia frutto di manipolazione in laboratorio. Poi affermano che le prove sono enormi ma sono state distrutte. I media nostrani riportano la notizia dell’accusa di Trump e Pompeo alla Cina a titoli cubitali.

Il risultato è che, partendo da un’accusa non sostenibile, si arriva a crederci e pretendere che l’accusato “chiarisca”. In questa maniera è la Cina a diventare responsabile della tensione con gli USA. Ma l’accusato ha sempre sostenuto quello che la scienza ha ribadito più volte e cioè che questo virus non può avere origine artificiale e che, quindi, è da escludere che sia stato creato in laboratorio. Allora, cosa deve chiarire la Cina?

Il metodo è sempre lo stesso. Se una notizia falsa viene ribadita migliaia di volte diventa credibile e poi addirittura vera. È, se gli si vuol dare un titolo (e una paternità), il metodo “Goebbels”. Ed è lo stesso metodo utilizzato dagli USA per scatenare la guerra in IRAQ.

È giusto ricordare che Colin Powell, durante un’assemblea dell’ONU, esibì una provetta sostenendo che il contenuto fosse una di quelle “armi di distruzione di massa” che Saddam aveva prodotto. Era quella, secondo la propaganda statunitense, la prova per scatenare la guerra. Naturalmente era tutto falso, una menzogna come fu dimostrato e come hanno confermato anche suoi “diffusori” come il certamente non anti americano Tony Blair, ma tant’è … quella guerra produsse centinaia di migliaia di morti. E ancora oggi si scontano le conseguenze.

In effetti e a pensarci bene, quella volta all’ONU un’arma di distruzione di massa era presente, eccome. Solo che non era il contenuto della provetta ma chi la teneva in mano, il segretario di stato Colin Powell (il “Pompeo” di allora) che rappresentava il governo statunitense.

Vogliamo che la storia si ripeta? Non abbiamo proprio imparato niente?

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.